mercoledì 17 marzo 2010

ti sogno cocaina

"La cocaina è una meravigliosa interprete della visione occidentale del mondo, per questo è uno dei prodotti cardine della nostra economia. Appartiene alla new economy esattamente come l'informazione e le microtecnologie; se i cartelli internazionali della coca potessero quotasi in Borsa, sarebbero tra i leader della finanza mondiale, nessun manufatto e nessuna materia prima assicurano così alti margini di profitto. Un prodotto di cui il cliente non può fare a meno è il sogno di qualunque pubblicitario."

Walter Siti: Il contagio
Oscar Mondadori, Milano - 2009
pag. 178

Condividi su Facebook

martedì 16 marzo 2010

una sorta di maneggio in testa

"Che fare per cambiare il corso del tempo? per uscire indenne da questa giornata interminabile? Si guarda attorno. Le cose non si sono mosse. Eppure, nella sua testa, sente un tale rivolgimento, un va e vieni incessante, una sorta di maneggio che tra non molto gli procurerà un'emicrania. Da sempre soffre di emicranie. Non si ricorda del suo primo mal di testa. Dice con rassegnazione che probabilmente è nato con l'emicrania, come altri nascono con un sesto dito. Conosce i calmanti, l'aspirina e altri analgesici, come pure altri rimedi tradizionali, come le fette di patata posate sulla fronte e tenute aderenti con un fazzoletto."

Tahar Ben Jelloun: Giorno di silenzio a Tangeri
Giulio Einaudi editore, Torino - 1989
traduzione di Egi Volterrani
pag. 84

catalogazione: una delle librerie in soggiorno
Condividi su Facebook

lunedì 15 marzo 2010

Alessandro alle Olimpiadi

"L'uomo è un inguaribile ragazzo e il gioco, dalla guerra allo scopone, la sua occupazione preferita. I giochi olimpici incontrarono talmente, che gli anni dipoi furono computati sul loro periodico rinnovarsi. Ogni quattro anni una folla enorme venuta da tutte le parti della Grecia si radunava nella valletta d'Olimpia, sulle rive dell'Alfeo. Arrivavano nei carri, sul dorso dei muli, a piedi. Le famiglie si accampavano all'aperto. Gli uomini discutevano di politica e facevano braccio di ferro, i ragazzini giocavano alla guerra e tiravano ai merli con le cerbottane, le donne preparavano la scordaglià, che è una maionese girata con l'aglio, e il coccorezzi, che sono budellucci d'abbacchio arrotolati su bastoncelli e arrostiti allo spiedo. La folla brulicava al sole e puzzava enormemente. I giochi olimpici erano squisitamente razzisti. Non partecipava alle gare chi non era greco al cento per cento. Alessandro chiese di prendere parte ai giochi ma gli fu risposto di no. «Come!» esclamò il re di Macedonia «i miei antenati provengono da Argo e voi mi impedite di prendere parte ai vostri giochi?». Fatti gli accertamenti necessari e riconosciute per vere le dichiarazioni del focoso sovrano, Alessandro fu ammesso alle corse a piedi e a quelle col carro, alla lotta, al pancrazio, alle altre competizioni che, tutte assieme, costituivano i giochi. "

Alberto Savinio: Infanzia di Nivasio Dolcemare
Adelphi, Milano - 1998
pag. 136

Condividi su Facebook

domenica 14 marzo 2010

considerate la vostra semenza


Inferno - Canto XXVI - vv. 76-142


Poi che la fiamma fu venuta quivi
dove parve al mio duca tempo e loco,
in questa forma lui parlare audivi:
"O voi che siete due dentro ad un foco,
s’io meritai di voi mentre ch’io vissi,
s’io meritai di voi assai o poco
quando nel mondo li alti versi scrissi,
non vi movete; ma l’un di voi dica
dove, per lui, perduto a morir gissi".
Lo maggior corno de la fiamma antica
cominciò a crollarsi mormorando,
pur come quella cui vento affatica;
indi la cima qua e là menando,
come fosse la lingua che parlasse,
gittò voce di fuori, e disse: "Quando
mi diparti’ da Circe, che sottrasse
me più d’un anno là presso a Gaeta,
prima che sì Enëa la nomasse,
né dolcezza di figlio, né la pieta
del vecchio padre, né ’l debito amore
lo qual dovea Penelopè far lieta,
vincer potero dentro a me l’ardore
ch’i’ ebbi a divenir del mondo esperto
e de li vizi umani e del valore;
ma misi me per l’alto mare aperto
sol con un legno e con quella compagna
picciola da la qual non fui diserto.
L’un lito e l’altro vidi infin la Spagna,
fin nel Morrocco, e l’isola d’i Sardi,
e l’altre che quel mare intorno bagna.
Io e ’ compagni eravam vecchi e tardi
quando venimmo a quella foce stretta
dov’Ercule segnò li suoi riguardi
acciò che l’uom più oltre non si metta;
da la man destra mi lasciai Sibilia,
da l’altra già m’avea lasciata Setta.
"O frati", dissi, "che per cento milia
perigli siete giunti a l’occidente,
a questa tanto picciola vigilia
d’i nostri sensi ch’è del rimanente
non vogliate negar l’esperïenza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza".
Li miei compagni fec’io sì aguti,
con questa orazion picciola, al cammino,
che a pena poscia li avrei ritenuti;
e volta nostra poppa nel mattino,
de’ remi facemmo ali al folle volo,
sempre acquistando dal lato mancino.
Tutte le stelle già de l’altro polo
vedea la notte, e ’l nostro tanto basso,
che non surgëa fuor del marin suolo.
Cinque volte racceso e tante casso
lo lume era di sotto da la luna,
poi che ’ntrati eravam ne l’alto passo,
quando n’apparve una montagna, bruna
per la distanza, e parvemi alta tanto
quanto veduta non avëa alcuna.
Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto;
ché de la nova terra un turbo nacque
e percosse del legno il primo canto.
Tre volte il fé girar con tutte l’acque;
a la quarta levar la poppa in suso
e la prora ire in giù, com’altrui piacque,
infin che ’l mar fu sovra noi richiuso".

Dante Alighieri: La Divina Commedia
a cura di Natalino Sapegno
La Nuova Italia, Firenze - 1957
I volume


Condividi su Facebook

sabato 13 marzo 2010

all'origine del pregiudizio c'è il bisogno di confini

"Non è facile come può sembrare costruire un modello positivo delle società viaggianti, perché le nostre immagini di queste società sono state invariabilmente plasmate dai racconti e dalle testimonianze di osservatori stanziali, 'civili'. Gli antichi, che vivevano in città o entroterra agricoli organizzati intorno a città, percepivano questi gruppi sociali mobili che li circondavano da un punto di vista negativo, per ciò che gli mancava, per il pericolo e la minaccia che rappresentavano. La patria di questa miriade di popoli erranti era essenzialmente lo 'spazio', non un luogo e non erano delimitati da quelle mura e da quei confini che davano peso e permanenza alle identità etniche. Era perciò difficile stabilire distinzioni tra popoli dagli usi così mutevoli e transitori, che non avevano null'altro in comune che un modo di vivere. Il massimo che Strabone poté fare fu citare l'opinione concorde della gente 'civile' nel caso dei frigi e dei misiani: «Si conviene che ciascuna tribù sia 'separata'...ma è difficile segnare i confini tra di loro»."

