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martedì 6 luglio 2010

siete avvisati

"Non cercate
di prendere i poeti
perché vi scapperanno
tra le dita."

Alda Merini: Aforismi e magie
Rizzoli editore, Milano - 2009
pag. 49
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lunedì 5 luglio 2010

l'intruso

"Le tre sorelle dalla tela rozza
levano gli occhi sbigottite, poi
che una voce pervade i corridoi
come d'uno che irride o che singhiozza.

'Il vento in casa!' Il vento cresce, cozza,
sibila, mugge come cento buoi.
Ogni sorella pensa ai casi suoi,
l'altra chiamando con la voce mozza.

In breve dai soppalchi al limitare
discacciano il nemico, nell'assedio
invocando a gran voce tutti i Santi.

Ognuna torna poi ad agucchiare,
ed accompagna il ritmo del suo tedio
all'orchestra dei tremoli svettanti."

Guido Gozzano: Le poesie
Aldo Garzanti editore, Milano - 1971
saggio introduttivo di Eugenio Montale
pag. 51

catalogazione: libreria di fianco al divano
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giovedì 17 giugno 2010

non chiederci la parola che squadri da ogni lato...

"Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.


Ah l'uomo che se ne va sicuro,

agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola

stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.

Codesto solo oggi possiamo dirti:
ciò che
non siamo, ciò che non vogliamo."

Eugenio Montale
presentazione di Vittorio Spinazzola
a cura di Sandro Onofri
editrice l'Unità, Roma - 1993
pag. 21

catalogazione: libreria in ingresso

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giovedì 22 aprile 2010

Petrarca petrarcheggia e Pascoli pascoleggia

"Pascoli, voglio dire, cade ogni tanto nel difetto in cui cade ogni artista; Petrarca, tante volte, petrarcheggia, cioè rifà a freddo se stesso; Pascoli pascoleggia, cioè ripete senza una intima necessità le sue trovate, giocherella con la sua lingua e il suo stile, e irrita. Ma questo pascoleggiare certe volte è solo irritante, un neo troppo rilevato, tante altre volte, applicato a una materia che non lo tollera, lascia capire che quelle corde sono d'accatto e che lui, per ragioni pratiche, lavora a freddo o con calore fittizio, e carica il volume delle Poesie (un grosso volume di oltre milletrecento pagine) di tante cose caduche, false, frutto di propositi velleitari non di un'intima spinta."

Giovanni Pascoli
presentazione di Giuseppe Petronio
editrice l'Unità, Roma - 1993
pag. 11

catalogazione: libreria sotto la finestra
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domenica 14 marzo 2010

considerate la vostra semenza


Inferno - Canto XXVI - vv. 76-142


Poi che la fiamma fu venuta quivi
dove parve al mio duca tempo e loco,
in questa forma lui parlare audivi:
"O voi che siete due dentro ad un foco,
s’io meritai di voi mentre ch’io vissi,
s’io meritai di voi assai o poco
quando nel mondo li alti versi scrissi,
non vi movete; ma l’un di voi dica
dove, per lui, perduto a morir gissi".
Lo maggior corno de la fiamma antica
cominciò a crollarsi mormorando,
pur come quella cui vento affatica;
indi la cima qua e là menando,
come fosse la lingua che parlasse,
gittò voce di fuori, e disse: "Quando
mi diparti’ da Circe, che sottrasse
me più d’un anno là presso a Gaeta,
prima che sì Enëa la nomasse,
né dolcezza di figlio, né la pieta
del vecchio padre, né ’l debito amore
lo qual dovea Penelopè far lieta,
vincer potero dentro a me l’ardore
ch’i’ ebbi a divenir del mondo esperto
e de li vizi umani e del valore;
ma misi me per l’alto mare aperto
sol con un legno e con quella compagna
picciola da la qual non fui diserto.
L’un lito e l’altro vidi infin la Spagna,
fin nel Morrocco, e l’isola d’i Sardi,
e l’altre che quel mare intorno bagna.
Io e ’ compagni eravam vecchi e tardi
quando venimmo a quella foce stretta
dov’Ercule segnò li suoi riguardi
acciò che l’uom più oltre non si metta;
da la man destra mi lasciai Sibilia,
da l’altra già m’avea lasciata Setta.
"O frati", dissi, "che per cento milia
perigli siete giunti a l’occidente,
a questa tanto picciola vigilia
d’i nostri sensi ch’è del rimanente
non vogliate negar l’esperïenza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza".
Li miei compagni fec’io sì aguti,
con questa orazion picciola, al cammino,
che a pena poscia li avrei ritenuti;
e volta nostra poppa nel mattino,
de’ remi facemmo ali al folle volo,
sempre acquistando dal lato mancino.
Tutte le stelle già de l’altro polo
vedea la notte, e ’l nostro tanto basso,
che non surgëa fuor del marin suolo.
Cinque volte racceso e tante casso
lo lume era di sotto da la luna,
poi che ’ntrati eravam ne l’alto passo,
quando n’apparve una montagna, bruna
per la distanza, e parvemi alta tanto
quanto veduta non avëa alcuna.
Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto;
ché de la nova terra un turbo nacque
e percosse del legno il primo canto.
Tre volte il fé girar con tutte l’acque;
a la quarta levar la poppa in suso
e la prora ire in giù, com’altrui piacque,
infin che ’l mar fu sovra noi richiuso".

