"«Stronza! Puttana! Che ti credi, ti ho vista alla televisione! Con quel frocio di Mantovani in mezzo ad una schiera di testadicazzo. Avevi detto che mi avresti raggiunto. E invece hai preferito farti scopare da quel frocio. Puttana! Solo per quello ti ha presa, scema! Lo vedi che non capisci proprio niente. Tu non sei capace di stare davanti a una telecamera, tu sei capace solo di fare bocchini.» Ci fu un attimo di silenzio. Graziano si concesse un sorriso. L'aveva sdraiata. Ma la risposta arrivò violenta come un uragano sui Caraibi. «Brutto figlio di troia che non sei altro. Non so perché sono stata con te. Dovevo essere completamente impazzita. Piuttosto che sposarmi con te mi butto sotto un treno. La vuoi sapere una cosa? Porti sfiga! Appena te ne sei andato ho trovato lavoro. Porti una sfiga bestiale. Tu volevi solo affondarmi, volevi che venissi in quel posto di merda. Mai. Io ti disprezzo, per tutto quello che rappresenti. Per come ti vesti. Per le stronzate che spari con quel tono da sapientone che hai. Tu non hai mai capito un cazzo. Sei solo un vecchio spacciatore fallito. Sparisci dalla mia vita. Se provi a richiamarmi, se provi a farti vedere, lo giuro su Dio, pago qualcuno per farti spaccare la faccia. Sta ricominciando lo spettacolo. Addio. Ah, un'ultima cosa, quel frocio di Mantovani ce l'ha più grosso del tuo.» E chiuse."
Niccolò Ammaniti: Ti prendo e ti porto via
Arnoldo Mondadori editore, Milano - 2000
pag. 151
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