martedì 23 marzo 2010

Jean-Jacques Rousseau

" — Scusate tanto, — cominciò a dire a madame Léotard, — che fate? Come avete agito con una povera bambina? Questa è barbarie, pura barbarie! Una bimba malata e debole, una ragazzina così sognatrice, timida, fantasiosa, metterla in una stanza buia per tutta una notte: ma questo significa ucciderla! Non conoscete forse la sua storia? Questa è barbarie, mancanza di umanità, ve lo dico io, egregia signora! E come si può dare una simile punizione? Chi l'ha inventata, chi ha potuto inventare una punizione simile?

La povera madame Léotard con le lacrime agli occhi, piena di turbamento, cominciò a spiegargli tutta la faccenda, disse che si era dimenticata di me, che era arrivata la figlia, ma che la punizione in sé era buona, se non durava a lungo, e che perfino Jean-Jacques Rousseau diceva qualcosa di simile.

— Jean-Jacques Rousseau, signora mia! Ma Jean-Jacques non poteva dir questo. Jean-Jacques non è un'autorità. Jean-Jacques Rousseau non osava parlare di educazione, non ne aveva il diritto: Jean-Jacques Rousseau rinnegò i propri figli, signora mia! Jean-Jacques fu un cattivo soggetto, signora mia!

— Jean-Jacques Rousseau, Jean-Jacques Rousseau un cattivo soggetto! Principe, principe! Che dite mai?"

Fëdor M. Dostoevskij: Racconti
edizioni Raduga, Mosca - 1989
traduttore: ?
pagg. 231-232

catalogazione: una delle librerie in soggiorno
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