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Un naufrago, un fallito: disgraziato nel fisico, infelice nella vita domestica specialmente dopo il secondo matrimonio.
'Dio m'ha fatto compagno a Giobbe -dice il poeta- tutto quanto avevo m'ha tolto: anche la vista dell'occhio destro, con cui meglio vedevo: e ora, per me, a mezzogiorno è notte fonda'. La moglie vecchia e ossuta gli rende dura la vita; e pur vecchia, gli partorisce un figliolo, ch'egli deve dare a balia, mettendo in pegno i suoi mobili. E il suo cavallo si rompe una gamba; e l'oste non pagato lo minaccia; e i suoi amici gli voltano il dorso. Abbandonato da tutti, squallido e miserabile, delle sue miserie egli ride; e dietro il riso sta l'amaro singhiozzo. Un "ribaldo" è Rutebeuf, se vogliamo usare la terminologia del suo tempo; che s'ingaglioffa all'osteria a trincare e a giocare a dadi. Ma, anche un'anima generosa e ardente: che s'infiamma per una causa giusta e santa e combatte fieramente contro i mali del secolo."
Antonio Viscardi: Storia delle letterature d'oc e d'oil
Nuova Accademia Editrice, Milano - 1962
pagg. 333-334
catalogazione: S S5 P3
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