“I midolli dei denti erano una sorta di nervetti con cui il baco alimentava le sue larve e fabbricava i suoi bozzoli, e per questo motivo occorreva bruciacchiarli con cauteri o sminuzzarli meticolosamente con gli scarnatoi. Utrilla però aveva scoperto che le spine delle tunas o dei fichi d’India erano più sottili e allungate di qualsiasi ago, e prima di bruciare i midolli frugava con quelle nelle cavità più fonde dei denti, pungendo fino alle gengive attraverso quegli orifizi perforati dai vermi. Il signor inquisitore sì che era un paziente tollerante: incassava senza batter ciglio ciascuna delle spine che coscienziosamente gli infilava nei denti.”
Fernando Iwasaki: Il tarlo dei denti
Bollati Boringhieri, Torino - 2005
traduzione dallo spagnolo di Anna Maria Farinato
pag. 72
catalogazione: comodino
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