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venerdì 9 luglio 2010

ho visto cose che neanche voi immortali...

"Attorno alla grotta cresceva una selva rigogliosa: c'erano l'ontano e il pioppo e il cipresso odoroso. Là avevano i loro nidi uccelli dalle lunghe ali, gufi e sparvieri e cornacchie marine loquaci, che amano vivere lungo le rive del mare. E qui si stendeva vigorosa con i suoi tralci intorno alla grotta profonda la vite domestica: era tutta carica di grappoli. Quattro fontane scorrevano con acqua chiara in fila, vicine l'una all'altra, e andavano in direzioni diverse. E all'ingiro fiorivano morbidi prati di viole e di prezzemolo.

Era uno spettacolo che anche un immortale, a giungere qui, avrebbe guardato con meraviglia e con viva gioia."

Omero: Odissea
Garzanti editore, Milano - 1981
traduzione di Giuseppe Tonna
introduzione di Fausto Codino
pagg. 63-64

catalogazione: stamattina sono state le gatte a scegliere per me: hanno fatto cadere questo volume da chissà quale alto ripiano...
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domenica 9 maggio 2010

vano è al fato dar di contro!


"CORIFEO
Va, libera la fanciulla da l'antro ove l'hai chiusa, su l'insepolto un tumulo componi.

CREONTE
Questo consigli, ti par giusto io ceda?

CORIFEO
...E il più presto che puoi! rapido piombano sugli insensati, dagli Dèi, sciagure!

CREONTE
Ahi! a far ciò, contro mia voglia, io stento; ma vano è al fato dar di contro...

CORIFEO
E affrèttati, dunque! e va tu, non mandar altri, corri!"

Sofocle: Antigone
versione poetica di Eugenio Della Valle
pag. 76
Gius. Laterza & Figli, Bari - 1961

catalogazione: libreria di fronte al divano
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domenica 20 dicembre 2009

romane al trucco

Ovidio - Ars Amatoria – lll, 219- 246







220
quae nunc nomen habent operosi signa Myronis
pondus iners quondam duraque massa fuit
anulus ut fiat, primo conliditur aurum
quas geritis vestis, sordida lana fuit
cum fieret, lapis asper erat nunc, nobile signum,
nuda Venus madidas exprimit imbre comas.

225
tu quoque dum coleris, nos te dormire putemus
aptius a summa conspiciere manu.
cur mihi nota tuo causa est candoris in ore?
claude forem thalami! Quid rude cogis opus?
multa viros nescire decet pars maxima rerum

230
offendat, si non interiora tegas.
aurea quae splendent ornato signa theatro,
inspice, contemnes brattea ligna tegit
sed neque ad illa licet populo, nisi facta, venire,
nec nisi summotis forma paranda viris.

235
at non pectendos coram praebere capillos,
ut iaceant fusi per tua terga, veto.
illo praecipue ne sis morosa caveto
tempore, nec lapsas saepe resolve comas.
tuta sit ornatrix odi quae sauciat ora

240
unguibus et rapta brachia figit acu.
devovet, ut tangit, dominae caput illa, simulque
plorat in invisas sanguinolenta comas.
quae male crinita est, custodem in limine ponat,
orneturve Bonae semper in aede deae.

245
dictus eram subito cuidam venisse puellae:
turbida perversas induit illa comas.



Quelle che ora hanno il nome di statue dell’operoso Mirone un tempo fu(rono) peso inerte e solida massa, perché diventi anello prima si consuma l’oro, quelle vesti che portate furono lana sporca, ora una splendida statua mentre diventava (statua) era ruvida pietra, Venere spreme l’acqua dalle chiome madide

noi pensiamo che tu dorma mentre anche tu ti agghindi, in maniera più appropriata sarai guardata dopo l’ultima mano. Perché mi è nota la causa del candore del tuo viso? Chiudi la porta del talamo, quale rude lavoro esegui? E meglio che gli uomini ignorino molte cose.

La gran parte delle cose disturberebbe se non coprissi le cose più intime. guarda le statue dorate che splendono nel teatro ornato, non ne terrai conto (tieni presente che) la lamina d’oro copre il legno ma al pubblico non è concesso avvicinarsi ad esse se non (sono) finite né l’aspetto approntato se non sono stati allontanati gli uomini

Ma non proibisco di offrire alla vista i capelli da pettinare perché si allarghino sparsi lungo la tua schiena però soprattutto allora eviterai di essere noiosa e non sciogliere spesso i capelli scomposti. Sia sicura l’ancella che ti veste detesto quella che graffia la faccia con le unghie i visi e trafigge con uno spillone la braccia ghermite.

Quella maledice, mentre lo tocca, il capo della padrona ed insieme piange mentre sanguina, sulle odiate chiome. Quella che è mal fornita di capelli ponga una custode alla porta e si orni sempre nel tempio della dea Bona; ero stato annunciato improvvisamente come arrivato ad una ragazza: turbata si calzò la parrucca al contrario!

