"Ad Antonietta Fagnani Arese
Giovedì, ore 4
Sono passato oggi spesse volte dalla tua casa; ma non ho veduto alla finestra né la tua cameriera né persona vivente. Oh come io sono restato colpito, vedendoti passare! Io stava parlando col Greco de' miei antichi amori in Toscana; ed egli mi parlava de' suoi... Mi pare di ottimo cuore. Io gli sono divenuto amico, perché mi avvicino a tutti coloro che ti vedono sovente; mi pare che abbiano qualche cosa del tuo: e rimango qualche volta immobile e silenzioso, come se la loro presenza mi fosse sacra. Ma tu bada di non confidare né al Greco né ad anima vivente alcuna sillaba. Imprudente! tu ti sei confidata; e a chi?... non voglio arrossire... oh mia amica! io non amo per ambizione. La dolce necessità di amare e di essere amato mi ha tratto a' tuoi piedi, né cangerei un tuo bacio secreto con mille favori palesi. Oserò confessarlo. Anche le poche volte ch'io ho amato per capriccio, il mistero ha sempre aperte e chiuse le cortine del letto dell'amore. Gli amori non possono essere eterni: questo favore se lo sono riserbato i numi... ma quando le rose dell'amore si sono appassite, la divina amicizia le deve raccogliere, e respirarne la fragranza...; né io so come si possa tradire la riputazione di una persona che ci ha fatto dimenticare per qualche tempo i dolori della vita. Amiamoci. Ma se l'odio e il disprezzo devono succedere al nostro amore, cessiamo piuttosto d'amarci sino da questo momento."
a cura di Guido Davico Bonino: Come una carezza - Lettere d'amore dell'Ottocento italiano
Einaudi, Torino - 2004
pag. 5
good start
RispondiEliminaLa ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu
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