venerdì 31 ottobre 2008

la formula della porcellana cinese

"Elisabetta era una donna molto sicura di sé, che si era saputa circondare di uomini colti e progressisti; compresi, naturalmente, i suoi amanti, uno dei quali, il conte Ivan Šuvalov, divenne il primo direttore dell'Accademia delle belle arti. Seguendo le orme di suo padre, l'imperatrice favorì ogni genere artistico e fondò la Manifattura imperiale delle porcellane, la cui storia è tra le più affascinanti dell'arte russa.

L'Europa occidentale inseguiva da tempo il segreto della porcellana cinese quando, dopo molti tentativi, arrivò la formula: la scoperta avvenne in Sassonia nel 1708. In Russia, tuttavia, si stavano ancora facendo tentativi per acquistare la formula dalla Cina, ma senza risultati soddisfacenti nonostante le ingenti somme di denaro impiegate: la lingua cinese, nella quale la formula era esposta, si era rivelata purtroppo intraducibile."

Marina Bowater: Arte decorativa russa
Gremese editore, Roma - 1991

traduzione dall'inglese di Elena Candelletta

pag. 15


catalogazione: libreria in ingresso

Condividi su Facebook

giovedì 30 ottobre 2008

grande Chandler!

"- Buonasera signore - disse educatamente, mentre sbirciava la Packard alle mie spalle. I suoi occhi tornarono a considerarmi.
- C'è la signora Regan?
- No, signore.
- Il Generale dorme, spero?
- Sì, la sera è il momento in cui trova più facilmente sonno.
- E la cameriera della signora Regan?
- Mathilda? È qui, signore.
- È meglio farla venir giù. C'è un lavoro che esige un tocco femminile. Date un'occhiata nella macchina e vedrete il perché.
Guardò. E tornò da me. - Ho visto - disse. - Vado subito a cercare Mathilda.
- Dovrà fare del suo meglio - dissi.
- Cercheremo tutti di fare del nostro meglio, signore - disse il maggiordomo.
- Penso che ormai ci abbiate fatto una certa pratica - dissi.
Lasciò perdere. - Bene, buonanotte - dissi. - Metto tutto nelle vostre mani.
- Perfetto, signore, Devo chiamarvi un taxi?
- Neppure per sogno - dissi. - Per essere esatti, io non ci sono qui. Avete semplicemente avuto un'allucinazione."

Raymond Chandler: Il grande sonno
la Repubblica, Roma - 2004
traduzione di Oreste Del Buono
pag. 43

catalogazione: libreria dietro il computer
Condividi su Facebook

mercoledì 29 ottobre 2008

mi ricorda qualche cosa...

"Guardate, una delle più gravi malattie, una delle più gravi eredità patologiche lasciate dal fascismo all'Italia è stata quella del discredito delle leggi; gli italiani hanno sempre avuto assai scarso, ma lo hanno quasi assolutamente perduto dopo il fascismo, il senso della legalità, quel senso che ogni cittadino dovrebbe avere del suo dovere morale, indipendentemente dalle sanzioni giuridiche, di rispettare la legge, di prenderla sul serio; e questa perdita del senso della legalità è stata determinata dalla slealtà del legislatore fascista, che faceva leggi fittizie, truccate, meramente figurative, colle quali si industriava di far apparire come vero, attraverso l'autorità del legislatore, ciò che in realtà tutti sapevano che non era vero e non poteva esserlo."
(Piero Calamandrei - discorso del 4 marzo 1947 sul primo articolo della Costituzione)"

Aurelio Lepre: Storia della prima repubblica - L'Italia dal 1942 al 1992
il Mulino editore, Bologna - 1993
pag. 96

Condividi su Facebook

martedì 28 ottobre 2008

se la veda lui...

"23.
Considera sovente la rapidità con la quale passano e dileguano tutte le cose ch'esistono e che nascono. La materia è simile al fluire continuo del fiume; le forze naturali subiscono trasformazioni ininterrotte, le cause mutamenti innumerevoli; quasi niente è stabile. E questa a te così vicina immensità infinita del passato e dell'avvenire è una voragine nella quale ogni cosa dilegua. Folle dunque colui che in tale situazione inorgoglisce, s'arrovella, si lamenta, come se per lungo tempo dovesse soffrire.


24.
Ricordati della materia universale, di cui sei un atomo, e dell'eternità del tempo, del quale ti è stato assegnato un breve intervallo fuggevole, e del fato, di cui, dimmi, quale parte sei tu?


25.

Taluno manca verso di me? Se la veda lui. Egli pure ha volontà ed energia. Io ho ora quel che la mia natura comune vuole ch'io abbia, e faccio quel che la mia natura vuole ora che faccia."


