lunedì 28 aprile 2008

cara mamma

"Giovedì 18 aprile 1974

Cara mamma,
tre anni e mezzo sono passati da quando, a novantun anni, sei morta, e ora soltanto, forse, comincio a capirti. Ho trascorso l'infanzia, l'adolescenza insieme a te, sotto lo stesso tetto, e quando a diciannove anni ti ho lasciata, sono partito per Parigi, eri ancora un'estranea, per me.

Del resto, mai ti ho chiamata mamma, ti chiamavo madre, neanche mio padre l'ho mai chiamato papà. Perché? Che origini aveva quest'abitudine? Non so.

Poi, qualche volta, sono tornato a Liegi, ma per poco, la volta che sono rimasto di più è stata l'ultima, una settimana all'ospedale di Bavière, dove un tempo avevo servito messa. Giorno dopo giorno ho assistito alla tua agonia.

Ma questa parola conviene poco ai giorni che hanno preceduto la tua morte. Eri stesa nel letto, avevi intorno i parenti, o anche gente che non conoscevo. Certi giorni facevo fatica ad avvicinarmi. Ti ho osservata ore e ore. Non soffrivi. Lasciare la vita non ti faceva paura. Non recitavi rosari dalla mattina alla sera, benché ci fosse continuamente una suora vicino a te, vestita di nero, sempre allo stesso posto, immobile sulla stessa sedia.

A volte, spesso anzi, sorridevi. Ma la parola sorriso, con te, ha un senso un po' diverso da quello abituale. Guardavi noi che ti saremmo sopravvissuti, che ti avremmo accompagnato al cimitero, e un'espressione ironica ti stirava le labbra."



Georges Simenon: Lettera a mia madre
Adelphi Edizioni, Milano - 1985
traduzione di Giovanni Mariotti
pag. 9

catalogazione: G P1

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