"Uno degli esempi considerati è stato l'enunciato «Sì (prendo questa donna come mia legittima consorte)», pronunciato nel corso di una cerimonia nuziale. Diremo allora che nel pronunziare queste parole noi stiamo facendo qualche cosa, cioè ci stiamo sposando; non riferiamo qualcosa, ci stiamo sposando. E l'atto dello sposarsi, come dello scommettere, è perlomeno preferibile (sebbene non in misura autentica) che sia descritto come pronunzia di certe parole (per quanto questa non sia ancora una descrizione accurata), piuttosto che come esecuzione di un differente, interiore atto spirituale, di cui queste parole sono soltanto il segno esteriore e percepibile. Che effettivamente sia così, difficilmente può provarsi, ma in ogni caso vorrei asserire che è un fatto."
John L. Austin: Quando dire è fare
Marietti editori, Torino - 1974
traduzione di Margherita Gentile e Marina Sbisà
pagg. 55-56
catalogazione: una delle librerie in soggiorno
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