Ovidio: Ars amatoria
Einaudi, Torino - 1969

catalogazione: biblioteca di Paola

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venerdì 10 luglio 2009

the fresshe beautee sleeth me sodeynly

"And with that word Arcite gan espye
Wher-es this lady romed to and fro,
And with that sight hir beautee hurt him so
That if that Palamon was wounded sore,
Arcite is hurt as much as he or more.
And with a sigh he saide pitously,
'The fresshe beautee sleeth me sodeynly
of hir that rometh in the yonder place,
And but I have hir mercy and hir grace,
That I may seen hir at the leste waye,
I nam but deed: tehre is namore to saye.'"

Geoffrey Chaucer: The Canterbury Tales
Penguin Books, London - 1996
pag. 44

catalogazione: libreria in ingresso

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sabato 13 dicembre 2008

il dolore delle donne

"Fra tutti quanti sono animati ed hanno intelletto noi donne siamo la specie più sventurata; per prima cosa dobbiamo, con gran dispendio di beni, comprarci uno sposo e prenderci un padrone del nostro corpo; questo è un male ancor più doloroso dell'altro. E in questo c'è un rischio gravissimo: se il marito lo si prende cattivo oppure buono. Per noi donne, infatti, la separazione è un disonore, né si può ripudiare lo sposo. Giunta, poi, tra nuovi costumi e nuove leggi, la donna deve essere un'indovina per sapere - a casa sua non può averlo appreso - di che natura sia il compagno di letto con il quale dover al meglio trattare. E se noi riusciamo a conseguire bene tale intento e il marito convive con noi sopportando il giogo senza sforzo, allora la vita è invidiabile; altrimenti bisogna morire. Un uomo, quando sente fastidio di stare in casa con i suoi familiari, esce fuori e solleva il cuore dalla noia. Per noi, invece, è destino volgere lo sguardo verso una sola persona. E dicono di noi che viviamo in casa una vita senza pericolo, mentre loro combattono in guerra; ma ragionano male. Giacché preferirei stare tre volte presso lo scudo piuttosto che partorire una volta sola!"

Euripide: Medea Bur, Milano - 1997
introduzione di Vincenzo di Benedetto
traduzione di Ester Cerbo

pagg. 127-129


catalogazione: la libreria di Sara
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martedì 28 ottobre 2008

se la veda lui...

"23.
Considera sovente la rapidità con la quale passano e dileguano tutte le cose ch'esistono e che nascono. La materia è simile al fluire continuo del fiume; le forze naturali subiscono trasformazioni ininterrotte, le cause mutamenti innumerevoli; quasi niente è stabile. E questa a te così vicina immensità infinita del passato e dell'avvenire è una voragine nella quale ogni cosa dilegua. Folle dunque colui che in tale situazione inorgoglisce, s'arrovella, si lamenta, come se per lungo tempo dovesse soffrire.


24.
Ricordati della materia universale, di cui sei un atomo, e dell'eternità del tempo, del quale ti è stato assegnato un breve intervallo fuggevole, e del fato, di cui, dimmi, quale parte sei tu?


25.

Taluno manca verso di me? Se la veda lui. Egli pure ha volontà ed energia. Io ho ora quel che la mia natura comune vuole ch'io abbia, e faccio quel che la mia natura vuole ora che faccia."


Marco Aurelio: I ricordi
Giulio Einaudi editore, Torino - 1968
traduzione di Francesco Cazzamini-Mussi

pag. 73


catalogazione: libreria di fronte al divano

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lunedì 21 luglio 2008

creature disgraziate

"Ah, di tutti gli esseri che hanno un'anima e hanno intelligenza, noi donne siamo le creature più disgraziate. Ecco, prima dobbiamo con un mucchio enorme di roba comperarci un marito e pigliarcelo come padrone del nostro corpo: e questo, credete, è un malanno ancor più penoso dell'altro."

Euripide: Ippolito - Medea - Le Troiane
brano da "Medea"

Garzanti editore, Milano - 1983

traduzione dal greco di Giuseppe Tonna

pag. 13


catalogazione: libreria di fronte al divano; libro scelto da Alessandro

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mercoledì 18 giugno 2008

de brevitate vitae

"Infine tutti sono d'accordo che nessuna attività può essere bene esercitata da un uomo affaccendato, non l'eloquenza, non le professioni liberali, dal momento che l'animo deconcentrato non recepisce nulla in profondità, ma tutto rigetta come cibo ingozzato. Nulla è più estraneo all'uomo affaccendato del vivere: di nulla è meno facile la conoscenza. Di insegnanti delle altre scienze ce ne sono tanti, e alcune di esse sembra che i ragazzi le abbiano assimilate al punto di poterle anche insegnare: ci vuole tutta una vita per imparare a vivere, e, ciò forse ti stupirà di più, ci vuole tutta una vita per imparare a morire."

