"Le cornacchie tingevano di nero, carbonizzandoli, i verdi pendii a settentrione. I fischioni alzavano la voce nel secco ticchettio delle squallide canne di palude, un suono allegro ed esplosivo, che solo la nebbia e la distanza possono contrastare o affievolire. Un chiurlo morto giaceva intatto sull'argine, a pancia in su, col collo spezzato. Le frastagliate estremità dell'osso avevano bucato la pelle. Quando ho sollevato quel corpo molle e bagnato, le lunghe ali si sono aperte come due ventagli. I corvi non gli avevano ancora tolto dagli occhi il luccicchio del fiume. L'ho rimesso dov'era. Il pellegrino che l'aveva ucciso avrebbe potuto tornare a mangiarlo quando me ne fossi andato, e la sua morte non sarebbe stata inutile. In mezzo all'acquitrino un cigno - colpito al petto da una schioppettata - era stato lasciato là a marcire. Era untuoso, pesante da sollevare e puzzava. Il ritrovamento di queste due carcasse ha lasciato un segno sullo splendore della giornata, che è finita in una muta desolazione di nubi mentre il vento cadeva e il sole tramontava."
J.A. Baker: Il falco pellegrino
Franco Muzzio editore, Padova - 2006
traduzione di Vincenzo Mantovani
pag. 71
catalogazione: libreria di fianco al divano
Nessun commento:
Posta un commento
benvenuti nella nostra biblioteca. Benvenuti due volte se venite accompagnati da un libro!