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domenica 18 aprile 2010

la vecchiaia: un male per il corpo ma un bene per l'anima

"Tu dici di soffrir grandemente per tutto quello ch'io soffro. Né punto io di questo io mi meraviglio: non può l'un di noi sentirsi bene, se sappia che l'altro sta male. E ti dici persuaso che i miei mali provengano dalla età, perché, come il Comico scrive, è la vecchiaia un gran male per se medesima. E questo pure io trovo giusto, né quella sentenza rigetto, purché peraltro si aggiunga esser la vecchiaia un male pel corpo, ma un bene per l'animo. E che? dovrei forse bramare che la cosa andasse a rovescio e sano avessi il corpo, l'animo infermo? Tolgalo Iddio: come del corpo, così e bramo e godo che dell'uomo intero sia sana la parte più nobile."

Francesco Petrarca: Le senili
Riccardo Ricciardi/Giulio Einaudi editori, Milano-Napoli e Torino - 1976
traduzione di Giuseppe Fracassetti
pag. 113

catalogazione: una delle librerie in soggiorno
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mercoledì 27 gennaio 2010

Giornata della Memoria

"Non esiste assurdità che non possa essere vissuta con naturalezza e sul mio cammino, lo so fin d'ora, la felicità mi aspetta come una trappola inevitabile. Perché persino là, accanto ai camini, nell'intervallo tra i tormenti c'era qualcosa che assomigliava alla felicità."


Imre Kertész: Essere senza destino
Feltrinelli, Milano - 2002
traduzione di Barbara Griffini
pag. 121
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sabato 16 gennaio 2010

ricordando Angela

"Cammino sul selciato del piccolo paese di Collevecchio, mentre le colline profumano intorno di cenere e legna, dolci e sinuose, con una grazia antica, quando all'improvviso mi coglie un battito d'ali e alzo lo sguardo verso il cielo: di un azzurro pulito, un campanile a penetrare l'aria fresca delle prime ore del mattino, le campane nient'altro che vibrazioni lanciate nello spazio su cui si adagia il cuore.

Mi accorgo di vivere.
È un attimo di suprema felicità.

Ho ancora tempo, mi dico, per ricominciare. Ho ancora altre ore per imparare.
Non è finita: si cammina alla conquista della chiarezza e della visione esatta del tutto. Forse per questo, non depongo la fiducia e aspetto che altri vedano 'il raggio verde', che in tanti si alzino da terra come richiamati da una improvvisa intuizione...conoscere attraverso il cuore! Sebbene guardi alla storia mia e collettiva con la consapevolezza della scarsa realizzazione delle aspettative umane, c'è un terzo occhio, nella mia coscienza, che mi aiuta a guardare oltre gli eventi e mi concede lo spazio del respiro e della speranza. Non sono nata per vincere, per avere tutte le risposte e per avere ragione: sono nata per capire, per cercare anche nella ragione degli altri, per fare esperimenti e confutazioni e poi nel silenzio far sedimentare il tutto e attendere...

Così nessuna parola diventa assoluta, neppure il dolore, nessuna idea politica, filosofica, religiosa si impossessa del mio vagabondare nel mondo...


Questa è la ragione della mia scrittura oggi: aprire una porta, scoprire se si vede qualcosa, descrivere ciò che vedo e aspettare che faccia da risonanza nel cuore dell'altro. Da onda a onda finiremo per suonare una vibrazione intensa che andrà ad arricchire l'etere di altri suoni. Non ci sono solo i rumori della devastazione, il clamore delle fanfare, lo sghignazzare delle perfidie, il bisbigliare dei tradimenti e dei complotti. C'è anche un suono che poi è un canto, un richiamo all'attenzione, un attimo di sospensione del respiro prima di dire...è così, ho capito, vado avanti..."

Angela Altieri MacDonald: L'era della debolezza (bloggy-book)
Le speziali editrice, Roma - 2009
pag. 127

Le parole di Angela hanno fatto da risonanza in molti cuori e continueranno a farlo



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giovedì 7 gennaio 2010

domande scomode sulla morte di Pantani

"Pantani.
1 metro e 72; 56 chili.
36 pulsazioni a riposo, 175 sotto sforzo massimo.
5,6 litri di capacità polmonare.
Potenza di pedalata: 430 watt.
Segni particolari: due tatuaggi. Un diavolo policromo rosso e nero, con un tridente e un cuore, emblema del Milan, sul bicipite destro. Una farfalla e una rosa sul petto.
Soprannome:
elefantino, a causa delle sue orecchie sproporzionate.
Piatto preferito: piadina salsiccia e cipolle."


