"La moglie la vedeva molto raramente. Ella stava sempre in camera sua. Ne usciva solo in rare occasioni, col capo proteso in avanti, e con quella voce bassa da invasata gli domandava come stava. E lui, con la consuetudine più che trentennale che c'era tra loro, le rispondeva: —Be', non mi sembra di star peggio, cara —. Ma aveva paura di lei, sotto quell'usbergo della consuetudine, una paura da morire.
Tutta la vita era stato così fermo, non aveva ceduto mai: anche ora, sarebbe morto senza darsi per vinto, senza sapere quali fossero i suoi veri sentimenti verso di lei. Tutta la vita, aveva detto: «Povera Christiana, ha un carattere così impulsivo!» Con volontà irremovibile, aveva mantenuto questa posizione riguardo a lei, aveva messo la pietà al posto di tutta l'ostilità, la pietà era stata il suo scudo e la sua salvaguardia, la sua arma infallibile. E ancora oggi, quando era cosciente, si dispiaceva per lei, per quella sua natura tanto violenta, tanto impaziente."
David Herbert Lawrence: Donne innamorate
Giulio Einaudi editore, Torino - 1957
traduzione di Lidia Storoni Mazzolani
pagg. 253-254
catalogazione: una delle librerie in soggiorno
molto intiresno, grazie
RispondiEliminaLa ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu
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