Eric J. Leed: La mente del viaggiatore - Dall'Odissea al turismo globale
il Mulino editore, Bologna - 1992
traduzione di Erica Joy Mannucci
pag. 277

Condividi su Facebook

venerdì 12 marzo 2010

non si tratta mica di fare il festival di Sanremo!

"«Ci vuole coraggio.»
«Ma cosa c'entra il coraggio? Quello uno se lo compra in farmacia...»
«L'organizzazione però ci vuole: insomma, bisogna essere del mestiere, farci la mano...»
«Basta cominciare. Ci vuole iniziativa, questo sì...»
«Ma anche l'organizzazione...»
«Lei ce l'ha su con l'organizzazione, non si tratta mica di fare il festival di Sanremo. È sufficiente essere in due: uno con la moto veloce, l'altro deciso. Il resto viene da sé. Un gioco da ragazzi, come fare un bagno all'Idroscalo o una corsa...»"

Beppe Viola: Quelli che...
editrice l'Unità, Roma - 1994
pag. 65

catalogazione: libreria in ingresso
Condividi su Facebook

giovedì 11 marzo 2010

Cappuccetti Rossi

"Adesso, un bel mazzo di questi imprenditori, dopo un rapido passaggio per San Vittore, strillavano: 'Eravamo nelle mani dei partiti! Non potevamo dire di no!' E strillando, dipingevano se stessi come altrettanti Cappuccetti Rossi. Ma sì, come fanciulline che, nell'attraversare il Bosco degli Appalti, un giorno si erano imbattute nel Lupacchione Mazzettaro. Il lupo le era zompato addosso, obbligando la fanciullina a sacrificargli la verginità tangentizia. Da quel giorno, Cappuccetto Rosso era diventata preda delle voglie periodiche del lupo. E aveva dovuto dargliela (la tangente) tutte le volte che lo zozzone gliela chiedeva."

Giampaolo Pansa: I bugiardi (1 e 2)
editrice l'Unità, Roma - 1994
pagg. 204-205

catalogazione: libreria in ingresso
Condividi su Facebook

mercoledì 10 marzo 2010

una scelta difficile

"Si era tolto i calzoni e stava infilandosi quelli del vestito, quando notò sul fianco una piccola escrescenza ovale di carne più scura della pelle circostante, che si stava lievemente squamando. Provò una nausea tremenda e fu costretto a inghiottire una modica quantità di vomito risalitogli al fondo della bocca.
Cancro.
Non si era mai sentito così da quando la
Fireball di John Zinewski aveva scuffiato, qualche anno prima, e lui si era trovato in trappola sott'acqua, con la caviglia annodata nel cappio di una cima. Però lì era durato al massimo tre o quattro secondi. E stavolta non c'era nessuno ad aiutarlo a raddrizzare la barca.
Avrebbe dovuto suicidarsi.
Non era un pensiero confortante, ma era una cosa che poteva fare, e questo gli dava l'idea di un minimo controllo sulla situazione.
L'unico problema era il come.
Saltare da un edificio alto era una prospettiva spaventosa: spostare il proprio baricentro in fuori, sopra il bordo del parapetto, con la possibilità di cambiare idea a metà caduta. E l'ultima cosa di cui aveva bisogno ora era altra paura.
Per impiccarsi ci voleva un equipaggiamento, e una pistola non la possedeva.
Se avesse bevuto abbastanza whisky sarebbe riuscito a raccogliere il coraggio necessario per andare a schiantarsi in automobile.
Sulla A 16, da questa parte di Stamford, c'era un grosso muro di pietra. Poteva andargli contro a centocinquanta all'ora senza nessun problema. Ma se i nervi lo avessero tradito? Se fosse stato troppo sbronzo per controllare l'auto? E se qualcuno fosse sbucato dal viale? Se avesse ucciso altre persone, e lui fosse rimasto paralizzato e fosse morto di cancro in prigione sulla sedia a rotelle?"

Mark Haddon: Una cosa da nulla
Einaudi, Torino - 2006
traduzione di Massimo Bocchiola
pag. 4

Condividi su Facebook

martedì 9 marzo 2010

mai deridere Eros

"Un giorno Apollo, vedendo Eros che tendeva l'arco, si prese gioco di lui: 'Che fai, divino fanciullo, con un'arma tanto possente? Questi sono carichi adatti ai miei omeri. Tu accontentati di accendere le passioni con la torcia e non attribuirti quel che mi spetta.'.
'Febo,' gli rispose il fanciullo 'le tue saette trafiggono uomini e animali, ma le mie trafiggono te', e battendo le ali volò sul Parnaso architettando una vendetta. Cavò dal turcasso due dardi, l'uno d'oro e dalla punta acuminata che accendeva la passione amorosa, l'altro di piombo e spuntato, che la impediva. Con il primo ferì Apollo trapassandolo fin nelle midolla, con il secondo trafisse la ninfa Dafne, figlia di Peneo, un fiume della Tessaglia, figlio a sua volta di Oceano e Teti. La fanciulla, seguendo l'esempio della casta Diana, rifiutava tutti i pretendenti che la chiedevano in sposa perché preferiva vivere libera correndo per i boschi. Spesso il padre le diceva:'Figlia, un genero mi devi, mi devi dei nipoti'. Ma lei si aggrappava al collo del genitore e lo supplicava. 'Concedimi, ti prego, di godere di una perpetua verginità. A Diana, suo padre l'ha concesso'.
Ferito dal dardo d'oro, Apollo si gettò, ardendo di passione, all'inseguimento della ninfa che, raggiunta da quello di piombo, fuggiva per i boschi temendo di perdere la verginità."


Alfredo Cattabiani: Florario - Miti, leggende e simboli di fiori e piante
Mondadori, Milano - 1998
pag. 161

Condividi su Facebook

lunedì 8 marzo 2010

la mediazione dell'insegnamento

"Può apparire semplicistico; ma poiché l'insegnamento richiede organizzazione, strumentazione, spesa, è forse il caso di chiedersi che cosa vale la pena che sia insegnato, e che cosa no. Come è già avvenuto per la famiglia, gran parte dei compiti giudicati necessari, irrinunciabili, tipici della istituzione stanno passando ad altre sedi; bisognerebbe che ciò non avvenisse senza che fosse chiaramente individuato l'insegnabile e precisato il compito scolastico. È ovvio che oggi la scuola non è certo più la fonte maggiore d'informazione; ma quanto è stato distinto, nella scuola, fra informazione e insegnamento? È ovvio che essa non è l'ambiente più motivante o rafforzante i comportamenti; ma quanto si è fatto nella scuola per individuare gli elementi motivanti attuali, contrapponendoli alle utopie dei vari 'dover essere' imposti tanto a chi apprende quanto a chi insegna? Certo l'insegnamento non può essere utopia, anche se è ciò che realizzerà le utopie attuali, non appena individuerà in essa forme di comportamento definibili e conseguibili e saprà indicare la serie ordinata dei passi per l'avvicinamento alla meta. perché neppure il filo rosso dell'utopia (secondo l'espressione di Marcuse) si srotola senza la mediazione di un insegnamento."