Marco Aurelio: I ricordi
Giulio Einaudi editore, Torino - 1968
traduzione di Francesco Cazzamini-Mussi

pag. 73


catalogazione: libreria di fronte al divano

Condividi su Facebook

lunedì 27 ottobre 2008

universo naturalmente deferente

"Volendo sapere a che punto era con i bagagli, Royal entrò in camera della moglie. Sul pavimento e sulla specchiera giacevano, aperti, due bauli e un'ampia scelta di valigie grandi e piccole, portagioie e beauty-case. Sembrava la vetrina di una valigeria. Anne stava riempiendo, o svuotando, una borsa davanti allo specchio. In tempi recenti, Royal aveva notato che si circondava intenzionalmente di specchi, come se la duplicazione di sé le desse una certa sicurezza. Anne aveva sempre dato per scontato un universo naturalmente deferente e quelle ultime settimane, perfino nella relativa sicurezza dell'attico, l'avevano duramente provata. Nella sua personalità era riaffiorata una tendenza all'infantilismo, come se adattasse il suo comportamento a una lunghissima festa del Cappellaio Matto a cui, come una riluttante Alice, era stata costretta a partecipare. Il viaggio fino al ristorante del trentacinquesimo piano era diventato un'ordalia quotidiana, e solo la prospettiva di lasciare il condominio le aveva permesso di reggere."

James G. Ballard: Il condominio
Giangiacomo Feltrinelli editore, Milano - 2003

traduzione di Paolo Lagorio

pag. 78


catalogazione: libreria dietro il computer

Condividi su Facebook

domenica 26 ottobre 2008

il popolo 'eletto'

"Nessuno può pretendere che le costruzioni mitico-religiose pongano grande attenzione alla coerenza logica. Altrimenti il sentire popolare avrebbe ben potuto trovare ragione di scandalo nel comportamento di una divinità che conclude con gli antenati un patto con obbligazioni reciproche, poi per secoli non si cura di quegli uomini, finché improvvisamente le viene in mente di tornare a manifestarsi ai loro discendenti. Ancor più strana è l'idea che un dio tutt'a un tratto 'scelga' un popolo, dichiarandolo suo popolo e dichiarando sé stesso suo dio. Io credo che sia l'unico caso del genere nella storia delle religioni umane. Altrove dio e popolo sono indissolubilmente connessi, sono sin dall'inizio una cosa sola; certo talvolta si sente che un popolo si prende un altro dio, ma mai che un dio si cerchi un altro popolo."

Sigmund Freud: L'uomo Mosè e la religione monoteistica
Boringhieri, Torino - 1977

traduzione di P.C. Bori, G. Contri, E. Sagittario

pagg. 53-54


catalogazione: una delle librerie in soggiorno

Condividi su Facebook

sabato 25 ottobre 2008

la traduzione non è mai soltanto un affare linguistico!

"In tal senso una traduzione non è mai soltanto un affare linguistico, e non lo sarebbe neppure se esistesse un criterio assoluto di sinonimia. Per fare un esempio concreto (ed elementare), supponiamo che in un testo americano un personaggio affermi 'it's raining cats and dogs'. Da un punto di vista prettamente linguistico sarebbe corretto tradurre 'sta piovendo cani e gatti'. Ma un'espressione così inusuale in italiano lascerebbe supporre che il personaggio stia inventando un'ardita figura retorica; il che non è, visto che il personaggio usa quello che nella sua lingua è una frase fatta. Il traduttore fedele dovrà allora tradurre 'piove come Dio la manda'. Dove, come si vede, una infedeltà linguistica permette una fedeltà culturale. Se tuttavia il personaggio che nell'originale pronuncia la frase fosse un ateo notorio, che ha in orrore la stessa idea di divinità, esso potrebbe usare l'espressione inglese ma non quella italiana. Il traduttore fedele dovrebbe scegliere un altro tipo di infedeltà linguistica che garantisca una fedeltà 'testuale'. Provo a suggerire 'piove da matti' o 'piove a catinelle'.

AA.VV.: Teorie contemporanee della traduzione
a cura di Siri Nergaard

Bompiani, Milano - 1995

pagg. 123-124 (Umberto Eco)


catalogazione: libreria di fianco al computer

Condividi su Facebook

venerdì 24 ottobre 2008

risate cosmiche

"Poi, erano colate a quarti d'ora le undici.
A mezzogiorno e venti, le poliziotte bollenti avevano già preso chilometri di cazzo, la vodka glaciale era finita, e al vecchio Alex stava venendo su da qualche zona d'ombra interiore un bel sonno impetuoso.
Ed era proprio ora di tornare a casa, alla fine.
Lunedì... sì, lunedì cinque ore... Il vecchio Alex doveva essere a casa tra l'una e un quarto e l'una e mezzo.
Bisognava assolutamente rimettersi in marcia, e bisognava farlo adesso.
Così, era venuto anche il tempo dei ciao Rinaldi, ciao vecchio, non chiamarmi Rinaldi chiamami Rocco, va be' ciao Rocco, ciao vecchio, ciao Hoge, scusa mi sono dimenticato la cartella, ciao Alex, ciao vecchio, ma io ce l'avevo la giacca?...
Risate cosmiche.

Poi, il vecchio Alex aveva sceso le scale con una leggerezza che aveva qualcosa d'irreale, e invece Hoge non riusciva a camminare dritto neanche un po' e rischiava di andare a sbattere contro tutti i negozi poveri della via di Rinaldi..."