Dante Alighieri: La Divina Commedia
a cura di Natalino Sapegno
La Nuova Italia, Firenze - 1957
I volume


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giovedì 11 febbraio 2010

da un mare all'altro

"LIV.

Da Brandimarte senza farle motto
lasciata fu ne la città di Carlo,
dov'ella l'aspettò sei mesi od otto;
e quando al fin non vide ritornarlo,
da un mare all'altro si mise, fin sotto
Pirene e l'Alpe, e per tutto a cercarlo:
l'andò cercando in ogni parte, fuore
ch'al palazzo d'Atlante incantatore."


Ludovico Ariosto: Orlando Furioso
scelta e commento a cura di Natalino Sapegno
edizioni Principato, Milano-Messina - 1943
pag. 261

catalogazione: libreria accanto al divano
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domenica 17 gennaio 2010

fabbricare fabbricare fabbricare

"Fabbricare fabbricare fabbricare
Preferisco il rumore del mare
Che dice fabbricare fare e disfare
Fare e disfare è tutto un lavorare
Ecco quello che so fare."



Dino Campana: Canti orfici
Vallecchi editore, Firenze - 1966
pag. 267

catalogazione: libreria accanto al divano
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domenica 22 novembre 2009

imbonimento

"Ha un cesto di rugiada
il ciarlatano del cielo


[V. 19]"

Giuseppe Ungaretti
Vita d'un uomo - Poesie III
Poesie disperse
con l'apparato critico delle varianti di tutte le poesie e uno studio di Giuseppe De Robertis
Arnoldo Mondadori editore, Milano - 1945
(edizione provvisoria)

pag. 47

catalogazione: libreria di fianco al divano
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mercoledì 28 ottobre 2009

mentre suggevo

"latte di luce
da poppe turgide di globi elettrici
un ceffo teppista di tram geloso
col braccio del trolley le staccò nette
immergendomi nell'oscurità
indi giulivo s'allontanò fuggendo
ridendo a crepabronzo di campana


ma se t'attacchiappo pezzo di mascalzone

razza di guappo fior di villanzone

Vittorio Tommasini (in arte 'Farfa il futurista')"

Poesia italiana del Novecento
Volume secondo
a cura di Edoardo Sanguineti
Giulio Einaudi editore, Torino - 1971
pag. 661

catalogazione: una delle librerie in soggiorno

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venerdì 24 aprile 2009

di me la miglior parte or langue...

"Io vedea ne' tuoi bruni occhi cervieri
due di questo mio volto immaginette.
Scorgeane un'altra in tue sembianze elette,
e in quel viso a me piacqui, ed in que' neri.

Ma i lumi, ov'mi specchiai sì volentieri,
oggi ahi morte ferì di sue saette:
svenner le guance, e in loro le due pozzette;
né questo, o figlio, è il bel profil di ieri.

Anzi di me la miglior parte or langue;
che il più teco ne venne, ed io qui resto
poco men che nud'ombra e corpo esangue.

