Andavo da lui a svegliare la belva della letteratura. A sentirla ruggire e vedere come si rigirava: andavo a casa del professore di 'lingua russa' . Tutto il sale consisteva proprio in quell'andare 'a casa', e ora mi riesce difficile liberarmi dall'impressione che andassi a casa della letteratura stessa. Mai più dopo di allora la letteratura è stata una casa, un appartamento, una famiglia, dove dormono affiancati dei bambini fulvi nei lettini a rete.
Cominciando da Radiščev e da Novikov, V.V. aveva ormai stretto un legame personale con gli scrittori russi, una conoscenza iraconda e amorosa con la nobile invidia, con la gelosia, con l'irriverenza scherzosa, con l'ingiustizia patente, come si usa in famiglia."
Osip Ėmil'evič Mandel'štam: Il rumore del tempo
Giulio Einaudi, Torino - 1970
traduzione di Giuliana Raspi
pag. 85
catalogazione: libreria di fronte al divano
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