Philippe Brunel: Gli ultimi giorni di Marco Pantani
Rizzoli, Milano - 2008
traduzione di Giovanni Zucca
pag. 84

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mercoledì 30 dicembre 2009

je suis comme je suis

"Poiché l'io è al tempo stesso attore e giudice delle proprie azioni e il metro con cui le misura è da lui stesso costruito, la probabilità che il giudice-attore sia rigorosamente imparziale è molto modesta. Del resto noi siamo forme che la natura casualmente produce. Una bella canzone che si cantava a Parigi nelle 'caves' frequentate da giovani e da poeti, diceva: 'Je suis comme je suis, je suis faite comme ça'. Non significa assolver tutto. Ma da che cosa poi? Chi non cerca compense ultraterrene aspira soltanto all'innocenza dell'albero della vita. E i frutti di quell'albero, vedi che cosa strana, puoi gustarli soltanto quando sei più prossimo alla morte."

Eugenio Scalfari: L'uomo che non credeva in Dio
Einaudi, Torino - 2008
pag. 150

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giovedì 17 dicembre 2009

24 ore di orrore per Katherine

"Soffriva di due mali opposti: il male della tenebra e il male della luce. Quasi ogni sera, quando erano le undici e l'oscurità lambiva le cieche finestre, cominciava ad augurarsi che fossero le undici del giorno dopo. Camminava su e giù per la camera, guardava il letto, guardava nello specchio, spaventata da quella ragazza con gli occhi febbrili, si domandava se la candela le sarebbe bastata fino alla luce, e poi si sedeva fissando il tappeto - così a lungo, che soltanto per caso rialzava gli occhi. Si stendeva tra le coperte, mentre Ida Baker dormiva su un sofà nella stanza per proteggerla dall'orrore del buio; e la mattina le pareva di essere stata sferzata attraverso cento letti senza aver trovato dove acciambellarsi. Se la tenebra era l'orrore, anche la luce poteva esserle nemica. La luce brutale entrava dalle finestre, la feriva, l'accecava, la raggiungeva in ogni angolo, come se in tutto il mondo posseduto dal sole non ci fosse luogo dove nascondersi."

Pietro Citati: Vita breve di Katherine Mansfield
Rizzoli, Milano - 1980
pag. 64

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giovedì 10 dicembre 2009

la filosofia dei cèssi secondo Ceronetti

"In fatto di cagòdromi, da filobritannico divento filoturco. Il gabinetto all'inglese ha peggiorato il carattere di questi poveri civilizzati. C'è anche un motivo più profondo per preferire quello alla turca: il suo grandissimo uso esorcistico (Nordafrica, arabi, ebrei d'Oriente)."

Guido Ceronetti: Pensieri del tè
Adelphi, Milano - 1987
pag. 76
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sabato 31 ottobre 2009

monadi

"L'esperienza non si trasmette. È una proprietà rigorosamente privata che non ha mercato, non può essere comprata o venduta o scambiata, non può essere acquisita in nessun modo da avventori estranei. Mettersi nei panni degli altri è un esercizio impossibile e un'esortazione vana. Ciascuno si tiene i propri e anche i preti dicono unicuique suum. Ciascuno è chiuso entro confini impenetrabili (monade senza finestre) come le tre scimmiette che non vedono, non sentono e non parlano."

Luigi Pintor: Il nespolo
Bollati Boringhieri, Torino - 2001
pag. 31


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sabato 3 ottobre 2009

sono tutti una masnada di teppisti

"Mia cara Elenočka,

perdonami se ti scrivo così raramente, ma ho davvero tantissime cose di cui occuparmi di ogni genere. Le tue ultime lettere sono un po' tristi, vorrei sapere più in dettaglio per quale motivo. La fotografia è molto graziosa. Come crescono. Abbiamo iscritto il nostro in una scuola privata, perché: 1) nelle scuole statali gratuite non insegnano le lingue; 2) sono tutti una masnada di teppisti. I suoi studi ci costano incredibilmente cari - circa un terzo del mio stipendio universitario. Il viaggio fin là (nel New Hampshire) non finisce mai - due giorni in automobile, un giorno in treno, e volare costa molto se si deve noleggiare un aereo. Nelle vicinanze non ci sono buone scuole. Vera e io sentiamo la sua mancanza, conduciamo un'esistenza molto tranquilla e molto, molto felice."

