sabato 13 dicembre 2008

il dolore delle donne

"Fra tutti quanti sono animati ed hanno intelletto noi donne siamo la specie più sventurata; per prima cosa dobbiamo, con gran dispendio di beni, comprarci uno sposo e prenderci un padrone del nostro corpo; questo è un male ancor più doloroso dell'altro. E in questo c'è un rischio gravissimo: se il marito lo si prende cattivo oppure buono. Per noi donne, infatti, la separazione è un disonore, né si può ripudiare lo sposo. Giunta, poi, tra nuovi costumi e nuove leggi, la donna deve essere un'indovina per sapere - a casa sua non può averlo appreso - di che natura sia il compagno di letto con il quale dover al meglio trattare. E se noi riusciamo a conseguire bene tale intento e il marito convive con noi sopportando il giogo senza sforzo, allora la vita è invidiabile; altrimenti bisogna morire. Un uomo, quando sente fastidio di stare in casa con i suoi familiari, esce fuori e solleva il cuore dalla noia. Per noi, invece, è destino volgere lo sguardo verso una sola persona. E dicono di noi che viviamo in casa una vita senza pericolo, mentre loro combattono in guerra; ma ragionano male. Giacché preferirei stare tre volte presso lo scudo piuttosto che partorire una volta sola!"

Euripide: Medea Bur, Milano - 1997
introduzione di Vincenzo di Benedetto
traduzione di Ester Cerbo

pagg. 127-129


catalogazione: la libreria di Sara
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