Graziella Ballanti: Il comportamento insegnante
Armando Armando editore, Roma - 1975
pag. 153

catalogazione: una delle librerie in soggiorno
Condividi su Facebook

domenica 7 marzo 2010

Mnemosyne si è interiorizzata!

"Fuga e fuoriuscita dal tempo, unione e immersione nell'essere impersonale: questi due aspetti delle mitologie greche antiche della memoria confluiscono nella teoria platonica dell'anamnesi. Come avviene in generale per il mito platonico, essa, da un lato, conserva aspetti essenziali dell'ontologia arcaica a sfondo mitico; dall'altro, però, pur prolungando questi aspetti mitici, li sottomette a una profonda e radicale rielaborazione. Infatti, in Platone, la rimemorazione non ha più come oggetto il passato primordiale, né le vite anteriori, bensì la verità il cui insieme costituisce il reale. Mnemosyne, potenza soprannaturale, si è interiorizzata, diventando nell'uomo la facoltà stessa di conoscere. Al contempo, tuttavia, oggetto e scopo di questa forma della memoria non è la ricerca del passato in quanto tale, non è la costruzione di un'architettura che organizzi, controlli e in qualche modo esorcizzi il fluire del tempo e delle cose; ma, al contrario, la riconquista di un sapere capace di collegare l'uomo all'ordine cosmico e all'immutabilità divina integrandolo nel Tutto."

Giovanni Filoramo: Il risveglio della gnosi ovvero diventare Dio
editori Laterza, Roma-Bari - 1990
pagg. 89-90

catalogazione: una delle librerie in soggiorno
Condividi su Facebook

sabato 6 marzo 2010

venerdì 5 marzo 2010

Silvan Berlusconi

"Il gioco dell'ircocervo è più antico del suo nome. Il suo nome credo di averlo inventato io, invitando qualche anno fa i lettori dell'Espresso a fondere tra loro due nomi famosi e a fornire una definizione del nuovo personaggio. Cito per umiltà solo alcuni bellissimi esempi non inventati da me:

Nino Manfredi von Richtofen - Più lo mandi su e più ne tira giù;
Eduardo de Filippide - Filumena Maratona
Fred Asterix - De ballo gallico;
Gustave Flobert - Salamboom!;
Man R.A.I. - Dada umpa;
Muzio Evola - Alla ricerca di una nuova destra;
Pearl Arbore - Ma la flotta no.

Dico che, se il nome è nuovo, il concetto non lo è, perché in fondo si tratta di applicare la tecnica del pun, o calembour, o mot-valise (tipica dell'ultimo Joyce) ai nomi propri e dire esplicitamente quel che potrebbero suggerire al lettore.

Si può fare un ircocervo visivo? Orazio (nell'Ad Pisones) già rispondeva positivamente, dato che attribuiva ai poeti la capacità di porre cervici equine su corpi umani, che era poi la procedura giusta per generare centauri - e d'altra parte proprio da questa antichissima tradizione io avevo tratto il termine 'ircocervo', che designa appunto un mostro mitologico, metà caprone e metà cervo. E dunque si può, lo hanno fatto greci e egizi (si pensi alle due diverse immagini della Sfinge), lo ha fatto Bosch, lo hanno fatto molti surrealisti.

Mancava l'ultimo passo (almeno per quanto ne so, a meno che qualcuno sia capace di individuare procedimenti abbastanza simili in certi giochi dell'emblematica barocca): inventare l'ircocervo verbale e interpretarlo visivamente (o viceversa).

Questo passo in avanti, fondamentale per l'evoluzione della specie, lo ha fatto Massimo Bucchi.

Ora devo porre molta attenzione a non cedere alla più ovvia delle tentazioni: mettermi ad analizzare e a commentare criticamente quello che Bucchi ha fatto. Sarebbe come spiegare le barzellette.

Credo che in questi giochi il piacere della lettura, e quello visivo (e quello della decifrazione incrociata) sia immediato, e non vada disturbato. Al massimo posso dire che, rispetto alle vignette in bianco e nero su la Repubblica, qui Bucchi dà una prova grafica più completa e complessa. Non solo perché usa, con gusto, il colore, ma perché il collage sa più di incastonatura, il risultato mostra in filigrana un lavoro certosino e la fusione tra queste due metà di "animali" diversi non sembra mai occasionale. Al di là del piacere del gioco siamo invitati a cercare un nesso, una allusione. Magari non c'è, ma il sospetto rimane, e l'ircocervo si ravviva ad ogni sguardo alla luce della nostra curiosità sospettosa."

Massimo Bucchi: '900
prefazione di Umberto Eco
edizioni la Repubblica, Roma - 1998
prefazione

catalogazione: una delle librerie in soggiorno



Condividi su Facebook

giovedì 4 marzo 2010

occhio alle pulci!

"Tra guerre e voci di guerra, mentre le proposte di disarmo e i patti di non aggressione tengono la razza umana sotto la minaccia di un disastro senza precedenti, vi è un altro conflitto cui si bada molto meno di quanto si dovrebbe, cioè il conflitto tra uomini e insetti. Siamo avvezzi a considerarci i padroni del creato; non abbiamo più occasione, come gli uomini delle caverne, di temere tigri e leoni, mammuth o orsi selvaggi. Ci sentiamo al sicuro da tutto fuorché dai nostri simili. Ma mentre i grandi animali non minacciano più la nostra esistenza, le cose vanno diversamente con gli animali minuscoli. Già una vlta nella storia di questo pianeta gli animali di grandi dimensioni cedettero il passo ai più piccoli. Per molti millenni i dinosauri vagarono indisturbati tra paludi e foreste, lottando soltanto tra gli uni contro gli altri e senza mai mettere in dubbio il loro assoluto potere. Ma sparirono, lasciando il posto a piccoli mammiferi: topi, porcospini, cavallini in miniatura non più grandi di ratti e così via."

Bertrand Russel: Elogio dell'ozio
TEA editrice, Milano - 1990
traduzione di Elisa Marpicati
pag. 170

Condividi su Facebook

mercoledì 3 marzo 2010

nell'agone del peccato

"Come l'inclinazione al peccato sia sempre utile all'uomo.

Devi sapere che l'inclinazione al peccato è sempre di grande profitto e utilità per l'uomo retto.

