"Il giorno della sua visita, il caldo era a Parma opprimente; il trovare lassù l'aria un po' mossa le gradì tanto che vi si trattenne qualche ora. Naturalmente, si affrettarono ad aprirle le sale della Torre Farnese, sulla cui piattaforma s'incontrò con un povero liberale carcerato che vi godeva la mezz'ora di passeggiata concessagli ogni tre giorni. Ritornata a Parma, non ancora assuefatta alla discretezza necessaria in una Corte di monarca assoluto, parlò e riparlò di quell'uomo che le aveva raccontato la sua storia. Il partito della marchesa fece tesoro di quei discorsi e li divulgò quanto più poté con la speranza che il principe, conosciutili, se ne adirerebbe: Ernesto IV soleva infatti ripetere che l'essenziale è colpir le immaginazioni. Sempre è una gran parola, diceva, e in Italia anche più terribile che altrove: perciò in vita sua non aveva mai accordato una grazia."
Stendhal (pseudonimo di Henri-Marie Beyle):
La Certosa di Parma
Arnoldo Mondadori editore, Verona - 1930
traduzione di Ferdinando Martini
pag. 163
catalogazione: una delle librerie in soggiorno
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