"Se l'ipotetico mio lettore, volesse e sapesse insegnarmi questo come, io gli sarei, proprio, riconoscentissimo. Non ch'io corra, pur troppo, pericolo, che, mai, donna venga ad offrirmisi! ma farò adoperare questa soluzione diversa in qualche altra novella, la quale servirebbe di contrapposto alla presente. Caro lettore, sappia Vossignoria Illustrissima, che la mia fantasia è poca e pigra; sarà, presto, esaurita; e, se non mi ajutano, mi ripeterò, maledettissimamente: la mi somministri qualche documento umano! e grazie anticipate! e ci sarà, anche, la mancia. Va behn! ma cosa dicevamo? Ah sì, che Maurizio, quantunque indispettitissimo della pensata della Radegonda, che gli ricadeva sulle braccia, non ebbe però, (con quella fiacchezza d'animo) l'incivil coraggio di dire: 'Questo, poi, no. Tòrnatene a casa. Vattene. Io non intendo, punto, spinger la cosa tant'oltre'. Capì, benissimo, che la Salmojraghi non si sarebbe ridotta a casa, anzi si sarebbe precipitata dall'alto del Duomo o nel naviglio; capì, che bisognava curvare il capo e scontare, per le non sue peccata. 'Lei ha le smanie uterine; e, ne' guai, mi ci troverò io. Maledetta l'ora, in cui la conobbi!"
Vittorio Imbriani: Dio ne scampi dagli Orsenigo
editrice l'Unità, Roma - 1993
pagg. 86-87
catalogazione: libreria in ingresso
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