Lucio Anneo Seneca: La brevità della vita
Rizzoli, Milano - 2002

traduzione di Alfonso Traina
pag. 57


catalogazione: libreria in camera da letto

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sabato 14 giugno 2008

bibliomane del 1300

"REGOLE PER PRESTARE I MIEI LIBRI AGLI STUDENTI

È sempre stato difficile con l'aiuto delle leggi far accettare agli uomini i confini dell'onestà senza che l'astuzia dei nuovi venuti non cercasse di sopraffare i termini già esistenti e di infrangere le regole con l'impudenza della libertà. Per questo motivo, dopo essermi accortamente consigliato, ho deciso come voglio che siano dati in prestito e utilizzati i miei libri, a vantaggio di chi studia.

Anzitutto, per spirito di carità, concedo e dono tutti i miei libri uno per uno: ho già preparato un catalogo speciale per la comunità degli studenti dell'aula N di Oxford; e lo faccio in suffragio perpetuo a favore della mia anima e di quella dei miei genitori[...]

Ordino che i miei libri vengano dati per servire al progresso degli studi in prestito temporaneo, a tutti gli studenti e maestri della città, siano essi regolari o secolari, nel modo che spiego subito e che è il seguente.

Il maestro a capo della detta aula deve scegliere cinque studenti che si tratterranno in essa e ai quali è affidata la custodia di tutti i libri; quando vi sono tre dei cinque custodi e mai di meno, allora essi possono prestare uno o più libri, ma solo in consultazione o per studiarli, non voglio che mai nessun libro esca dalle mura del collegio per essere copiato o trascritto.

Dunque, quando uno studente, sia esso secolare o religioso
li reputo infatti alla pari per quanto riguarda questo beneficiochiede in prestito un libro, i custodi devono sempre accertarsi che ve ne siano due copie; se è così, possono prestarlo dietro cauzione, la quale deve essere stabilita in modo da essere superiore al valore che per loro ha il libro stesso; subito si deve registrare sia la cauzione sia il libro in uscita, con i nomi delle persone che danno il libro e di chi lo riceve, insieme al giorno e all'anno del Signore in cui viene fatto il prestito.[...]

Ogni custode, quando viene deputato a questo incarico, deve giurare di osservare tutte le regole. Inoltre, anche coloro che ricevono uno o più libri si impegneranno a non farne altro uso che di consultazione e di studio, e inoltre a non portarli fuori da Oxford e dalla cerchia dei suoi villaggi, né permetteranno che ciò accada.

Ogni anno, poi, i custodi devono render conto al magister e ad altri due suoi studenti scelti da lui; oppure, nel caso che non possa, dovrà designare tre ispettori, diversi dai custodi, i quali esaminando il catalogo dei libri dovranno controllare che siano presenti tutti i volumi o almeno la loro cauzione.[...]

Per finire voglio che, chiunque abbia avuto un libro in prestito, deve farlo vedere ai custodi almeno una volta durante l'anno e avere la possibilità, se lo desidera, di accertarsi che la sua cauzione ci sia ancora.

Inoltre, se accade che un libro vada perduto per morte, furto, frode o incuria, colui che l'ha perso o qualcuno in sua vece o, nel caso di morte, il suo esecutore, devono corrisponderne il prezzo e riavere indietro la cauzione.

E se, quale ne sia il motivo, i custodi ne hanno un guadagno, esso non dev'essere utilizzato per nient'altro che non sia la riparazione o comunque l'aiuto ai libri."

Riccardo da Bury: Philobiblon o l'amore per i libri
testo latino a fronte
traduzione di Riccardo Fedriga
BUR, Milano - 1998

catalogazione: C ponte finestra

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venerdì 30 maggio 2008

semper varius

"Idem severus laetus, comis gravis, lascivus cunctator, tenax liberalis, simplex simulator, saevus clemens et semper in omnibus varius (Hadrianus fuit)."
Era insieme serio e cordiale, affabile e contegnoso, sfrenato e controllato, avaro e generoso, aperto e simulatore, crudele e mite, e sempre mutevole in ogni manifestazione.


Scrittori della Storia Augusta
Libro I- Vita di Adriano di Elio Sparziano
TEA editore, Milano - 1985
pag. 154

catalogazione: accanto al letto

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sabato 26 aprile 2008

attendere, prego

"Scilicet ultima semper expectanda dies homini est dicique beatus ante obitum nemo supremaque funera debet."
Bisogna sempre attendere l'ultimo giorno di un uomo e nessuno può essere detto felice prima della morte e del rito funebre.



Publius Ovidius Naso: Le Metamorfosi
Mondadori, Milano - 2002
Vol. 1, pag. 123

catalogazione: S S1 P3

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