Vladimir Nabokov, Elena Sikorskaja: Nostalgia
Rosellina Archinto, Milano - 1989
traduzione di Luciana Montagnani
pag. 62

catalogazione: libreria di fronte al divano
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mercoledì 23 settembre 2009

guardarsi negli occhi

"Davanti a me vidi un teschio di indio intatto, che i due uccelli dovevano aver dissotterrato. Mi misi a sedere, tenendo il teschio su un ginocchio, e mentre lo contemplavo fumai un'altra sigaretta. Mi chiedevo che tipo d'uomo fosse stato quell'indio scomparso. Me lo immaginavo acquattato sulla spiaggia che scheggiava con attenzione e perizia una pietra per farne una di quelle belle punte di freccia che ora mi cricchiavano e ciangottavano in tasca. Me lo immaginavo, con la bella faccia bruna e gli occhi scuri, i capelli spioventi sulle spalle e il gran mantello di pelle di guanaco stretto intorno alla figura impettita, mentre stava in groppa a un cavallo selvaggio i cui zoccoli non conoscevano ferratura. Fissai lo sguardo nelle orbite vuote e desiderai ardentemente di aver conosciuto l'uomo che aveva prodotto cose belle come quelle punte di freccia. Mi domandai se non dovessi portare quel teschio con me in Inghilterra e metterlo al posto d'onore nel mio studio, circondato dai suoi artistici prodotti. Ma poi mi guardai attorno e scartai l'idea. Il cielo era ormai di un vivido azzurro agonizzante, con ditate di nuvole rosa e verdi, e il vento faceva colare la sabbia in minuscoli rivoletti con un sibilo gentile. Gli strani cespugli dall'aspetto stregonesco scricchiolavano in maniera piacevolmente musicale. Sentivo che all'indio non sarebbe dispiaciuto condividere il luogo dell'estremo riposo con le creature di quella che un tempo era stata la sua terra, i pinguini e gli armadilli. Così scavai una buca nella sabbia, vi misi il teschio e con delicatezza lo coprii. Quando mi rialzai nell'oscurità che stava rapidamente addensandosi, tutto quel luogo mi parve intriso di tristezza, e sentii molto vicina la presenza degli indios scomparsi. Ero quasi convinto che se mi fossi guardato rapidamente alle spalle ne avrei visto uno a cavallo, nero contro il cielo colorato. Scacciai quella sensazione come frutto di pura fantasia, e feci ritorno alla Land Rover."

Gerald Durrell: La terra che sussurra
Adelphi, Milano - 1988
traduzione di Gabriella Luzzani
pag. 75

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sabato 12 settembre 2009

e diventerò un grande scienziato...

"a Martha Bernays

Vienna, sabato 20 giugno 1885, di sera

Principessina, mia principessina,

come sarà bello! Vengo con del denaro e rimarrò a lungo e porterò qualcosa di bello per te e poi andrò a Parigi e diventerò un grande scienziato e poi ritornerò a Vienna con un prestigio, grande, grande, e poi ci sposeremo presto, e curerò tutti i malati mentali insanabili, e tu mi conserverai in salute e io ti bacerò finché sarai forte e serena e felice - e se non sono morti, vuol dire che sono ancora vivi."


Sigmund Freud: Lettere 1873-1939
Paolo Boringhieri editore, Torino - 1960
traduzione di Mazzino Montinari
pagg. 132-133

catalogazione: libreria di fronte al divano
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domenica 12 luglio 2009

latte caldo

"Che ironia! All'epoca in cui l'onda di latte caldo dell'assenza di futuro e della catastrofe stava per traboccare dalla tazza, io non possedevo le credenziali per poterla bere tutta d'un fiato, e adesso che, dopo un lungo allenamento, avevo ormai acquisito tutte le qualifiche necessarie ed ero tornato, il latte era già stato tutto bevuto, si vedeva il fondo della tazza ormai fredda; e io avevo già oltrepassato i quarant'anni. E, purtroppo, solo quel latte caldo che qualcuno si era già bevuto avrebbe potuto placare la mia sete."

