"Con la coda dell'occhio notò che si stava radunando un numero sempre maggiore di ascoltatori. Un sacco di gente. Non aveva mai avuto un pubblico così numeroso. Cantava ormai da più di mezz'ora e non riusciva a smettere. Non a causa del pubblico, ma per la sensazione nuova che provava. Come finale cantò l'assolo di cui era stata privata, l'amato brano dello Stabat Mater di Pergolesi. Scelse di concludere proprio con quelle note limpide, pure come il cristallo. Nessuno rise, questa volta, e la musica fu per lei, ancora una volta, qualcosa di unico, di definitivo. Ciò che era. Mille lezioni non avrebbero potuto infonderle una tale consapevolezza: lei era la sua voce. La casa da cui usciva e in cui rientrava, dove poteva essere se stessa e sperare che l'amassero per come era e nonostante quello che era. 'Se dovessi scegliere tra la felicità e cantar bene' aveva scritto una volta nel suo diario, quando aveva quattordici anni 'non avrei dubbi riguardo alla mia scelta.' Fu un attimo meraviglioso di serenità e di pace interiore."
David Grossman: Qualcuno con cui correre
Oscar Mondadori, Milano - 2002
traduzione di Alessandra Shomroni
pag. 166
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