"Confesso che provo uno strano conforto quando ravviso nei bambini le somiglianze ereditate da altri membri della famiglia, e la mia speranza è che mio nipote le conservi in età adulta. Naturalmente non è soltanto da bambini che si è accessibili a queste piccole eredità. Un maestro o un mentore ammirato profondamente all'inizio dell'età adulta lascerà il suo segno; perciò, ancor molto tempo dopo esser giunti a riesaminare, e forse anche a respingere, l'essenza del suo insegnamento, alcuni suoi tratti tenderanno a sopravvivere, come un'ombra della sua influenza, per rimanere saldati all'allievo per tutta la vita. Mi rendo conto, per esempio, che alcuni miei atteggiamenti—il modo come tengo alzata la mano quando spiego qualcosa, alcune inflessioni della voce quando cerco di comunicare ironia o impazienza, persino intere frasi che mi piace citare e che la gente è ormai indotta a ritenere mie—mi rendo conto che sono tutte caratteristiche che in origine io presi da Mori-san, il mio maestro d'un tempo. E forse non è mia indebita vanteria pensare che molti dei miei stessi allievi abbiano avuto a loro volta da me di queste piccole eredità. Spero pure che, anche se sono giunti a dare una diversa valutazione degli anni trascorsi sotto la mia guida, la maggior parte di loro mi rimarranno grati per ciò che hanno imparato da me."
Kazuo Ishiguro: Un artista del mondo effimero
Einaudi, Torino - 1994
traduzione di Laura Lovisetti Fuà
pag. 135
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