Yukio Mishima: Sole e acciaio
Ugo Guanda editore, Parma - 2000
traduzione di Lydia Origlia
pag. 55

catalogazione: nessuna, libro appena acquistato
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giovedì 4 giugno 2009

il direttore della Pelni Lines

"Occhiali neri, berretto di feltro con visiera e fronzoli d'oro, di quelli da ammiraglio americano, con il suo nome da una parte e quello della linea di navigazione dall'altra, baffi radi e spioventi, e una grande bocca piena di dentoni bianchissimi. Aveva navigato in tutti gli angoli del mondo e parlava l'olandese, la lingua dei colonizzatori, per i quali però non aveva alcun rispetto. «Sono stati qui per trecento anni e che cosa hanno lasciato? Le palme!» disse indicando una fila di belle chiome contro il cielo. Parlava anche un ottimo inglese e aveva un giudizio molto sommario ma preciso sulle donne dei vari paesi: splendide le italiane, seducenti le spagnole, professionali le francesi; orribili invece le nordiche, tutte le nordiche. «È la pelle... quella pelle bianca che mi fa ribrezzo», diceva."

Tiziano Terzani: Un indovino mi disse
TEA, Milano - 1998
pagg. 253-254

catalogazione: libreria in ingresso
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domenica 10 maggio 2009

punire madre e figlio

"Generally young people who had to be disciplined for failing to fetch firewood, or failing to milk the animals or work in the gardens were singled out by the elders. But they were not reprimanded directly; the elders would report the child to his mother and she would have to call him to order. If the mother resisted the disciplining of her child she could be driven out of the village, and kept out for some time, even for months. I can remember this happening in our family. I had neglected our animals one day but notwithstanding that my mother gave me food that evening. My mother was considered far too protective towards a boy who had done no work and we had both to spend three days out of the village, my brothers were left alone and our gardens untended. This was an admonition that could not be taken lightly. In our custom this is not really a harshness directed against the women, but an insistence that women are the custodians of the children, and their educators: if the children misbehaved it was their mother who had to be shown the error of her ways."

Oginga Odinga: Not yet Uhuru
East African Educational Publishers, Nairobi - 1995
pag. 11

catalogazione: una delle librerie in soggiorno
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domenica 26 aprile 2009

traduttori allucinati

"Il Medioevo fu fertile di mostri. Uno dei più curiosi è un granchiolino bizzarro rimasto incastonato, come uno di quei fossili che screziano certi minerali, nella famosa Ballade des dames du temps jadis di François Villon. In quel nostalgico elenco di belle donne, tra Flora la bella romana e Taide, si nomina Archipiada, cioè Alcibiade, che si trova così, come Achille tra le figlie di Licomede, a indossar gonnella e a recitare una parte femminile. La colpa dell'abbaglio è dei traduttori e dei commentatori medievali di Boezio. Una versione francese dello scorcio del Dugento rende così un passo del De consolatione philisophiae: 'Quando ne vedessimo le viscere, il corpo di Alcipiades, donna bellissima al di fuori, ci apparirebbe molto brutto.' Il traduttore che, come tutti i traduttori, soffriva occasionalmente di allucinazioni, aggiunse di suo quella femme très belle par dehors."

Mario Praz: Lettrice notturna
Gherardo Casini editore, Roma - 1952
pag. 159

catalogazione: libreria di fianco al divano
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lunedì 20 aprile 2009

"unghie yeti", unghie che prendono piede!

"Quando penso, mi piace camminare e così decido di passare il pomeriggio guardando statue. Era una giornata luminosa e l'aria fresca avrebbe rinvigorito il mio spirito abbattuto. C'erano due statue in particolare che volevo vedere, in tutto due brevi viaggi.

Presi la linea Yamanote fino a Ueno. Nel vagone, di fronte a me sedeva un'adolescente vestita in modo bizzarro. Le adolescenti vestite in modo bizzarro sono uno spettacolo comune a Tokyo, ma stavolta non riuscivo a smettere di guardarle le mani. Aveva delle unghie molto strane: lunghe e ovviamente artificiali, erano ricoperte di pelliccia nera. Un amico a cui chiesi lumi mi disse che si chiamavano 'unghie yeti', venivano dalla Francia e avevano preso piede anche in Giappone."

Christopher Ross: La spada di Mishima
Ugo Guanda editore, Parma - 2008
traduzione di Stefano Beretta
pag. 71

catalogazione: nessuna, libro appena acquistato
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sabato 7 marzo 2009

dove risiede la forza

"17 marzo 2006

Oggi vado al mare.
Ci porto le bimbe e il compagno.

Ho deciso che c'è un solo modo per curare la malinconia: andare a cercare ogni possibilità di bellezza...riempirsi gli occhi di bei profili e vasti orizzonti e con quelle immagini arricchire lo schedario della propria memoria. Tra le ciminiere e le tangenziali, imparare a visualizzare il miracolo delle cose, la loro dignità e il loro splendore.
nessuno potrà mai togliermi ciò che ho visto.
E in quella memoria di colori, forme, balenii di luce, odori far riposare la mente.