Ascolta bene: ecco due uomini. Il primo non è mai sopraffatto da alcuna debolezza, o lo è assai poco; il secondo, al contrario, è per natura soggetto a forti tentazioni. Dalla presenza delle cose esteriori, l'uomo esteriore in lui è portato alla collera, alla vanità, forse alla sensualità, secondo gli incontri che fa, ma nelle sue potenze superiori egli permane costantemente fermo, impassibile; non vuole errare, né cedere alla collera o ad altro peccato; così egli lotta senza tregua contro la sua debolezza, forse per lui naturale - molti uomini sono infatti portati per natura alla collera, all'orgoglio o ad altri difetti -, e non vuole commettere il peccato. Questo secondo uomo deve essere molto più lodato, la sua ricompensa è assai più grande, e la sua virtù più nobile di quella del primo. Infatti la perfezione della virtù si manifesta nell'agone, come dice San Paolo: 'La virtù si compie nella debolezza'."

Meister Eckhart: Dell'uomo nobile
Adelphi, Milano - 1999
traduzione di Marco Vannini
pag. 70

Condividi su Facebook

martedì 2 marzo 2010

c'è chi ha le voci e chi le noci...

"SMER. Questa è una cosa che non so capire. Veder una ragazza che si vuol ammazzare, e star lì a guardarla, come se vedeste rappresentare una scena di commedia.
SILV. Pazza che sei! Credi tu ch'ella volesse uccider davvero?
SMER. Non so altro io; so che, se non arrivavo a tempo, la poverina sarebbe ita.
SILV. Vi voleva ancor tato prima che la spada giungesse al petto.
SMER. Sentite che bugiardo! Se stava lì lì per entrare.
SILV. Tutte finzioni di voi altre donne.
SMER. Sì, se fossimo come voi. Dirò, come dice il proverbio: noi abbiam le voci, e voi altri avete le noci. Le donne hanno la fama di essere infedeli, e gli uomini commettono le infedeltà a più non posso. Delle donne si parla, e degli uomini non si dice nulla. Noi siamo criticate, e a voi altri si passa tutto. Sapete perché? Perché le leggi le hanno fatte gli uomini; che se le avessero fatte le donne, si sentirebbe tutto il contrario. S'io comandassi, vorrei che tutti gli uomini infedeli portassero un ramo d'albero in mano, e so che tutte le città diventerebbero boschi."

Carlo Goldoni: Il servitore di due padroni
editrice l'Unità, Roma - 1993
pagg. 43-44

catalogazione: libreria in ingresso
Condividi su Facebook

lunedì 1 marzo 2010

fare da tappezzeria alle feste!

"Rarely I do enjoy attending parties. When I do go, I try to make it fun for myself by doing something out of the ordinary. Like BEING A GRAFFITI WALL, where I wear a skimpy outfit, bring lots of permanent markers, and invite people to write anything they want on me, anywhere they want. Permanent markers are the only kind that work well, and they usually take several days to get off my skin, but that's all part of the fun."

Annie Sprinkle - Post Porn Modernist
Art Unlimited, Amsterdam - 1991
pag. 45

catalogazione: una delle librerie in soggiorno
Condividi su Facebook

domenica 28 febbraio 2010

eredità sgradite

"Mia madre era un'artritica: le sue mani nervose, dalle nocche e dalle vene rilevate, si andavano deformando; i piedi, che nascondeva pudicamente, erano sempre doloranti. L'avevo sorpresa un giorno, dopo che s'era fatta il bagno, a togliere le callosità da sotto la pianta con una lametta da rasoio; mi aveva colpito la quantità di pelle coriacea che costellava il pavimento e qualche goccia di sangue che vedevo apparire qua e là.
'Sei matta? Potresti provocare un'infezione! Non sai che esistono i pedicure?'
Lei si era adombrata: 'Figurati se faccio vedere i miei piedi a un estraneo! Mi vergognerei!'
Sospirando aveva aggiunto: 'Dai genitori si ereditano sempre i difetti, mai le cose migliori: mio padre aveva piedi e mani bellissimi, ma ho preso quelli della mamma che però aveva una schiena bella diritta e naturalmente ho ereditato l'unico difetto di mio padre, la schiene curva. Mah!'".

Carla Cerati: La cattiva figlia
Frassinelli, Milano - 1996
pag. 54

Condividi su Facebook

sabato 27 febbraio 2010

cioè non moriva

"25 aprile 1974

È passato oggi a miglior vita Daniele Muscat, mio compagno di leva. Alto e grosso, la barba rossa gli dava riflessi d'oro. Era tenuto per l'uomo più forte della parrocchia. Oltre quarant'anni fa aveva portato la propria bambina con sé nel campo e l'aveva fatta sedere sulla cavedagna. Una biscia sentendo l'odore del latte guizzò sulla creatura e incominciò a leccarle le labbra. Daniele se ne accorse in tempo e, preso dalla rabbia, afferrò il rettile per la testa e per la coda e lo spezzò a metà. Di lui si diceva che el gaveva roto la bissa.
Mi raccontano che da ultimo il figlio e la nuora lo battessero perché mangiava, beveva, si sporcava addosso e cioè non moriva."

Fulvio Tomizza: La miglior vita
Editore Rizzoli, Milano - 1977
pag. 275

Condividi su Facebook

venerdì 26 febbraio 2010

il messaggio è: allargate l'area della coscienza!

"UN SUPERMARKET IN CALIFORNIA

Come ti penso stasera, Walt Whitman, perché camminavo per piccole strade sotto gli alberi col mal di testa guardando consapevole la luna piena.

Nella mia fatica affamata, e per comprare immagini, entrai nel supermarket di frutta al neon, sognando le tue enumerazioni!

Che pesche e che penombre! Intere famiglie a far provviste la sera! Corridoi pieni di mariti! Mogli negli avocados, bambini nei pomodori! -- e tu, Garcia Lorca, che cosa stavi facendo giù fra i meloni?"

Allen Ginsberg: Jukebox all'idrogeno
Arnoldo Mondadori editore, Milano - 1965
curato e tradotto da Fernanda Pivano
pag. 139

catalogazione: una delle librerie in soggiorno
Condividi su Facebook

giovedì 25 febbraio 2010

l'integrazione della protesta

"Oggi, infatti, il capellonismo e la moda capricciosa dei giovani hanno perduto via via buona parte di quelle caratteristiche affascinanti che possedevano di fronte agli occhi, almeno, di chi voleva capire (e cioè il prepotente desiderio di mostrare di essere diversi, e di rifiutare il mondo degli anziani) e sono stati divorati da quella stessa società dei consumi contro cui si erano messi in moto: interessi di miliardi ruotano ora intorno al modo di vestire dei giovani, attraverso industrie di bottoni, stemmi, ciondoli, cappelli, camicette e altre diavolerie. Un'implacabile catena di vendita, una lunga parabola che parte dalla contestazione e arriva all'atelier: uno stupefacente esempio di integrazione della protesta."

