«Pensavo sempre a lei e alle nostr lezioni» riprese. Dopo i primi interrogatori l'avevano messa in una cella con quindici donne. Là aveva trovato un'altra delle mie studentesse, Razieh. Con la tazza di tè in equilibrio precario per non far scivolare il chador, continuò: «Razieh mi ha parlato dei suoi corsi su James e Hemingway, e io le ho raccontato del processo a Gatsby. Abbiamo riso un sacco. Sa, lei l'hanno uccisa. Io invece sono stata fortunata.» A meno di un anno dal suo rilascio, Mahtab si era sposata e aveva avuto un bambino; adesso ne aspettava un altro. Era al terzo mese. «Non si vede molto sotto il chador» disse, indicando timidamente la pancia."
Azar Nafisi: Leggere Lolita a Teheran
Adelphi edizioni, Milano - 2004
traduzione di Roberto Serrai
pagg. 248-249
catalogazione: una delle librerie in soggiorno
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