
- E non le pare un grande vantaggio, questo?
- No, perché il nostro lavoro nasce sin dall'inizio interminato, indefinito, incompiuto e tale resta fino alla fine. Del resto, come tutte le filosofie, anche questa crea le sue malattie. Alcuni vengono presi, davanti a un calcolatore, da una specie di delirio del ritoccare, del rifare, del modificare.
- E che c'è di male?
- È semplice. Prima del calcolatore, il disfare era un'operazione molto complicata, quindi i lavori nascevano solo dopo essere stati pensati a fondo: si rifletteva su quel che si sarebbe scritto, perché si sapeva che il prodotto di questo lavoro non sarebbe stato facilmente modificabile. Ora invece, la modificabilità infinita delle cose che si fanno con il calcolatore ci spinge a non pensare prima, ma a pensare al più mentre scriviamo. O a non pensare affatto. E questo cambia parecchio le cose."
Raffaele Simone: La mente al punto
Editrice Laterza, Bari - 2002
pag. 88
catalogazione: C S4 P6