Cesare Lanza: Il Mercabul
Arnoldo Mondadori editore, Milano - 1977
pag. 88

catalogazione: una delle librerie in soggiorno
Condividi su Facebook

mercoledì 24 febbraio 2010

The Circle

"We sit in a circle. This has great significance for in a circle, all points are equal.

The circle is the form of nature. In nature, all things move in cycles. There are the seasons, day and night, life and death. Light moves into darkness, returning to light.

The American Indian spoke of the Great Hoop, in which all people were protected. When the hoop was broken, people no longer lived within the cyclical nature of who they were, and they lost their "knowingness," their contact with the flow. The Indian nations were scattered and nearly destroyed.

Energy seems to move in circles: the orbiting of the planets, the cycling of the electrons around the nucleus of the atom. When we come into the circle, when we try to think "circle", or think "flow," we make it linear with a beginning and an end, we distort it.
Each moment is a perfect circle. When we penetrate into the totality of the moment, we see that no point on that circle has any better vantage for seeing the rest of the circle than any other point. We see that each moment is the perfect outcome of all that has come before, the perfect predecessor of all that will follow.

Our sitting becomes like entering a perfect circle in which there is room for everything. We never become lost because there's nowhere to go. We are constantly arriving home in the present moment.

Surrender is perfect participation in the circle. Letting go allows us to flow, to become the whole circle. To hold to any point in the circle is to lose our original nature because there is no place we begin and nowhere we end."

Stephen Levine: A Gradual Awakening
Century Hutchinson Ltd., Londra - 1980

pagg. 159-160

catalogazione: libreria vicino al computer

Condividi su Facebook

martedì 23 febbraio 2010

a colloquio con Eliza

"Egli rimase colpito da come persone non sprovvedute si lasciassero coinvolgere dalle conversazioni con Eliza fino al punto di scordare la sua vera natura e attribuirle una vera e propria personalità. Weizenbaum racconta, per esempio, come la sua segretaria, pur sapendo che si trattava solo di un programma, cominciò ad avere con esso un rapporto emotivo, fino a voler essere lasciata sola nella stanza del computer per parlare con Eliza di argomenti strettamente personali. Weizenbaum scoprì inoltre che Eliza veniva consultata nottetempo da molte persone usando i terminali presenti nel campus. Egli ricevette anche delle telefonate di gente che si lamentava delle lunghe attese per accedere al programma, avendo urgenti questioni personali da sottoporre. Un fatto che lo lasciò particolarmente sconcertato fu che alcuni docenti di psichiatria attribuissero al programma un effettivo valore terapeutico, al punto da proporre che una versione estesa e perfezionata fosse messa a disposizione dei pazienti nelle cliniche per malattie mentali.

A prescindere da facili ironie su certe pratiche psicoterapeutiche, Eliza offre lo spunto a riflessioni su che cosa realmente debba intendersi per intelligenza. Ci si limita qui soltanto a far notare alcune sottili provocazioni insite nel lavoro di Weizenbaum.

Eliza sembra capire ma in realtà non capisce affatto. Le sue risposte sono il risultato di un mero automatismo che associa parole chiave a frasi preconfezionate. Ma quante conversazioni tra persone non sono, in fondo, riconducibili a schemi di questo tipo?

I discorsi di Eliza sono formalmente corretti; però, a ben vedere, essa non affronta mai l'argomento, è evasiva, ripropone domande a lei rivolte, divaga. Ma anche qui è fin troppo facile osservare che questa abilità non è peculiare della macchina; quante volte ci è capitato di sentire persone fare lunghi discorsi senza, in realtà, dire nulla?. Infine, il successo di Eliza presso i 'pazienti' non è che la conferma del fatto che abbiamo bisogno di qualcuno che stia ad ascoltare. Fosse anche una macchina..."

Franco Filippazzi: Il computer tra fantasia e realtà
CUEN S.r.l., Napoli - 1996
pagg. 16-17

catalogazione: una delle librerie in soggiorno
Condividi su Facebook

lunedì 22 febbraio 2010

il rosso La Mattana

"L'azienda di Emanuele Trevia si è affermata ormai tra le migliori realtà della Liguria. Il vino che vi segnaliamo, il rosso La Mattana, da uve syrah e grenache in parti uguali, ci ha conquistato con profumi freschi e avvolgenti, toni di legno ben dosati, e per le complesse note floreali e fruttate (si riconoscono la lavanda, la mora e il ribes) e le nuances speziate. Al palato si espande ricco, elegante, morbido, e rivela bella trama tannica, struttura e ottimo equilibrio."

I vini intelligenti del Gambero Rosso 2004
Gambero Rosso S.p.A., Roma - 2004
pag. 40

catalogazione: libreria di fronte al computer
Condividi su Facebook

domenica 21 febbraio 2010

credere nel soprannaturale con naturalezza

"- Be', a Berlino ci sono forse più usignoli di quanto credessi, - seguitò A2. - Pensavo che non potessero vivere, fra quelle montagne di pietra, e che questo fosse venuto di lontano, volando verso di me. Verso di me! Lo sentivo e mi tirai su sorridendo. 'Un uccello del cielo! Ce ne sono dunque davvero!' In simili momenti, vedi, si è disposti a credere nel soprannaturale con la massima naturalezza; come se si fosse passata l'infanzia in un racconto di fate."

Robert Musil: Pagine postume pubblicate in vita
Giulio Einaudi editore, Torino - 1970
traduzione di Anita Rho
pag. 161

catalogazione: libreria sotto la finestra
Condividi su Facebook

sabato 20 febbraio 2010

maledetta primavera!

"«Maledizione alla primavera!» ha detto in quel suo stile aggressivo. «È e resta la stagione più orribile! Può lei, Kröger, concepire un pensiero ragionevole, può elaborare tranquillo un pensiero d'effetto se il sangue le formicola in un modo indecente e la turbano innumerevoli sensazioni estranee che, non appena si esaminano, si rilevano roba notoriamente triviale e del tutto inutile? Per quanto mi riguarda, ora me ne vado al caffè. Quello è territorio neutrale, inviolato da cambiamenti di stagione, e rappresenta, vede, per così dire, la sfera estatica e sublime della letteratura, nella quale si è capaci solo di idee distinte...»"

Thomas Mann: Tonio Kröger - La morte a Venezia - Cane e padrone
Garzanti editore, Milano - 1965
traduzione di Salvatore Tito Villari
pagg. 38-39

catalogazione: libreria bianca in soggiorno
Condividi su Facebook

venerdì 19 febbraio 2010

amore di testa e amore "anima-e-corpo"

"¿Por qué no había de hacer, él, y mejor, lo que cualquier mentecato, enclenque y apocado hace? Heríale en su amor propio; habría querido que su mujer hubiese dado a luz a los nueve meses justos y cabales de haberse ellos casado. Además, eso de tener hijos o no tenerlos debía depender--decíase entonces--de la mayor o menor fuerza de cariño que los casados se tengan, aunque los hay enamoradísimos uno de otro y que non dan fruto, y otros, ayuntados por conveniencias de fortuna y ventura, que se cargan de críos. Pero--y esto sí que lo recordaba bien ahora--para explicárselo había fraguado su teoría, y era que hay un amor aparente y consciente, de cabeza, que puede mostrarse muy grande y ser, sin embargo, infecundo, y otro sustancial y oculto, recatado aun al propio conocimiento de los mismos que lo alimentan, un amor del alma y el cuerpo enteros y juntos, amor fecundo siempre."


