mercoledì 9 settembre 2009

quella pazza voglia di scrivere

"[...] il problema di avere una superficie su cui scrivere. Quel problema era nato con la scrittura; e l'invenzione dell'alfabeto, mettendo la scrittura alla portata di un maggior numero di persone, lo aveva reso più assillante. Ma non era di così facile soluzione come a qualcuno potrebbe sembrare. Scrivere, va bene; ma dove? E sino dai primi tempi, e per un pezzo, gli uomini continuarono a scrivere un po' dappertutto: sui muri, sulle tavole di legno, sulle porte, sulla pelle di vari animali, soprattutto cartapecora e cuoio, ma anche pelle di rettili e di cani, sulle foglie, sulle bucce dei frutti, su tessuti di seta o di lino, su lamine di piombo.
Di piombo si avevano anche dei volumi, nei quali si conservavano atti pubblici. Come sostituto del papiro qualcuno usava il tiglio. Chi studiava geometria tracciava figure su una tavoletta cosparsa di sabbia. Scrive Plutarco che quando Platone si recò in Sicilia alla corte di Dionigi il tiranno, tutti furono presi da un così grande amore per la geometria, che nella reggia c'era sempre un gran polverone."


Ugo Enrico Paoli: Urbs - Urbs. Aspetti di vita romana antica
Felice Le Monnier, Firenze - 1942
pag. 89



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1 commento:

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