"Io non voglio una donna soltanto da letto; né una soltanto splendida, e quando l'hai fatta vedere in giro tutto finisce lì e poi a che cos'altro serve, visto che è muta; né una trascurata che ciabatti in cucina; né una matta per i figli che badi soltanto a loro; né una intellettuale attaccabottoni; né una che vuole il suo mestiere e vivere la sua vita. Cerco una ragazza serena e di buonsenso; 'È preparata?' chiedeva una certa suocera. Non si pretendono delle doti eccezionali. Che sia carina; e di buon gusto: è una virtù che si ha o non si ha; e quando una la possiede si manifesta in tutto, nel vestire, nel camminare, nel muoversi, nel pettinarsi, mangiare, nel tratto, nella linea; e nel parlare, soprattutto. Che abbia 'una certa cultura', nel senso che sappia almeno l'italiano e 'qualche cosetta' in più per seguire i bambini, che poveretti, quante volte, tutto quel che imparano dalla madre è la confusione fra il condizionale e il congiuntivo. Che non spenda come una pazza. Che sappia tenere una casa e farla andare avanti senza sbalzi, sappia imporsi alla cameriera con calma, sappia affrontare l'entrata degli ospiti senza l'angoscia, sappia inserire una ferma coerenza fra le altre virtù materne. Non credo di richiedere tanto."
Alberto Arbasino: Le piccole vacanze
Adelphi, Milano - 2007
pag. 201
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