Arrivati al faro, Tredita coprì e scoprì alternativamente il fanale nel segnale convenuto; quindi, usciti in mare aperto, spegnemmo ogni luce a bordo e voltammo la prua verso settentrione costeggiando la costa orientale dell’isola.
In lontananza si intravedeva la terraferma, suolo pirata e ostile: allontanarsi troppo dalle rive significava affidarsi all’azzardo del destino.
Altre volte avevamo tentato veloci sortite lungo le scogliere ricche di pesce delle insenature e delle piccole baie che si aprivano, inospitali e disabitate, da una parte e dall’altra del Canale di Saiquaton. Ne conoscevamo bene le insidie, con i barbareschi sempre appostati in attesa dei pescatori più imprudenti. Spesso le cale tranquille erano state teatro di feroci scaramucce.
Il vento era favorevole: non alzava il mare, lasciandolo piatto e liscio come una tavola, e nello stesso tempo spingeva di poppa la feluca.
Quasi tutta la notte trascorse così."accompagnamento musicale: Fabrizio de André "Crueza de Ma"
Leonilde Bartarelli: Il fiore degli abissi
Edizioni Montag, Tolentino - 2009
pag. 40
catalogazione: nessuna, brano gentilmente offerto dall'autrice
catalogazione: nessuna, brano gentilmente offerto dall'autrice
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