Enrico Brizzi: Jack Frusciante è uscito dal gruppo
Baldini & Castoldi, Milano - 1995

pag. 70


catalogazione: libreria dietro al computer
Condividi su Facebook

giovedì 23 ottobre 2008

E ddoppo, chi ss'è vvisto s'è vvisto

"Come sò st'omminacci, Aghita, eh?
Pareno cose de potesse dì?

Sin che nun te lo fai mettelo cqui,

Sò ttutti core e ffedigo pe tté.


Ma una vorta che jj'hai detto de sì,

Appena che jj'hai mostro si cc'or'è,

Bbada, Aghituccia, e ffidete de mmé

Che te sfotteno er cane llì pper lì.


Ecchete la mi' fine co Cciosciò:

Viè: ppare un zanto, un fiore de vertù:

Io me calo le bbraghe e jje la do.


Ce sei ppiù stata da quer giorno tu?
Accusì llui: da sì cche mme sfassciò,

Ggesù Ggesù nnun z'è vveduto ppiù!"


Giuseppe Gioacchino
Belli: Trenta sonetti
Incisioni di Renzo Vespignani
Introduzione di Enzo Siciliano

BUR, Milano - 1976
pag. 18

catalogazione: libreria di fronte al divano


Condividi su Facebook

mercoledì 22 ottobre 2008

risultati modesti

"La formazione delle brigate nere fu la retorica risposta alle bande 'rosse' dei partigiani. Le prime brigate si dovevano costituire sulla base della vecchia organizzazione del partito e in pratica portarono alla totale militarizzazione dell'apparato del partito, identificando il comando di brigata con le federazioni locali e dando il controllo dell'intero ingranaggio allo stesso Pavolini. La prima brigata nera mobile, sotto il suo comando, entrò in azione in Piemonte nell'agosto 1944. Parallelamente a questo nuovo organismo militare, si dovevano mettere in azione, sul fronte interno, i cosidetti reparti speciali, ora in addestramento al comando del generale Mischi, designati all'inizio dell'anno come truppe d'urto contro le bande ribelli. Ma di nuovo, in ogni comando, si produsse una confusione totale. Queste truppe dovevano essere agli ordini di Graziani o dei tedeschi o di nessuno dei due?

Alla fine di luglio il generale Mischi emanò ordini per un'operazione di rastrellamento in Piemonte. Come gli scrisse Mussolini: «Sono sicuro che alle parole seguiranno i fatti. Bisogna liberarci di questa odiosissima piaga, col ferro e col fuoco. Non muovetevi da Torino, se non a operazione ultimata». Un mese dopo, però Mussolini scrisse di nuovo a Mischi osservando che nonostante le operazioni contro i partigiani «la situazione non è molto migliorata e anzi in talune zone... è notevolmente peggiorata. Bisogna riconoscere che dopo un mese di attività, i risultati sono modesti e non sono comunque in relazione allo sforzo compiuto e ai programmi iniziali»."


Frederick W. Deakin: Storia della repubblica di Salò
Giulio Einaudi editore, Torino - 1963

traduzione di R. De Felice, F. Golzio e O. Francisci
volume II - pagg. 960-961


catalogazione: libreria in ingresso

Condividi su Facebook

martedì 21 ottobre 2008

perché Bruto, figlio mio?

"If there be any in this assembly, any dear friend of Caesar's, to him I say that Brutus' love to Caesar was no less than his. If then that friend demand why Brutus rose against Caesar, this is my answer: Not that I loved Caesar less, but that I loved Rome more. Had you rather Caesar were living, and die all slaves, than that Caesar were dead, to live all free men? As Caesar loved me, I weep for him; as he was fortunate, I rejoice at it; as he was valiant, I honor him; but, as he was ambitious, I slew him. There is tears, for his love; joy, for his fortune; honour, for his value; and death for his ambition. Who is here so base, that would be a bondman? If any, speak; for him have I offended. Who is here so rude, that would not be a Roman? If any, speak; for him have I offended. Who is here so vile, that will not love his country? If any, speak; for him have I offended. I pause for a reply."

William Shakespeare: Julius Caesar
T.S. Dorsch, London - 1972

pagg. 78-79

catalogazione: una delle librerie in soggiorno

Condividi su Facebook

cattiva figlia, pessima madre

"Da quando mia madre è morta ho ripreso ad amare le domeniche: mi piace svegliarmi nella mia stanza chiara, aprire gli occhi pian piano constatando di non avere più sonno, guardare la luce che filtra attraverso le tende leggere e ancor più tra i ricami che le guarniscono; oppure, se è piena estate, sentirmi avvolta dalla penombra delle stuoie poste oltre i vetri spalancati. Mi piace restare a letto sveglia ancora un momento con la consapevolezza di poter fare del mio tempo ciò che voglio; senza apprensione guardo la sveglia sul tavolino alla mia destra: ho davanti a me una giornata piacevole."