Se dunque rechi entro l'avel funesto
l'amor del padre, e le fattezze e il sangue
deh, figlio, omai, ché non ti porti il resto?"

Pier Jacopo Martello: Rime per la morte del figlio
Giulio Einaudi editore, Torino - 1972
pag. 43

catalogazione: libreria in ingresso
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domenica 15 marzo 2009

mio dolcissimo mare...

"Partenza

Mio dolcissimo mare,
sotto la luna bionda
io vedo da la sponda
la nave lontanare.

Sento la morbid'onda
che mi viene a baciare,
come per consolare
la mia pena profonda.

Ella parte, e il mio pianto
va a morire sul mare,
come l'anima mia...

Ahi, non si può pensare
che il mar, ch'ho amato tanto,
il mar la porta via!..."

Sergio Corazzini: Poesie edite e inedite
Giulio Einaudi editore, Torino - 1968
pag. 164

catalogazione: una delle librerie in soggiorno
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lunedì 1 dicembre 2008

amare i propri simili ma non desiderarli

"Io sono stata messa in manicomio perché ero colpevole di adulterio: amavo l'arte più della mia famiglia, ma non potevo dire che ero un'adultera sacrificale.

Il manicomio mi liberò da questo tormento. Diciamo che il manicomio è stata una grande educazione sentimentale, ho imparato ad amare i miei simili ma non desiderarli.

Imparai ad educarli, salvai molte vite dalla disperazione, nessuno in manicomio sapeva che io ero poeta e mi guardavano come una donna che soffriva e basta.

Avevo un numero, il 47, il numero della casa dove abito."


Alda Merini: Antenate bestie da manicomio
Manni editori, S. Cesario di Lecce - 2008

pag.
48

catalogazione: la libreria di Guccia/Sara

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giovedì 6 novembre 2008

corpi in moto e corpi in equilibrio

"Dunque lo sgombero della neve:
durante e dopo la nevicata, assicurata
la resistenza dei tetti, sgomberati


balconi e davanzali, non recando
molestia ai passanti, dalle 7

alle 19 tenuto sgombro

il marciapiede, raccolto sul bordo
da non invadere la carreggiata e
da non ostruire i pozzetti stradali,


in caso di gelo cosparsa
sugli spazi suddetti segatura,

sabbia o altro materiale

per impedire ai passanti di

sdrucciolare e durante lo sgelo

tenute sgombre le bocchette di scarico


(impossibile anche sapere quanti
siano stati uccisi per l'abitudine
di portare via i cadaveri).


Nanni Balestrini: Poesie pratiche
Giulio Einaudi editore, Torino - 1976
pag. 25

catalogazione: libreria dietro il computer

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giovedì 23 ottobre 2008

E ddoppo, chi ss'è vvisto s'è vvisto

"Come sò st'omminacci, Aghita, eh?
Pareno cose de potesse dì?

Sin che nun te lo fai mettelo cqui,

Sò ttutti core e ffedigo pe tté.


Ma una vorta che jj'hai detto de sì,

Appena che jj'hai mostro si cc'or'è,

Bbada, Aghituccia, e ffidete de mmé

Che te sfotteno er cane llì pper lì.


Ecchete la mi' fine co Cciosciò:

Viè: ppare un zanto, un fiore de vertù:

Io me calo le bbraghe e jje la do.


Ce sei ppiù stata da quer giorno tu?
Accusì llui: da sì cche mme sfassciò,

Ggesù Ggesù nnun z'è vveduto ppiù!"


Giuseppe Gioacchino
Belli: Trenta sonetti
Incisioni di Renzo Vespignani
Introduzione di Enzo Siciliano

BUR, Milano - 1976
pag. 18

catalogazione: libreria di fronte al divano


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giovedì 25 settembre 2008

s'è fatto male, conte?

"Il signor Bruno disse:
Buonasera sor conte.

Gli fu portata una prima

birra media.

Poi una seconda.

Il conte divenne
di buon umore. Ma doveva urinare.

Per andare al bagno

si passava attraverso

uno stanzone dei giochi

cui s'accedeva per una rampetta.

