lunedì 31 agosto 2009

mio stupendo, mio povero secolo

"Mia età, mia belva, chi potrà
guardarti dentro agli occhi
e saldare col suo sangue
le vertebre di due secoli?
Dalla gola delle cose terrestri
fiotta sangue fabbriciere.
Sulla soglia dei nuovi giorni
a tremare è soltanto il parassita.

Finché c'è vita deve la creatura
portare la propria schiena,
vanno, scherzano i flutti
con l'invisibile spina dorsale.
Tenera, infantile cartilagine
è l'era neonata della terra.
Di nuovo, agnello, hanno immolato
l'osso frontale della vita.

Per liberare il secolo in catene,
per dare inizio al mondo nuovo,
bisogna a flauto saldare
i segmenti nodosi dei giorni.
È il secolo che l'onda
di umana angoscia sommuove,
all'aureo ritmo del secolo
nell'erba la vipera respira.

E si gonfieranno ancora le gemme
e zampillerà il verde dei germogli.
Ma è spezzata la tua spina dorsale
mio stupendo, mio povero secolo.

E con un sorriso demente,
come una belva un tempo flessuosa
ti volti indietro, debole e crudele,
a contemplare le tue orme."

Osip Ėmil'evič Mandel'štam: Poesie (1921-1925)
Ugo Guanda editore, Milano - 1976
traduzione di Serena Vitale
pagg. 45 e 47

catalogazione: una delle librerie in soggiorno


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