"E che progetti hai per il futuro?". Mi ha colto un po' alla sprovvista e ho detto che non ci avevo ancora pensato bene. Allora si è mosso anche l'altro vecchio e senza alzarsi dalla sedia si è chinato avanti. Il pipistrello si è di nuovo levato e questa volta, invece che sul braccio, mi si è posato sul ginocchio. "Prima di tutto" ha detto "devi dimenticare gli orrori." Ancora più stupito ho chiesto:"Perché?". "Per poter vivere," mi ha risposto e il signor Fleischmann ha annuito e ha aggiunto: "Vivere liberamente", e l'altro a sua volta ha annuito e ha aggiunto: "Con un simile peso non si può cominciare una vita nuova", e in questo aveva ragione, dovevo ammetterlo. Solo che io non capivo come potessero pretendere una cosa impossibile, ho fatto notare che l'accaduto era accaduto e che non potevano dare ordini alla mia memoria. Una vita nuova -ho obiettato- potevo incominciarla solo se fossi rinato, oppure se una qualche disgrazia, una malattia o qualcosa del genere si fosse impadronita della mia coscienza, e speravo proprio che loro non mi augurassero questo."
Imre Kertész: Essere senza destino
Feltrinelli Editore, Milano - 2002
traduzione dal tedesco di Barbara Griffini
pag. 214
catalogazione: G P3