Carla Cerati: La cattiva figlia
Frassinelli - 1996
pag. 3

Condividi su Facebook

lunedì 20 ottobre 2008

cavalli truccati

"Preso il passaporto, me ne andai senza saper dove e capitai ad una fiera, e vidi uno zingaro che cambiava un cavallo a un contadino e lo imbrogliava senza timor di Dio; si era messo a provare la sua forza, ed aveva attaccato il suo ronzino a un carro di miglio e il cavallo del contadino a un carro di mele. Anche se il peso era uguale, però il cavallo del contadino faticava il doppio, perché l'odore delle mele lo disturbava. I cavalli non posson sopportare questo odore, e per di più il cavallo dello zingaro era truccato, e questo si poteva subito vederlo, perché sulla fronte aveva un segno impresso con il fuoco, e lo zingaro diceva: 'è una verruca.' Io ebbi pietà del contadino, perché col cavallo dello zingaro non avrebbe potuto lavorare: infatti incespicava."

Nikolàj Ljeskòv: Il viaggiatore incantato
casa editrice Valentino Bompiani, Milano - 1965
traduzione di Bruno Del Re
pag. 135

catalogazione: una delle librerie in soggiorno
Condividi su Facebook

domenica 19 ottobre 2008

sforzi inutili

"Mi sono sforzato a lungo di sembrare normale: sforzo estenuante. Se smettevo per un secondo di sorvegliare il mio temperamento, avevo una paura matta di andare alla deriva lontano dall'universo di coloro che credono alla realtà del reale."




Alexandre Jardin: Una famiglia particolare
Bompiani, Milano - 2006
traduzione di Fabrizio Ascari
pag. 142

Condividi su Facebook

sabato 18 ottobre 2008

i conti non tornano

"E mi ricorderò sempre delle prime elezioni, subito dopo la guerra, il referendum del '46 e poi nel '48, io ero anche emozionata perché non avevo mai votato, e mia madre peggio di me, poveretta, non voleva neanche andare a votare, perché non sapeva né leggere né scrivere e aveva paura di sbagliare. Delfo le voleva un gran bene e nel '48, ancora era iscritto al partito comunista, a tavola le chiedeva per scherzo:
Malvina, volete che comandano i comunisti?
No, io non li vorrei, diceva mia madre in dialetto.
Allora dovete cancellarli!, gli faceva Delfo, e sul facsimile della scheda faceva dei gran crocioni sulla falce e martello, che io m'arrabbiavo anche:
Cosa le metti in testa! Ma lasciala votare come vuole!
E al manicomio c'era un seggio interno, con solo 15 iscritti a votare, perché i ricoverati non votavano e noi del personale votavamo fuori: 12 erano le monache, 13 con la superiora, il direttore con la moglie 2: totale 15.
Ma i conti non tornavano mai, né il 2 giugno del '46 né il 18 aprile del '48, l'anno che mi sono sposata, né nel '53, mi ricordo bene perché Delfo praticamente s'è preso la scomunica: venivano fuori sempre 14 voti per la democrazia cristiana e 1 voto per il partito comunista o per il fronte popolare e tutti a chiedersi chi era stato, chi aveva potuto votare per i comunisti."

Paolo Teobaldi: Il mio manicomio
e/o editrice, Roma - 2007
pag. 125

Condividi su Facebook

venerdì 17 ottobre 2008

mercato senza limiti

"Stato sociale e globalizzazione-
Lo stato sociale, a partire dagli anni trenta, ha tentato di andare oltre lo stato di diritto, garantendo, sia pure in forme che sono state giudicate insufficienti o distorte, i cosiddetti "diritti sociali": il diritto al lavoro, il diritto all'istruzione e alla salute, un'ampia serie di prestazioni pubbliche di carattere assicurativo, assistenziale e previdenziale. Si può dire che lo stato socile si è fatto carico dei rischi -e quindi della paura- strettamente legati all'economia di mercato, fondata su una logica contrattuale e concorrenziale che presuppone la diseguaglianza economico-sociale dei soggetti contraenti o concorrenti e la riproduce senza limiti."


AAVV: Sinistra senza sinistra
Feltrinelli, Milano - 2008

Condividi su Facebook

giovedì 16 ottobre 2008

per Saviano

"Il container dondolava mentre la gru lo spostava sulla nave. Come se stesse galleggiando nell'aria, lo sprider, il meccanismo che aggancia il container alla gru, non riusciva a domare il movimento. I portelloni mal chiusi si aprirono di scatto e iniziarono a piovere decine di corpi. Sembravano manichini. Ma a terra le teste si spaccavano come fossero crani veri. Ed erano crani. Uscivano dal container uomini e donne. Anche qualche ragazzo. Morti. Congelati, tutti raccolti, l'uno sull'altro. In fila, stipati come aringhe in scatola. Erano i cinesi che non muoiono mai. Gli eterni che si passano i documenti l'uno con l'altro. Ecco dove erano finiti. I corpi che le fantasie più spinte immaginavano cucinati nei ristoranti, sotterrati negli orti d'intorno alle fabbriche, gettati nella bocca del Vesuvio. Erano lì. Ne cadevano a decine dal container, con il nome appuntato su un cartellino annodato a un laccetto intorno al collo. Avevano tutti messo da parte i soldi per farsi seppellire nelle loro città in Cina. Si facevano trattenere una percentuale sul salario, in cambio avevano garantito un viaggio di ritorno, una volta morti. Uno spazio in un container e un buco in qualche pezzo di terra cinese."