Sulla rampetta egli come morto corpo
all'indietro cadde.
Accorsero Bruno col figlio Silvano.

S'è fatto male, conte?

Niente, niente.

È quella medicina!

Troppa ne assunsi. Ahi, troppa.

Si alzò disinvolto. Barcollava.

Telefoni a Carmen

di venirmi a prendere.

Senz'altro sor conte.

E venne Carmen, di Manila,

la cattolico-orientale,

che s'era sbatacchiata

da Manila a Milano

per fare la tuttofare,

vale a dire la serva
che egli amava,

con reciproca antropologia."


Ottiero Ottieri: Il palazzo e il pazzo
Garzanti editore, Milano - 1993
pagg. 15-16


catalogazione: libreria in ingresso

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venerdì 5 settembre 2008

marcetta

"Notte sull'aia,
il cane abbaia
la luna è sola,
non c'è parola
bella così.
Ed il pompiere con la sirena
trova nel mare, sapete chi?
Il palombaro solo che cena."





Alfonso Gatto: Il vaporetto

Nuova Accademia editrice, Mi
lano - 1963
disegni di Graziana Pentich
pagg. 62-63


catalogazione: libreria accanto al computer

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giovedì 28 agosto 2008

goccia a goccia

L'ultima goccia d'olio.

Fuori procede la bacchiatura
delle olive, in cantina recupero
a stento, goccia a goccia,
l'ultima bottiglia d'olio vecchio.
Ecco un bel modo di finire:
nell'esatto momento in cui
il nuovo sta per arrivare.

Franco Marcoaldi: Il tempo ormai breve
Giulio Einaudi Editore, Torino - 2008
pag. 7

catalogazione: una volta nella biblioteca di Guglielmo e un giorno misteriosamente scomparso


dice Guglielmo:
"Cercare un libro e non trovarlo più. Pessima esperienza soprattutto se, dopo aver buttato all'aria le librerie di casa (ce n'era bisogno? I libri non erano già accatastati nella maniera più improbabile?), si ha conferma, consultando un volenteroso elenco redatto in un momento di confusione (quando si cerca di mettere ordine nella propria vita e si comincia dalla libreria...mah!), che il libro è stato veramente acquistato.

Il libro in questione è un libro di poesia e nella libreria dello studio ho avuto l'idea di riservare un intero ripiano solo per loro. Ma le mie previsioni erano sbagliate: i libri di poesia sono cresciuti (inspiegabilmente?) più del dovuto e pur messi in tutti i modi possibili nel ripiano suddetto non ci stanno proprio più. E questa, per mia sfortuna, è diventata una via di fuga per il mio libretto di poesia introvabile e motivo di ulteriori, inutili, ricerche. Ecco nella notte un fulmine (mi capita spesso di avere queste illuminazioni notturne, sicuramente una malattia della incipiente vecchiaia) il libro l'ho prestato. Mannaggia qui si apre un'altra triste storia. Come tutti sanno il libro prestato difficilmente trova la strada per tornare a casa (non c'è da scomodare nessuna legge di Murphy!). Tanto più se si presta ad un amico. Ma se si è prestato ad una fidanzata, persa di vista per motivi ancora inspiegabili, è come averlo gettato. Mestamente lo metto nei libri da acquistare..."


La poesia è stata scelta dalla copia di Marina che
si scusa se non ha scelto bene

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lunedì 28 aprile 2008

domani mattina mi farò una doccia

"Domani mattina mi farò una doccia
nient'altro è certo che questo.

Un futuro d'acqua e di talco

in cui nulla succederà nulla e nessuno

busserà a questa porta. Il fiume
obliquo correrà tra i vapori ed io
come un eremita siederò

sotto la pioggia tiepida,
ma né miraggi né tentazioni

traverseranno lo specchio opaco.
Immobile e silenzioso, percorso

da infiniti ruscelli,

starò nella corrente
come un tronco o un cavallo morto,
e finirò incagliato nei pensieri

lungo il delta solitario dello spirito

intricato come il sesso di una donna."


Valerio Magrelli: Ora serrata retinae
Giangiacomo Feltrinelli Editore, Milano -1989

pag. 22

catalogazione: libreria in ingresso

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