"Il Pascoli, dunque, considera la poesia soggettiva come l'unica possibile poesia dei suoi tempi e ci presenta un profilo esasperatamente romantico del poeta che 'si lancia come un falco nelle lande misteriose illuminate dalla calma luce crepuscolare,' che 'ode voci strane e terribili e ad ora ad ora una melodia di lire eolie e di liuti': e giunge effettivamente ad adombrare una poetica simbolista non solo nell'accenno un po' generico al mondo che si vivifica intorno al poeta, alle nuvole che sembrano guerrieri e agli alberi che sembrano dei (che sarebbe ancora un simbolismo piuttosto esterno), ma soprattutto con la indicazione del processo di formazione del simbolo, quella 'malattia dell'astrazione,' che porta lo spirito umano a creare figure, miti, favole, niente affatto corrispondenti alla realtà e negati e contraddetti dalla ragione che si manifesta in modo spontaneo nei primitivi ('che è comune ai poeti primitivi') e nel sogno ('io astraggo dal mondo d'oggi come astrae chi sogna')."
Carlo Salinari: Miti e coscienza del decadentismo italiano
Giangiacomo Feltrinelli editore, Milano - 1975
pag. 155
catalogazione: libreria dietro il computer
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