Roberto Saviano: Gomorra
Mondadori, Milano - 2006
pag. 1

Condividi su Facebook

mercoledì 15 ottobre 2008

Che cosa fa un editore?

"Una battuta che ormai la leggenda attribuisce a vari maestri dell'editoria, da Arnoldo Mondadori a Valentino Bompiani. Una signora chiede che cosa faccia un editore. Scrive libri? No, risponde l'editore, quelli li scrivono gli autori. Allora li stampa? No, quello lo fa il tipografo. Li vende? No, lo fa il libraio. Li distribuisce alle librerie? No, quello lo fa il distributore. E allora che cosa fa? Risposta: tutto il resto."

Oliviero Ponte di Pino: I mestieri del libro
TEA editrice, Milano - 2008
pag. 40

Condividi su Facebook

martedì 14 ottobre 2008

povero Torquato!

"Lettera terza a Maurizio Cataneo - Roma
[...] Onde se al Signor Iddio piacerà di concedermi vita, mi sforzerò di rimuovere da l'animo de gli uomini quell'opinione che per mia sciagura e per altrui malignità credo che sia divolgata. Ma perch'ella non può ora essere in tutto rimossa da me, darò solamente avviso a Vostra Signoria de' disturbi che io ricevo ne lo studiare e ne lo scrivere. Sappia dunque che questi sono di due sorte: umani e diabolici. Gli umani sono grida di uomini, e particolarmente di donne e di fanciulli, e risa piene di scherni, e varie voci d'animali che dagli uomini per inquietudine mia sono agitati, e strepiti di cose inanimate che dalle mani degli uomini sono mosse. I diabolici sono incanti e malìe, e come che degl'incanti non sia assai certo, percioché i topi, de' quali è piena la camera, che a me paiono indemoniati, naturalmente ancora, non solo per arte diabolica, potrebbono far quello strepito che fanno; ed alcuni altri suoni ch'io odo potrebbono ad umano artificio, come a sua cagione, esser recati, nondimeno mi pare d'esser assai certo ch'io sono stato ammaliato. "

Torquato Tasso: Lettere dal manicomio
le nubi Edizioni, Roma - 2005
pag. 71

Condividi su Facebook

lunedì 13 ottobre 2008

la pienezza della vita

(Ilan) le pareva sempre meravigliato di aver ottenuto un simile privilegio, la pienezza della vita, e ricordò di come gli piacesse, quando i bambini erano piccoli, e loro abitavano ancora a Zur Hadassa, nella casa casa che avevano comprato da Avran, stendere con lei il bucato, di sera, l'ultima mansione domestica alla fine di una giornata lunga ed estenuante. Insieme portavano la grossa tinozza in giardino, di fronte ai campi bui e alla vallata che li separava dal villaggio arabo di Chussan. Il grande albero di fico e la siepe di grevillea stormivano sommessi, avevano una loro vita, ricca e misteriosa, e i fili del bucato si riempivano di decine di minuscoli capi di abbigliamento, simili a segni di una scrittura cuneiforme: calzine, babbucce, magliette, tutine, salopette colorate. Qualche abitante di Chussan era forse disceso nella valle quando c'era ancora luce e li stava osservando? Forse stava prendendo la mira col fucile? pensava Orah di tanto in tanto, con un brivido alla schiena. Esisteva una qualche immunità generica, umana, per coloro che stendevano il bucato? Soprattutto quel tipo di bucato?"

David Grossman: A un cerbiatto somiglia il mio amore
Mondadori, Milano - 2008
traduzione di Alessandra Shomroni
pag. 121

Condividi su Facebook

domenica 12 ottobre 2008

febbre

"La gente in delirio riaffiora e sprofonda, riaffiora e sprofonda, dentro e fuori dalla lucidità. L'ondeggiare, rabbrividire, cadere dall'alto e smaniare cessa, e l'arredo della vita ritorna al suo posto. Il veicolo era la febbre. Metallo cigolante e danza frenetica di bulloni allentati, nel tanfo del mal d'auto dei bambini. Lei ne affiorava a intervalli che si facevano gradatamente più lunghi. Da principio, ad andare a posto fu quello che non esisteva più, il passato. "

Nadine Gordimer: Luglio
Rizzoli, Milano - 1984
traduzione di Hilia Brinis*
pag. 9


*Un pensiero grato ad Hilia Brinis che ha tradotto, anche per me, tantissimi libri che ho amato.
Condividi su Facebook

sabato 11 ottobre 2008

a galla nella granatina

"Era una di quelle notti in cui l'afa e l'impossibilità di prendere sonno costringono a soluzioni eccezionali. Balmas faceva il bagno.
Aveva riempito la vasca di acqua fredda, aggiungendovi un secchio di ghiaccio tritato ed era sprofondato con sollievo in quella specie di granatina. Non aveva la minima intenzione di toccare il sapone o strofinarsi. Stava lì, con la nuca appoggiata al bordo, gli occhi chiusi, i pensieri a galla."

