"Tu puoi accendere le stufe con la torba, e le rimesse costruirle in pietra. Va bene, lo ammetto, abbatti foreste, se è necessario, ma perché sterminarle? Le foreste russe scricchiolano sotto l'ascia, periscono miliardi di alberi, sono devastati i rifugi delle bestie e degli uccelli, si insabbiano e seccano i fiumi, scompaiono senza rimedio meravigliosi paesaggi, e tutto questo perché all'uomo indolente manca il buon senso di ricavare dalla terra il combustibile. (A Elèna Andrèevna) Non è vero, signora? Bisogna essere barbari sconsiderati, per ardere nella stufa questa bellezza, per distruggere ciò che noi non possiamo foggiare. L'uomo è dotato d'intelligenza e di forza creativa per moltiplicare ciò che gli è dato, sinora però egli non ha creato, ma distrutto. Le foreste si fanno sempre più rade, i fiumi si seccano, la selvaggina si è estinta, il clima è guastato, e di giorno in giorno la terra diventa sempre più povera e più brutta."
Anton Čechov: Zio Vanja
Giulio Einaudi editore, Torino - 1970
introduzione e traduzione di Angelo Maria Ripellino
pag. 28
catalogazione: una delle librerie in soggiorno
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