"Quando raggiunse la riva e uscì dall'acqua la spiaggia era deserta, e la marea stava salendo. Pensò che questo probabilmente lo aveva aiutato. Il vento soffiava sul suo corpo e faceva più freddo che in acqua, gli vennero i brividi. Si gettò sulla sabbia, ma anche questa ormai si era raffreddata. Allora si alzò e si mise a correre, come per andar subito a dire agli altri che era appena sfuggito alla morte. Ma nel salone dell'ostello la gente stava ancora giocando a carte, come prima, ognuno osservava la faccia dell'avversario oppure le proprie carte, e nessuno lo degnò dia uno sguardo. Tornò nella sua stanza, il suo compagno non c'era, probabilmente stava ancora chiacchierando nella stanza accanto. Prese l'asciugamano dal davanzale, consapevole che là fuori c'erano ancora a sgocciolare le meduse che aveva battuto con la pietra e cosparso di sale. Si vestì, infilandosi anche le scarpe per avere più caldo, e tornò in spiaggia da solo."
Gao Xingjian: Una canna da pesca per mio nonno
Rizzoli editore, Milano - 2001
traduzione di Alessandra Lavagnanino
pagg. 48-49
catalogazione: una delle librerie in soggiorno
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