sabato 14 marzo 2009

precedenti storici

"Un concetto inafferrabile.

L'esperienza di movimenti politici che prendono nome dalla 'libertà', o ad essa si richiamano come a parola programmatica, risulta, nella sua contraddittorietà, istruttiva. È come se il termine 'libertà' avesse cambiato fronte più di una volta, nel linguaggio politico. Qualche esempio aiuterà ad entrare in argomento.

Il partito degli estremisti bianchi in Sudafrica, responsabile tra l'altro dei feroci massacri pre-elettorali (maggio 1994), si chiama 'Fronte della libertà'. Il partito della destra cilena, che organizzò, poche settimane prima del golpe, l'uccisione del consigliere militare di Allende, Arturo Araya (28 luglio 1973), si chiamava 'Patria e Libertà'. E quando la junta di Pinochet e degli altri generali felloni prese il potere mettendo a ferro e fuoco la capitale, emise un comunicato, rimasto tristemente famoso, ripreso dall'Agenzia Reuter il 12 settembre 1973, in cui si leggeva, al punto 2: 'Le forze armate e i carabineros sono uniti nella missione storica di lottare per la libertà'. (Le Monde, 13 settembre). In Italia, un vero e proprio inno al golpe di Pinochet lo sciolse il quotidiano neo fascista Il Secolo d'Italia, che titolava il 12 settembre: 'Destituiscono Allende per la libertà del Cile'. Del resto, il quotidiano della giunta fascista dei colonnelli greci (aprile 1967) - noti come 'i colonnelli', ma autoproclamatisi generali subito dopo il colpo di stato - si chiamava elefteros kosmos 'Mondo libero': termine, come si sa, abusato durante la guerra fredda, e assunto come insegna non soltanto da politici 'benpensanti' ma anche dal Ku-Klux-Klan.
Quando, il 28 giugno 1973, il governo francese (presidente era Georges Pompidou) mise fuori legge il movimento eversivo di destra 'Ordre Nouveau', si costituì a sua difesa il 'Comité Liberté', e personalità parafasciste, nel criticare il provvedimento governativo, si impegnarono pubblicamente in nome del principio 'La liberté ne se divise pas'. Remy de Laon, presidente del movimento nazionalista-cristiano 'Natione Nouvelle', denunciava il 'nuovo stalinismo' e chiedeva con tono vibrato: 'Dove sono i nemici della libertà? Tra i sostenitori dell'unità, della forza, della salvezza della nazione, o tra i propugnatori dell'asservimento al carro sovietico?' (Le Monde, 28 luglio 1973). Un curiosum per il politologo del futuro può essere considerato il piccolo partito staccatosi dal Movimento sociale italiano per impulso di Giorgio Pisanò: si chiama 'Fascismo e Libertà'.
Non basta incolpare certo abuso delle parole politiche, o camaleontismo di chi se ne serve. Onde ad esempio 'Giovane Italia', di conio mazziniano, è stata, a lungo, la denominazione del movimento giovanile neofascista in Italia (ed era in realtà un modo obliquo di richiamarsi a Salò, dove fu attizzato un ibrido fuoco mazziniano in polemica strumentale con il CLN, che coabitava con i Savoia nell'Italia non occupata). O anche 'Occidente': parola chiave di tanti movimenti di destra, compreso il nominato 'Ordre Nouveau' che in un primo momento si chiamò 'Occident'. Per non dire di Ordine Nuovo che è, in principio, la testata gramsciana torinese. C'è anche dell'altro. Si tratta - nel caso di cui qui si discorre - di una vera appropriazione da parte dell'ultradestra, spesso anche eversiva, della controversa nozione di 'libertà'."

Luciano Canfora: Manifesto della libertà
Sellerio editore, Palermo - 1994
pag. 26


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