"Io credo che la parola 'vergine' o 'parthenos', parola probabilmente scelta dalle stesse divinità femminili per indicare se stesse, abbia altri significati. Credo che le Dee vergini siano quelle divinità che appartengono solo a se stesse, che non sono mai state sottomesse né da un Dio né da un uomo, che sono capaci di amare senza nulla concedere della propria dignità e della propria libertà. Così che vergini sono anche le sacerdotesse che si prostituiscono, nei templi, incarnando le Dee nei loro rapporti sessuali con uomini vivi ma, al pari di esse, senza dipendere da alcuno sposo.
Dunque, non ci converrà più indicare, con il temine di parthenos, la fanciulla che è ancora contraddistinta dall'integrità anatomica, bensì colei capace di disporre della propria persona secondo i concetti fondamentalidi dignità e di libertà: libertà di rifiutare i rapporti intimi; libertà di accettarli; libertà di appartenere a se stessa, senza possibilità di essere costretta né a mantenere la castità, né a concedersi a un amplesso non desiderato. Voi conoscete molte di queste donne: che non si concedono a voi, ma al loro proprio istinto; che non dipendono da voi, né si aggrappano a voi, dopo il rapporto. Padrone di se stesse. Vergini."
Carlo Flamigni: Figli dell'acqua, figli del fuoco - Racconti di medicina della riproduzione
edizioni Pendragon, Bologna - 1996
pag. 94
catalogazione: una delle librerie in soggiorno
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