Gianfranco Manfredi: Cromantica
Tropea, Milano - 2008
pag. 198

Condividi su Facebook

venerdì 10 ottobre 2008

città

"Etsuko, che, nata e cresciuta a Tokio, non conosceva Osaka, nutriva un timore irragionevole per quella città di ricchi negozianti, vagabondi, proprietari di fabbriche, agenti di cambio, prostitute, trafficanti di droga, impiegati, furfanti, banchieri, funzionari dipartimentali, consiglieri municipali, cantastorie, mantenute, mogli avare, giornalisti, attori di varietà, entraîneuses, lustrascarpe: ma in realtà a spaventarla, più che la città, non era forse la vita stessa?"

Yukio Mishima: Sete d'amore
Ugo Guanda editore, Parma - 2004
traduzione di Lydia Origlia
pag. 5

Condividi su Facebook

giovedì 9 ottobre 2008

gradisci un dasik?

"Pasticcini di castagne ai fiori di azalea- Dasik (Corea)
20 castagne
mezza tazza di miele
quattro cucchiai di petali di azalea
3 cucchiai di pinoli tritati

Sgusciate, schiacciate e mescolate con il miele e i petali di azalea, le castagne dopo averle bollite. Distribuite l'impasto in formine ed esercitate una lieve pressione; tenetele in frigo per una mezz'ora, quindi togliete i pasticcini dalle formine, cospargeteli di pinoli tritati e allineateli in una scatola laccata che terrete al fresco."

Lidia Origlia: Cucinare con i fiori
Xenia edizioni, Milano - 2001
pag. 76


Condividi su Facebook

mercoledì 8 ottobre 2008

la strega attacca e inganna

"La strega attacca e inganna. Essa usa ciò che è impuro e potente per nuocere a ciò che è puro e debole. I simboli di quella cosa che riconosciamo come stregoneria da un capo all'altro del mondo poggiano tutti sul tema di una bontà interna vulnerabile attaccata da un potere esterno. Ma questi simboli variano a seconda dei tipi locali di significato e, soprattutto, a seconda delle differenze nella struttura sociale. Non tutte le streghe cavalcano i manici di scopa, non tutte hanno il potere dell'ubiquità, non tutte hanno dei servitori, non tutte succhiano gli umori vitali delle loro vittime."

Mary Douglas: La stregoneria
Giulio Einaudi editore, Torino - 1980

traduzione di Carla Faralli e Giovanni Ricci

pag. 18


catalogazione: una delle librerie in soggiorno

Condividi su Facebook

martedì 7 ottobre 2008

la Nonsuch

"La Nonsuch continuava ad avanzare verso l'entrata e le batterie. Era una cosa divertente avanzare per farsi sparare addosso. Vi era del fumo che sembrava provenire da un fuoco non molto lontano dalle batterie; forse si alzava semplicemente dalle cucine da campo della guarnigione, ma poteva trattarsi anche del fumo di una fornace pronta ad arroventare le palle da cannone. Ma Bush si rendeva conto di questa eventualità quando doveva agire contro batterie costiere, e non aveva avuto bisogno di alcun avvertimento. Tutti gi uomini disponibili si tenevano pronti con buglioli da incendio, e tutte le pompe e le manichette erano state preparate."

Cecil Scott Forester: Commodoro e Lord Hornblower
RCS Libri, Milano - 2002

traduzione di Aldo Ferrari e Rodolfo Del Minio

pag. 210

catalogazione: una delle librerie in soggiorno


Condividi su Facebook

lunedì 6 ottobre 2008

più che una privazione... un look!

"Presero il tè nel soggiorno e ciascuna sprofondò nel suo sacco, manovra che a questo punto Mrs Ransome eseguiva con destrezza, mentre Dusty fece una specie di rotolone. «Sono nuove?» chiese la ragazza, pulendosi il tè dallo scamiciato. «Ieri sono andata da un'altra utente, la sorella di un tizio in coma, che aveva anche lei delle cose così. Allora, Rosemary, vogliamo esaminare il dato di realtà?».

Mrs Ransome non capì, ma esordire con un dubbio le pareva di ostacolo a una conversazione fruttuosa. «La realtà come contrapposta al suo vissuto» avrebbe detto Dusty se Mrs Ransome avesse formulato la sua domanda, ma lei non la formulò.


Mrs Ransome descrisse le circostanze in cui era avvenuto il furto e la sua gravità, ma Dusty non restò più colpita di tanto: l'economia in cui vivevano adesso i Ransome—le poltrone a sacco, il tavolo pieghevole, ecc.—le sembrò, più che una privazione, un look.


Anche se lì c'era più ordine, era lo stesso stile minimalista che aveva adottato a casa sua."


Alan Bennett: Nudi e crudi
Adelphi edizioni, Milano - 2001

traduzione di Giulia Arborio Mella e Claudia Valeria Letizia

pagg. 37-38


catalogazione: una delle librerie in soggiorno

Condividi su Facebook

domenica 5 ottobre 2008

Lyettes & Passions

"«Ce sont des friandises qui ne peuvent que plaire aux amateurs du chocolat.

Le sucre crustillant développe le goût du chocolat noir qui garde son amertume mais se trouve adouci. Personellement, je ne saurais pas dire laquelle des deux je préfère. Selon l'heure de la journée, je choisis l'une ou l'autre et l'impression qu'elles produisent en craquant dans la bouche, tout comme les saveurs qu'elles dégagent, ne sont pas du tout les mêmes.»

