"Poi anche la storia di Lugli finì. Si seppe ch'era scappato lasciando dei grossi debiti. Ma Silvia stavolta si rivoltò come un gatto. Andò a Canelli alla Casa del fascio; andò dal segretario, andò nelle ville dove avevano goduto e dormito, e tanto fece che riuscì a sapere che doveva essere a Genova. Allora prese il treno per Genova, portandosi dietro l'oro e quei pochi soldi che trovò.
Un mese dopo andò a prenderla a Genova il sor Matteo, dopo che la questura gli ebbe risposto dov'era, poiché Silvia era maggiorenne e spedirla loro a casa non potevano. Faceva la fame sulle panchine di Brignole. Non aveva trovato Lugli, non aveva trovato nessuno, e voleva buttarsi sotto il treno. Il sor Matteo la calmò, le disse ch'era stata una malattia, una disgrazia, come il tifo di sua sorella, e che tutti l'aspettavamo alla Mora. Tornarono, ma stavolta Silvia era incinta davvero."
Cesare Pavese: La luna e i falò
Giulio Einaudi editore, Torino - 1974
pag. 114
catalogazione: una delle librerie in soggiorno
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