"Era sbocciata dalla sera alla mattina, con le labbra rosse come ciliegie, i capelli ancora liberi che le ballavano sulle spalle e il corpo rotondo e minuto, scuro e tornito come un chicco d'uva, coi seni che sembrava gli stessero fiorendo sotto gli occhi. Non che non l'avesse mai vista, non era possibile in un paese dove tutti se non erano parenti erano perlomeno compari e commari, vincolo che in qualche modo valeva più del sangue. Piuttosto certe ragazze si sviluppavano da un giorno all'altro, come le rose che si aprono in una sola notte e il giorno dopo sono già sfiorite. Restò a guardare incantato quel miracolo, lacerato dal desiderio di scendere giù e mescolarsi ai cafoni festanti, come aveva sempre fatto prima che arrivasse donna Nina, di mescolare la sua carne a quella della bambina che stava diventando donna, di sentire la vita che si faceva strada dentro di lei combattere con la morte che si faceva strada dentro di lui."
Mariolina Venezia: Mille anni che sto qui
Einaudi Editore, Torino - 2006
pag. 18