"Questa piccola differenza, questo modo della felicità che distingue l'uomo dall'animale, è il luogo di ogni soffrire che la religione conosce da tempo come luogo del dolore, la filosofia come luogo del tragico e la psicologia come luogo della cura. Ma si può curare la condizione umana, ciò per cui l'uomo è l'uomo? Chi ci autorizza a separare la vita dal dolore, dalla sua fine che, come un incendio, prima di distruggere definitivamente, scaraventa le sue scintille su tutti i progetti, su tutte le idee, su tutti i desideri, traducendoli in progetti mancati, in idee monche, in desideri incompiuti? Non è davvero il desiderio di essere Dio la vera causa del soffrire umano? Non è davvero da prendersi alla lettera la formulazione del serpente quando induce al primo peccato dell'uomo: «Se mangerete di questo frutto, sarete come Dio»? Penso assolutamente di sì, e penso quindi che tante cure psicoterapeutiche, invece di inventare soluzioni ai più svariati problemi dell'esistenza, dovrebbero educare, come sempre ha fatto la religione, all'accettazione di quell'unica esistenza che abbiamo: l'esistenza dei mortali."
Umberto Galimberti: Paesaggi dell'anima
Arnoldo Mondadori Editore, Milano - 1998
pag. 173
catalogazione: libreria davanti al divano