Miguel de Unamuno: La tia Tula
Editorial Espasa-Calpe, Madrid - 1981
pag. 51

catalogazione: libreria di fronte al divano

Condividi su Facebook

giovedì 18 febbraio 2010

pago domani!

"«Uno yogurt e un caffellatte. Tre più uno e cinquanta fanno quattro e cinquanta».
«Aspetti... Mi porti qualche tartina al caviale».
La voce era calma. Nello specchio il commissario poteva vedere gli occhi socchiusi dell'uomo. E quegli occhi ridevano.
Il barman andò ad aprire il passavivande.
«Una tartina al caviale!...».
«Tre!» corresse lo straniero.
«Tre caviali!...».
Il barman guardava il cliente con sospetto; e gli domandò, ironico:
«Vuole anche una vodka?...».
«Ottima idea...».
Maigret si sforzava di capire. L'uomo aveva cambiato contegno. Aveva perso la sua sconcertante immobilità.
«E un pacchetto di sigarette!» aggiunse.
«Maryland?».
«Abdullah...».
Ne fumò una mentre aspettava le tartine, scarabocchiando distrattamente sulla scatola. Poi mangiò così in fretta che quando si alzò il cameriere era appena tornato al suo posto.
«Trenta franchi le tartine. Sei la vodka. Ventidue franchi le Abdullah, più il conto di prima...».
«Passerò a pagare domani...».
Maigret aveva aggrottato la fronte
."


Gorges Simenon: Una testa in gioco
Adelphi edizioni, Milano - 1995
traduzione di Graziella Cillario
pagg. 67-68

catalogazione: libreria di fronte al divano
Condividi su Facebook

mercoledì 17 febbraio 2010

non solo deduttivi

"Alcuni atti richiedono che entrambe le mani cooperino simmetricamente, l'una con l'altra, per integrare i rispettivi movimenti.
In alcuni casi sarebbe insensato procedere con una semplice successione di elementi separati: date, ad esempio, due carte da gioco ad un bambino e chiedetegli se sa farle stare in piedi. Un bambino può prendere una carta e inclinarla di circa 30° gradi rispetto alla verticale, un'azione che risulta sensata soltanto in relazione all'idea della struttura ultimata: farlo con una carta sola, senza vedere che cosa si farà con l'altra, è insensato. Vi sono dei soggetti che sono stati educati in modo tale da essere ostacolati nel loro pensiero dall'abitudine di procedere solo in successione, passaggio per passaggio. Ma non si dovrebbe supporre di dover sempre fare una cosa dopo l'altra, con l'idea 'mi occuperò dopo delle altre cose'. Quello che fate, cercate anzitutto di vederlo nel suo contesto; trattatelo come parte di tale contesto. L'abitudine alla successione (e così pure la teoria diffusa che il pensiero proceda in questo modo per natura) è dovuta alla sua adeguatezza in situazioni sommative in cui un'operazione è unita ad altre in maniera puramente aggettiva. È dovuta inoltre al fatto che non possiamo dire due frasi alla volta, che non possiamo scrivere simultaneamente due proposizioni, che nelle relazioni siamo costretti a esporre una cosa dopo l'altra. È questa una delle ragioni che rende spesso utili i diagrammi. In più, l'abitudine a procedere semplicemente per successione è spesso causata dall'esigenza di esattezza, di correttezza in ogni passaggio: cose davvero necessarie, naturalmente, ma che non bastano. E ancor più è dovuta al fatto che l'espressione esatta, o logica, l'espressione formale sembrava possibile soltanto in una somma di elementi giustapposti: per ripetere, tutto questo in connessione con l'assunzione assiomatica che il pensiero è, deve essere, per natura, verbale, che la logica è questione di linguaggio: assunzioni queste che sono entrambe null'altro che generalizzazioni alla cieca. Avere una visione dell'insieme sembrava escludere la possibilità di giungere a esatte formulazioni."

Max Wertheimer: Il pensiero produttivo
Giunti-Barbera, Firenze - 1975
traduzione di Masimo Giacometti e Rosetta Bolletti
pag. 119

Condividi su Facebook

martedì 16 febbraio 2010

a fiuto!

"«Ebbene?» aveva detto il dottore. «Che c'è? Che le succede?» per quanto gli paresse di sapere già prima che l'altro parlasse ciò che la voce avrebbe detto:

«Credo ci sia qualcosa che per la signora Martha sarà più dura da mandar giù che non quella faccenda dei calzoni. Non credo siano sposati. Oh, lui dice di sì, naturalmente, e non credo che menta per quel che riguarda lei, e forse nemmeno per quel che riguarda lui. Il guaio è che non sono sposati tra loro, che lei non è sposata con lui. Perché lo fiuto subito, io, un marito. Fatemi vedere una donna che non ho mai vista, per la strada, a Mobile, o a New Orleans, e io fiuto subito se...»"

William Faulkner: Le palme selvagge
Adelphi edizioni, Milano - 1999
traduzione di Bruno Fonzi
pag. 15

catalogazione: una delle librerie in soggiorno
Condividi su Facebook

lunedì 15 febbraio 2010

Zompo lo Schioppo e il Monte Crepacuore

"La cascata più spettacolare d'Abruzzo scroscia nel versante orientale dei Monti Ernici, tra le magnifiche faggete che rivestono le pendici del Monte Viglio, del Monte Crepacuore e del Monte Pozzotello, a pochi chilometri da Morino e dal Liri. Alta un'ottantina di metri, la cascata di Zompo lo Schioppo sgorga da un foro al sommo di un'alta parete di roccia calcarea, ed è il cuore dell'omonima Riserva Naturale Regionale istituita nel 1987."


Stefano Ardito: La via dei lupi. Sentieri nei parchi tra Lazio e Abruzzo

Iter edizioni, Roma - 2009
pag. 97

catalogazione: "scaffale della montagna" del Bip
Condividi su Facebook

domenica 14 febbraio 2010

una prova concreta!

"ALEX
Oh, Edward! I've prepared you such a treat! I really think that of all my triumphs this is the greatest. To make something out of nothing! Never, even when travelling in Albania, have I made such a supper out of so few materials as I found in your refrigerator. But of course I was lucky to find half-a-dozen eggs.

EDWARD
What! You used all those eggs! Lavinia's aunt has just sent them from the country.

ALEX
Ah, so the aunt really exists. A substantial proof.

