"La porta della farmacia era socchiusa; tre ragazzotti guardavano dentro, torcendosi dalle risa. Diederich non fece loro caso, ma a sua volta impietrì per lo stupore: dietro il banco, il suo vecchio amico e commilitone Gottlieb Hornung camminava su e giù, cupo, a braccia conserte. Guste stava dicendo: — Son proprio curiosa di sapere se avrò presto il mo spazzolino da denti, — quando Gottlieb Hornung uscì di dietro al banco, sempre a braccia conserte, avvolgendola in uno sguardo tetro. — Lei avrà visto dalla mia faccia, - prese a dire in tono declamatorio, — che io né posso né voglio venderle uno spazzolino da denti. — To'! — fece Guste, arretrando, — ma se ne ha un bicchiere pieno! - Gottlieb Hornung ebbe un sorriso luciferino. - Mio zio, lassù, — buttò indietro la testa e indicò col mento il soffitto, dove appunto abitava il principale, — può mettere in vendita quel che vuole. La cosa non mi tocca. Non ho studiato per sei semestri e non ho appartenuto a una corporazione di prim'ordine per mettermi a vendere spazzolini da denti."
Heinrich Mann: Il suddito
Giorgio Einaudi editore, Milano - 1955
traduzione di Clara Bovero
pag. 398
catalogazione: libreria bianca in soggiorno
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