Jean-Paul Hévin
Chocolatier à Paris"
T. Deseine, R. Durand, N. Richer, J.-L. Bloch-Lainé: La Prasline de Montargis
Éditions Herscher, Paris - 2002
pag. 98

catalogazione: libreria dietro al computer
Condividi su Facebook

ogni scarrafone è bello a mamma soja

"Avvenenti, allegre, civettuole, le giovani spose ridevano volentieri: un riso fresco e delizioso scopriva i denti bianchi e le gengive dorate con mallo di noce. Criticavano con brio le loro vicine e si dilungavano sui meriti dei figli, che, secondo loro, erano tutti belli e intelligenti perché, agli occhi della madre, ogni scarabeo è una gazzella."

Elisa Chimenti: Al cuore dell'harem
e/o edizioni, Roma - 2001
pag. 33

Condividi su Facebook

sabato 4 ottobre 2008

appena sfuggito alla morte

"Quando raggiunse la riva e uscì dall'acqua la spiaggia era deserta, e la marea stava salendo. Pensò che questo probabilmente lo aveva aiutato. Il vento soffiava sul suo corpo e faceva più freddo che in acqua, gli vennero i brividi. Si gettò sulla sabbia, ma anche questa ormai si era raffreddata. Allora si alzò e si mise a correre, come per andar subito a dire agli altri che era appena sfuggito alla morte. Ma nel salone dell'ostello la gente stava ancora giocando a carte, come prima, ognuno osservava la faccia dell'avversario oppure le proprie carte, e nessuno lo degnò dia uno sguardo. Tornò nella sua stanza, il suo compagno non c'era, probabilmente stava ancora chiacchierando nella stanza accanto. Prese l'asciugamano dal davanzale, consapevole che là fuori c'erano ancora a sgocciolare le meduse che aveva battuto con la pietra e cosparso di sale. Si vestì, infilandosi anche le scarpe per avere più caldo, e tornò in spiaggia da solo."

Gao Xingjian: Una canna da pesca per mio nonno
Rizzoli editore, Milano - 2001

traduzione di Alessandra Lavagnanino

pagg. 48-49


catalogazione: una delle librerie in soggiorno
Condividi su Facebook

sembra un giallo ma non lo è

"In genere si pensa che la gente, quando viene accoltellata, caschi semplicemente a terra morta. Be', non è così. La mattina che Lennie viene ritrovata nel parcheggio di Pier Avenue, dallo schifo che c'è per terra, si capisce che prima di mollare ha cercato di trascinarsi carponi per un po'. Per un bel po', a dire il vero. Forse addirittura un quarto d'ora. Si è trascinata come un bambino, sulle mani e sulle ginocchia, afferrando e strattonando i paraurti e le maniglie delle auto, con le dita impiastricciate del suo stesso sangue. Finché, a un certo punto, è scivolata e ha perso conoscenza tra le ortiche vicino al parchimetro. [...] A me importa una cosa soltanto, che abbiano ragione a dire che è stata questione di un attimo. A me importa soltanto sapere che quando l'assassino è tornato indietro per strapparglielo, il suo cuore non batteva più."

Julie Myerson: Può sempre succedere
Einaudi, Torino - 2005
traduzione di Angela Tranfo
pag. 4

Condividi su Facebook

venerdì 3 ottobre 2008

nome in codice Piccolo Stronzo

"L'ascesa alla sala del trono della Casa Bianca, da parte dell'uomo chiamato in codice Piccolo Stronzo, non fu priva di risvolti comici, di intoppi e di accidenti vari, come Noodles Cook avrebbe potuto particolareggiatamente documentare se non fosse stato propenso, per tutta la vita, a essere cauto, guardingo, interessato, calcolatore, mendace e mercenario, tutte doti, queste, che lo qualificavano al massimo grado per l'alta carica, che infatti ottenne, in seno al collegio dei nove tutori del nuovo Presidente degli Stati Uniti. Yossarian aveva informato l'FBI che il suo vecchio amico e collega G. Noodles Cook era un imbroglione e un serpente e, pertanto, il governo non poteva trovare miglior collaboratore di lui, qualsiasi incarico gli venisse affidato. Di Noodles si poteva esser sicuri che avrebbe sempre mentito. Ottenne la carica."

Joseph Heller: Tempo scaduto
Bompiani, Milano - 1995
traduzione di Pier Francesco Paolini
pag. 133

Condividi su Facebook

genitori con intelligenza emotiva

"There are hundreds of studies showing that how parents treat their children—whether with harsh discipline or empathic understanding, with indifference or warmth, and so on—has deep and lasting consequences for the child's emotional life. Only recently, though, have there been hard data showing that having emotionally intelligent parents is itself of enormous benefit to a child. The ways a couple handles the feelings between them—in addition to their direct dealings with a child—impart powerful lessons to their children, who are astute learners, attuned to the subtlest emotional exchanges in the family. When research teams led by Carole Hooven and John Gottman at the University of Washington did a microanalysis of interactions in couples on how the partners handled their children, they found that couples who were more emotionally competent in the marriage were also the most effective in helping their children with their emotional ups and downs."