EDWARD
No, no... I mean, this is another aunt."

Thomas Stearns Eliot: The Cocktail Party
Faber & Faber Ltd., London - 1969
pag. 50

catalogazione: una delle librerie in soggiorno
Condividi su Facebook

sabato 13 febbraio 2010

non esistono corpi completamente rigidi

"La sottigliezza del concetto di spazio fu accresciuta dalla scoperta che non esistono corpi completamente rigidi. Tutti i corpi sono elasticamente deformabili, e alterano il loro volume col variare della temperatura. Le strutture, le cui possibili congruenze debbono venir descritte mediante la geometria euclidea, non possono perciò essere presentate prescindendo dai concetti fisici."

Albert Einstein: Relatività
editore Boringhieri, Torino - 1964
traduzione di Virginia Geymonat
pagg. 168-169

catalogazione: libreria di fronte al divano
Condividi su Facebook

venerdì 12 febbraio 2010

anche ai russi i dolci piacciono molto!

"Dato per scontato che di caviale, salmone e storione non se ne parla, resta, in campo commestibile, aperto il discorso sui konfety (grossi cioccolatini ripieni, incartati come le nostre caramelle, dolcissimi, buoni e variopinti). Li troverete in ogni pasticceria (konditerskaja) o negozio di generi alimentari (gastronom), a costo di una discreta coda: anche ai russi i dolci piacciono molto. Consiglio di munirsi alla cassa di uno scontrino forfait e chiedere alla commessa (anche a gesti) che sia lei ad operare la scelta fra le diverse qualità (per 5 rubli ne otterrete ameno mezzo chilo). Il gastronom più bello che esista a Mosca è il N° 1, il cui direttore venne fucilato per corruzione nell'84. Viene ancora chiamato con il vecchio nome prerivoluzionario: Eliseev. Si trova sulla via Gorkij al n° 14, sul lato destro poco prima di arrivare alla piazza Puškin; apparteneva ai mercanti, fratelli Eliseev, che lo avevano realizzato in stile art nouveau: vetri a cattedrale, lampade floreali, decorazioni e specchi ovunque. Le code sono sempre lunghissime, non è affatto più fornito di altri ma la sua posizione centrale ne fa uno dei più frequentati della capitale. Non vi consiglio di farvi acquisti ma di visitarlo come un museo, tra l'architettonico e l'etnografico.

Gian Piero Piretto: Mosca Leningrado
prefazione di Cesare Musatti
cooperativa libraria universitaria del politecnico (clup), Milano - 1989
pag. 197

catalogazione: libreria di fronte al divano Елисеевский
foto di Adam Baker

Condividi su Facebook

giovedì 11 febbraio 2010

da un mare all'altro

"LIV.

Da Brandimarte senza farle motto
lasciata fu ne la città di Carlo,
dov'ella l'aspettò sei mesi od otto;
e quando al fin non vide ritornarlo,
da un mare all'altro si mise, fin sotto
Pirene e l'Alpe, e per tutto a cercarlo:
l'andò cercando in ogni parte, fuore
ch'al palazzo d'Atlante incantatore."


Ludovico Ariosto: Orlando Furioso
scelta e commento a cura di Natalino Sapegno
edizioni Principato, Milano-Messina - 1943
pag. 261

catalogazione: libreria accanto al divano
Condividi su Facebook

mercoledì 10 febbraio 2010

canto di vita!!!

"POETA

Le canzoni hanno grande potere -
Vita c'è vicino e lontano."







Hugo von Hofmannsthal: Canto di vita
Giulio Einaudi editore, Torino - 1971
traduzione di Elena Croce
pag. 77

catalogazione: libreria accanto al divano
Condividi su Facebook

martedì 9 febbraio 2010

cavalieri scoglionati

"Avant que Gide fit avec Paludes (1895) la satire du milieu symboliste, il écrivait à La Roque dès l'été 1892 Le Voyage d'Urien qu'un jeu de mots intentionnel nous incite à comprendre Voyage du Rien. Cette nouvelle quête du Graal, volontairement dérisoire, se présente comme 'une moralité légendaire' sous la forme d'une odyssé fabuleuse. Il s'agit toujours de se conquérir soi-même, de découvrir le secret. Pour cela il faut subir travaux et épreuves. Pèlerinage à Montségur, découverte de la Toison d'or, course au trésor caché, offrande au Dieu inconnu, oui, mais les chevaliers d'André Gide sont énervés par le spleen, pervertis par les astuces de l'intelligence, blasés par les 'prodiges de la science et de la technique'. Urien et ses compagnons Patride, Mélian, Morgain, Nathanaël, Éric, Clarion, Agloval traversent les mers orientales, symbole des séductions de la chair et des sens, la mer des Sargasses, symbole de l'ennui intellectuel, de la lassitude des recherches hégéliennes, enfin la mer glaciale qui symbolise sans doute la hauteur de la pensée religieuse ou l'aridité pure de la vertu."

Marcel Schneider: La littérature fantastique en France
Librairie Arthème Fayard, Paris - 1964
pag. 289

catalogazione: una delle librerie in soggiorno
Condividi su Facebook

lunedì 8 febbraio 2010

come un pugno di superstiti...

"Non ho mai più veduto Bly dal giorno in cui ne sono partita, e certo ora apparirebbe molto diverso ai miei occhi invecchiati e delusi: ma mentre la mia piccola guida dai capelli d'oro e dalla vestina azzurra saltava dinanzi a me da un angolo all'altro e sgambettava lungo i corridoi, mi sembrava di visitare un castello da romanzo abitato da un roseo folletto, un luogo che per il trastullo di una mente infantile avesse tratto il suo singolare carattere dai libri di racconti e di fiabe. E non era forse una fiaba, quella su cui sognavo e fantasticavo? No, si trattava di una casa vecchia, vasta e non certo bella, ma comoda, che aveva conservato alcune parti di una costruzione ancora più antica, mezzo distrutta e mezzo utilizzata, dove quasi mi sembrava che tutti noi fossimo smarriti come un pugno di superstiti su un grande bastimento alla deriva. E, cosa strana, ero io a tenere il timone!"

Henry James: Il giro di vite
Rizzoli editore, Milano - 1959
traduzione di Bruno Tasso
pag. 28

catalogazione: libreria in ingresso
Condividi su Facebook

domenica 7 febbraio 2010

l'uomo è più forte di tutti gli altri animali

"Affamato e inferocito, sapevo che nulla al mondo mi avrebbe costretto al suicidio. Proprio in quel periodo avevo cominciato a capire l'essenza del grande istinto di conservazione, la qualità di cui l'uomo è in sommo grado dotato. Vedevo i nostri cavalli sfiancarsi e morire -non posso esprimermi in altro modo, utilizzare altre parole. I cavalli non si distinguevano in nulla dagli uomini. Morivano a causa del Nord, del lavoro troppo gravoso, del cibo cattivo, delle botte - e anche se subivano tutto ciò in misura mille volte inferiore rispetto agli esseri umani, i cavalli morivano prima. E capii la cosa più importante: che l'uomo è diventato uomo non perché è una creatura di Dio, né perché nelle mani ha quella cosa straordinaria che è il pollice. Ma perché è fisicamente più forte, più resistente di tutti gli altri animali, e poi perché in seguito ha saputo costringere il proprio spirito a seguire con successo il corpo."