L'immaginazione è il luogo dove risiede la mia forza, oggi."



Angela Altieri MacDonald: L'era della debolezza-bloggy-book
Le speziali editrice, Roma - 2009
pag. 19

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venerdì 6 marzo 2009

il ont grant abundance de toutes couses de vivre

"CXXIX — Ci devise de la provence de Aniu.

Aniu est une provence ver levant, que sunt au grant kaan. Il sunt ydules. Il vivent de bestiames et dou profit de la tere. Il ont langajes pour elz. Les dames portent as jambes et es braces braciaus d'or et d'arjent de grandisme vaillance; et les homes les portent ausi et meillors que les dames et plus [chiers]. Il ont chevaus asez et buens et le vendent grandisme quantité a les yndiens, que en font grant mercandie. Il ont encore trop grant abondance de bufal e de buef e de vaches, por ce que trop est buen leus e de de bone pasture. Il ont grant abundance de toutes couses de vivre. Et sachiés que de coste Aniu jusque a Gangigu que derer est a xv jornee, et [de] Cangigu a Bangala, qui est tierce provence en deriere, a xxx jornee.

Or nos partiron de Aniu et aleron a une autre provence que a a nom Toloman, qui est logne de ceste bien viii jornee ver levant."

Marco Polo: Il Milione
Leo S. Olscki editore, Firenze - 1928
prima edizione integrale a cura di Luigi Foscolo Benedetto
opera stampata in 600 esemplari numerati
esemplare n. 258
pag. 126

catalogazione: una delle librerie in soggiorno
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lunedì 16 febbraio 2009

dalie in giugno... pesca al salmone in ottobre!

"Uno dei più probi romanzieri che siano mai esistiti, il vittoriano Anthony Trollope, ha scritto: «Il povero romanziere scopre di frequente di aver commesso errori nella sua descrizione delle cose in genere, e ciò gli viene rimproverato aspramente dai critici e amorevolmente dai suoi amici intimi. Gli vien fatto di parlare di cose di cui tralascia di apprendere la natura prima di parlarne, come dovrebbe fare un romanziere scrupoloso. Pesca salmone d'ottobre, o di marzo dà la caccia alle pernici. Le sue dalie fioriscono in giugno, e i suoi uccelli cantano d'autunno. Apre i teatri dell'opera prima di Pasqua, e fa sedere il Parlamento un mercoledì sera. E poi quelle terribili maglie della legge! Un benevolo pilota di tanto in tanto offrirà il suo aiuto al povero romanziere che non sempre ne sa fare un uso discreto»."

Mario Praz: Lettrice notturna
Gherardo Casini editore, Roma - 1952
pag. 226

catalogazione: libreria di fianco al divano
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domenica 1 febbraio 2009

la grande tributaria del Niente

"Tommaso Campanella temeva da sempre le eclissi di sole, e da sempre sapeva che una di esse, quella prevista per il primo giugno 1639, gli sarebbe stata fatale. Così, quando nell'aprile di quell'anno fu colpito da una grave colica renale, capì che la morte stessa - 'la grande tributaria del Niente', come lui la chiamava - aveva scelto quel travestimento per annunciarsi e per fargli sapere che questa volta, all'appuntamento, non sarebbe mancata. Benché fosse medico e benché si fosse sempre curato da solo, preferì ora lasciare ad altri, ai vecchi dottori chiamati a consulto dai frati, la decisione su pozioni e salassi, che considerava ormai solo degli inutili palliativi, e volle combattere su un altro terreno, sul terreno della magia, la sua ultima guerra: usò i suoi poteri occulti per sfidare le leggi della natura e fece ricorso ai sortilegi e ai riti apotropaici che aveva descritto nel VII libro dell'Astrologia. Volle una cella tutta bianca, perché questo colore - che nasceva come per un prodigio dalla totale assenza di tutti i colori, per il solo effetto della luce - aveva in sé qualcosa di magico, e forse poteva allontanare i cattivi influssi delle stelle, o almeno attenuarne l'azione corruttrice. [...] La morte fu puntuale, ma non puntualissima. Era attesa per il giorno dell'eclissi; venne undici giorni prima, il 21 maggio alle quattro del mattino."

Adriana Flamigni-Rosella Mangaroni: Il caso Campanella
Camunia editore, Milano - 1995
pag. 149


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