Daniel Goleman: Emotional intelligence
Bantam Doubleday Dell Publishing Group, New York - 1996

pag. 216


catalogazione: libreria dietro il computer
Condividi su Facebook

giovedì 2 ottobre 2008

stati di oscurità

"Dal 1750 al 1900, gli eventi mondiali cominciarono ad accelerare notevolmente. [...]Ciò che questi cambiamenti rivelavano è che la necessità tipicamente occidentale di un presente che costituisca la base per un futuro luminoso e progressivo significa non solo consegnare il passato all'oscurità ma anche sconfessare i processi più oscuri della modernità. Perciò non dovrebbe sorprendere che il periodo portò all'aumento delle forme di insonnia. Nell'insonnia facciamo l'esperienza di un tipo di oscurità, quella che ci impedisce di sapere quando il sonno arriverà: una barriera tra noi e il sonno, quell'oscurità tanto agognata che precede la modernità. Ma i processi e le condizioni valorizzati nella modernità (pensiero razionale, esaltazione del presente e progettazione del futuro) sono anche, nel loro rapporto sommerso con il passato e nella loro inevitabile contingenza, stati di oscurità. La modernità svaluta la conoscenza e le attività oscure, chiamandole retrograde, primitive, irrazionali."

Eluned Summers-Brenner: Insonnia - Una storia culturale
Donzelli editore, Roma - 2008
traduzione di Valentina Daniele
pag. 89

Condividi su Facebook

millantatore di malattia

"La malattia non era più considerata soltanto come un insieme di processi qualitativamente diversi, ma molto più spesso come una disregolazione che produceva delle variazioni inizialmente solo quantitative (intensità e durata delle risposte, etc.). Lo spostamento dell'attenzione dalla lesione d'organo all'alterazione funzionale non è solo un cambiamento nella categorizzazione dell'evento malattia. Infatti questa concezione ha determinato anche uno spostamento del luogo in cui ricercare il processo morboso. Un residuo del pensiero arcaico 'prefunzionale' è rintracciabile spesso nei giudizi diagnostici di alcuni medici (non tanto pochi in verità) che dichiarano che il malato 'non ha nulla' perché non si riscontra alcuna alterazione organica. In questo caso il malato (o meglio, l'ex malato ormai considerato un millantatore di malattia) è invitato a consultare uno psicologo!"

Vezio Ruggieri: Mente corpo malattia
Il pensiero scientifico editore, Roma - 1988
pag. 22o


catalogazione: libreria bianca in soggiorno

Condividi su Facebook

mercoledì 1 ottobre 2008

Cathâ demdur anung-ileh dimegnuz...

"Parliamo ora della maniera in cui si prepara il caffè a Costantinopoli, particolarmente nelle grandi case. C'è un domestico particolare che non ha altro impiego che quello di farlo cuocere; poiché è così che i Turchi si esprimono parlando della sua preparazione. A questo proposito vi farei notare che nella loro lingua essi dicono pure 'bere' il caffè, e non 'prendere' il caffè, come diciamo noi, e si servono della parola d'itchmeck, che significa bere dell'acqua, del vino e ogni sorta di liquori. Eccone una testimonianza di Belighi nello stesso luogo che ho già citato:

Cathâ demdur anung-ileh dimegnuz,
dem olmaz:
Kiasseh kiasseh itchelum nolsah
gherektur ani.

Che non si dica che non ci siano dei momenti in cui se ne deve fare a meno,
non ce ne sono.
Che che ne sia, bisogna che lo beviamo
tazza su tazza."


Antoine Galland: Elogio del caffè
Sellerio editore, Palermo - 1995
traduzione di Ispano Roventi
pagg. 94-95

catalogazione: libreria a sinistra del computer
Condividi su Facebook

se lo dice Adorno...

"...l'ascoltatore emotivo. [...] Qualche volta costoro utilizzano la musica come recipiente in cui riversare le proprie emozioni angosciose, quelle che 'fluttuano liberamente', per dirla coi termini della teoria psicanalitica, ovvero, identificandosi con la musica, possono trarre solo da questa le emozioni di cui sentono la mancanza in se stessi... Il tipo emotivo resiste violentemente ai tentativi di condurlo a un ascolto strutturale, in maniera forse più violenta del consumatore di cultura che infine per amor di questa vi sarebbe anche disposto. In realtà anche un ascolto adeguato è impensabile senza un investimento affettivo: solo che in questo caso viene investita affettivamente la cosa stessa e l'energia psichica è assorbita dalla concentrazione su di essa, mentre per l'ascoltatore emotivo la musica serve da mezzo per raggiungere scopi della sua personale economia istintuale. Egli non si aliena alla cosa che sarebbe in grado di ripagarlo con sensazioni interiori, ma ne rovescia le funzioni facendone un medium di mera proiezione."

Theodor W. Adorno: Introduzione alla sociologia della musica
Einaudi, Torino - 1971
traduzione di Giacomo Manzoni
pag. 13

Condividi su Facebook