venerdì 8 agosto 2008

trecentosessantacinque donne e cinquemilatrecentodieci rose

"Il potente sovrano della Persia, il signore delle trecentosessantacinque donne e delle cinquemilatrecentodieci rose di Sciraz, non era abituato a reprimere neanche un semplice desiderio, figuriamoci poi una tale brama. Il suo occhio aveva appena eletto la contessa W. che egli fece cenno al gran visir. Il gran visir si curvò sulla spalliera della poltrona.

«Ho qualche cosa da dirti,» sussurrò lo scià. «Vorrei la piccola giovane donna che vedi là, quella biondo-argento. Tu sai quale voglio dire.»

«Signore,» osò ribattere il gran visir, «io so quale Vostra Maestà vuol dire, ma è...» voleva dire «impossibile», però sapeva bene che una tale parola poteva costare la vita. Perciò disse: «Qui in Europa in queste cose si va molto piano!»


«Oggi!» disse lo scià al quale nulla sembrava ineseguibile di ciò che comandava.


«Oggi!» confermò il ministro."

Joseph Roth: La milleduesima notte
Garzanti editore, Milano - 1965

traduzione di Ugo Gimmelli
pag. 49


catalogazione: libreria dietro il computer

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