Varlam Tichonovič Šalamov: I racconti della Kolyma
Adelphi edizioni, Milano - 2009
traduzione di Marco Binni
pag. 37

catalogazione: la libreria di Paola
Condividi su Facebook

sabato 6 febbraio 2010

venerdì 5 febbraio 2010

la scienza in stile Kammerspiel

"Ciascuno di noi anche se non lo sa, trattiene nel proprio intimo biologico un handicap originario che si chiama genotipo. Da dove venga bene non si sa: gli esperti genotipologi dicono che le origini risalgono a decine di miliardi di anni fa, anno più anno meno, e soltanto una parte trascurabile dipende dall' ominazione, che sarebbe, per chi non fosse pratico, la comparsa dell'Homo sapiens sulla scena terrestre. Dentro questo genotipo ci sono i cosiddetti caratteri dell'ereditarietà che, secondo gli scienziati Watson e Crick, si trasmettono attraverso l'acido desossiribonucleico, che per comodità, dicono sempre Watson e Crick, chiameremo DNA. Watson e Crick hanno vinto tutti e due il premio Nobel per la medicina. Watson era americano e Crick era britannico. Uno era un zoologo, l'altro un fisico delle particelle. Le mutazioni del DNA, spiega un altro scienziato questa volta francese che si chiama Jaques Monod, avvengono per puro caso, e siccome rappresentano l'unica fonte possibile di modificazione del testo genetico, che a sua volta è il solo depositario delle strutture ereditarie dell'organismo, ne consegue che soltanto il caso è all'origine di ogni novità, di ogni creazione nella biosfera, cioè di quello che per semplicità, dice Monod, chiameremo avvenimento singolare. Però, dice sempre Monod, una volta inscritto nella struttura del DNA, l'avvenimento singolare, che è per sua natura imprevedibile, verrà fedelmente replicato e tradotto: in questo modo quello che abbiamo chiamato l'avvenimento singolare esce dal mondo casuale del caso per entrare in quello deterministico della necessità. Anche Jaques Monod ha vinto il premio Nobel per la medicina, e ci ha tirato a rimorchio altri due suoi amici sempre francesi che si chiamavano André Lwoff e Francois Jacob e che erano d'accordo con la sua teoria e così han vinto anche loro il Nobel. Eran tutti dei biologi tranne sempre Watson che era uno zoologo e Crick che era un fisico delle particelle.

Tradotto in parole povere, ciascuno di noi si porta addosso dei caratteri principali ereditari raccolti prima di nascere e poi continua a raccoglierne degli altri per strada, che si attaccano al suo DNA per diventare a loro volta dei nuovi caratteri ereditari che si replicano e si traducono.

Questa gravissima tara biologica già dà una prima idea dell'inutilità delle cosiddette ambizioni terrene, che sono pulsioni adulte originate dall'illusione deterministica e quindi indirizzate costitutivamente al fallimento."

Paolo Colagrande: Kammerspiel
Alet edizioni, Roma - 2008
pag. 23

Condividi su Facebook

giovedì 4 febbraio 2010

parola di imam

"Quando a Teheràn il traffico cominciò ad essere impossibile e ogni giorno c'erano decine di incidenti stradali, ci si rivolse all'imam perché dicesse cosa fare. E Khomeini decretò: passare con il rosso è peccato."



Vanna Vannuccini: Rosa è il colore della Persia
Feltrinelli, Milano - 2006
pag. 32

Condividi su Facebook

mercoledì 3 febbraio 2010

un riposo abbacinante

"Quei giorni di quiete campestre opprimevano l'anima di Etsuko come una convalescenza imposta a un malato che non ne sente affatto l'esigenza, inconscio del suo male. Per che cosa avrebbe dovuto vivere? Le giornate si susseguivano troppo lunghe e monotone per poter vivere nel presente e, se avesse rimuginato il passato, ne avrebbe provato una sofferenza tale da mettere a repentaglio tutto. Lo splendore abbacinante di quel riposo che aleggiava nel panorama e nella stagione, Etsuko non poteva che contemplarlo con gli occhi di chi, finiti gli studi, non aveva più vacanze."

Yukio Mishima: Sete d'amore
Ugo Guanda editore, Parma - 1988
traduzione di Lydia Origlia
pag. 70

Condividi su Facebook

martedì 2 febbraio 2010

le tintorie parigine

"La rivoluzione messicana è la prima rivoluzione sociale che annuncia quella russa e segna l'inizio dei tempi moderni. È un movimento spontaneo, che percorre l'intero paese, di cui i contadini sono i veri attori. Nel Messico del 1910 il paesaggio è come l'hanno lasciato i coloni spagnoli: un'immensa massa rurale frantumata dai grandi proprietari, alienata da un pugno di signori e dalle loro milizie. Quindici hacendados si dividono proprietà gigantesche, come la hacienda di San Blas a Sinaloa, o quella di Progreso nello Yucatàn, che coprono più di un milione di ettari. Su di esse i proprietari regnano come signori assoluti, possiedono corsi d'acqua e villaggi indios. I loro territori sono così vasti che debbono spostarvisi con ferrovie private. La loro fortuna è inimmaginabile. Reclutano i precettori in Inghilterra, mandano la biancheria nelle tintorie di Parigi e fanno venire dall'Austria le loro gigantesche casseforti."

Jean-Marie Le Clézio: Diego e Frida
il Saggiatore, Milano - 2008
traduzione di Armando Marchi
pag. 14

Condividi su Facebook

lunedì 1 febbraio 2010

Mildred e le altre

"Ci sono moltissime ragazze come Mildred. Vagabonde, riescono sempre ad avere un tetto sopra la testa: per la maggior parte del tempo il soffitto di una camera d'albergo, a volte quello di un pied-à-terre da scapolo, della cabina di uno yacht se sono fortunate, di una tenda o di una roulotte nel peggiore dei casi. Ragazze del genere sono accessori da letto, il tipo di oggetto che si acquista, come una borsa dell'acqua calda, un ferro da stiro portatile, un rasoio elettrico, un qualunque piccolo lusso dell'esistenza. Sono avvantaggiate se sanno cucinare un po', ma di certo non c'è bisogno che sappiano parlare, in nessuna lingua. Sono anche intercambiabili, come la moneta contante o gli assegni circolari. Il loro valore può salire o scendere, a seconda dell'età e dell'uomo che le possiede al momento."


Patricia Highsmith: Piccoli racconti di misoginia
La Tartaruga, Roma - 1984
traduzione di Marisa Caramella
pag. 49

Condividi su Facebook