giovedì 31 dicembre 2009
mercoledì 30 dicembre 2009
je suis comme je suis
"Poiché l'io è al tempo stesso attore e giudice delle proprie azioni e il metro con cui le misura è da lui stesso costruito, la probabilità che il giudice-attore sia rigorosamente imparziale è molto modesta. Del resto noi siamo forme che la natura casualmente produce. Una bella canzone che si cantava a Parigi nelle 'caves' frequentate da giovani e da poeti, diceva: 'Je suis comme je suis, je suis faite comme ça'. Non significa assolver tutto. Ma da che cosa poi? Chi non cerca compense ultraterrene aspira soltanto all'innocenza dell'albero della vita. E i frutti di quell'albero, vedi che cosa strana, puoi gustarli soltanto quando sei più prossimo alla morte."
Eugenio Scalfari: L'uomo che non credeva in Dio
Einaudi, Torino - 2008
pag. 150
Eugenio Scalfari: L'uomo che non credeva in Dio
Einaudi, Torino - 2008
pag. 150
martedì 29 dicembre 2009
la strada sbagliata
"I nemici interni dell'Italia nata dal Risorgimento, di cui pure si vantavano a parole di volere completare l'opera, furono i fascisti. Ai ragazzi italiani fu insegnato nelle scuole, e agli italiani adulti ripetuto fino alla noia, che 'gli stranieri' - tutti 'gli stranieri' - erano loro nemici; che dovevano essere fieri e sentirsi onorati di avere tanti nemici nel vasto mondo. Poi furono tolti dal mazzo e additati come amici e naturali alleati i soli stranieri nei confronti dei quali molti italiani nutrissero un pregiudizio sfavorevole che risaliva agli anni della guerra mondiale - i tedeschi - (nel senso di abitanti della Germania, non di parlanti il tedesco) - che pure, durante gli anni del Risorgimento, avevamo avuti in qualche occasione dalla nostra parte, ma che, dopo l'Anschluss ('annessione') dell'Austria nel 1939, facevano un tutt'uno con i nostri più diretti avversari di allora e del '15-'18. Gli si riconosceva il merito di averci seguiti sulla strada sbagliata e senza uscita, nella quale ci eravamo incamminati noi nel 1922. Se era per questo, ci avrebbero presto sopravanzati."
Girolamo Arnaldi: L'Italia e i suoi invasori
editori Laterza, Bari - 2002
pag. 184
Girolamo Arnaldi: L'Italia e i suoi invasori
editori Laterza, Bari - 2002
pag. 184
lunedì 28 dicembre 2009
dentro un corpo
"L'originaria e irrimediabile esperienza della nostra finitezza, del limite che ci costituisce come esseri mortali, si dà innanzitutto attraverso la percezione del corpo. Il corpo è l'evidenza che contraddice qualsiasi tentativo di oltrepassamento, lo scomodo testimone che invalida ogni nostra velleità di onnipotenza."
Aldo Carotenuto: Amare Tradire
Bompiani, Milano - 1991
pag. 170
Aldo Carotenuto: Amare Tradire
Bompiani, Milano - 1991
pag. 170
domenica 27 dicembre 2009
forme di vita biroide
"[...] cominciò a pensare ossessivamente al problema di cosa fosse successo a tutte le biro che aveva comprato negli ultimi anni. Seguì un periodo di coscienziosa ricerca, durante il quale visitò tutti i maggiori centri di perdite di biro della Galassia: alla fine tirò fuori una bizzarra teoria che all'epoca fece colpo sull'immaginazione della gente. Da qualche parte nel Cosmo, sosteneva Voojagig, insieme a tutti i pianeti abitati da umanoidi, rettiloidi, pescioidi, alberoidi ambulanti e sfumature superintelligenti del colore azzurro, c'era anche un pianeta interamente consacrato alla forma di vita biroide. Era proprio quel pianeta la meta delle biro trascurate, le quali, attraverso forellini nel tempo, vi si recavano certe di poter finalmente fruire di uno stile di vita unicamente biroide, che rispondesse a stimoli altamente biro-orientati, e che in generale garantisse l'equivalente biresco di una vita felice. Finché si trattò di teorie tutto andò benissimo, ma quando Veer Voojagig si mise di punto in bianco ad affermare di aver trovato questo pianeta, e di aver lavorato lì come autista di limousine al servizio di una famiglia di biro verdi a scatto di tipo economico, fu immediatamente portato via e internato."
Douglas Adams: Guida galattica per gli autostoppisti
Arnoldo Mondadori editore, Milano - 1999
traduzione di Laura Serra
pagg. 147-148
catalogazione: nessuna, libro appena acquistato
Douglas Adams: Guida galattica per gli autostoppisti
Arnoldo Mondadori editore, Milano - 1999
traduzione di Laura Serra
pagg. 147-148
catalogazione: nessuna, libro appena acquistato
sabato 26 dicembre 2009
il Natale di Guareschi
"Forse Margherita ha ragione quando dice che occorre la maniera forte coi bambini: il guaio è che, a poco a poco, usando e abusando della maniera forte, in casa mia si lavora soltanto con le note sopra il rigo.
La tonalità, anche nei più comuni scambi verbali, viene portata ad altezze vertiginose e non si parla più, si urla. Ciò è contrario allo stile del «vero signore», ma quando Margherita mi chiede dalla cucina che ore sono, c'è la comodità che io non debbo disturbarmi a rispondere perché l'inquilino del piano di sopra si affaccia alla finestra e urla che sono le sei o le dieci. Margherita, una sera del mese scorso, stava ripassando la tavola pitagorica ad Albertino e Albertino s'era impuntato sul sette per otto. Sette per otto? - cominciò a chiedere Margherita. E, dopo sei volte che Margherita aveva chiesto quanto faceva sette per otto, sentii suonare alla porta di casa. Andai ad aprire e mi trovai davanti il viso congestionato dell'inquilino del quinto piano (io sto al secondo). Cinquantasei! - esclamò con odio l'inquilino del quinto piano.
Rincasando, un giorno del dicembre scorso, la portinaia si sporse dall'uscio della portineria e mi disse sarcastica: È Natale, è Natale è la festa dei bambini - è un emporio generale - di trastulli e zuccherini!
Ecco, - dissi tra me - Margherita deve aver cominciato a insegnare la poesia di Natale ai bambini.
Arrivato davanti alla porta di casa mia, sentii appunto la voce di Margherita:
«È Natale, è Natale - è la festa dei bambini!...».
È la festa dei cretini! -rispose calma la Pasionaria."
Giovanni Guareschi: La favola di Natale
Rizzoli, Milano - 2004
pag. 7
La tonalità, anche nei più comuni scambi verbali, viene portata ad altezze vertiginose e non si parla più, si urla. Ciò è contrario allo stile del «vero signore», ma quando Margherita mi chiede dalla cucina che ore sono, c'è la comodità che io non debbo disturbarmi a rispondere perché l'inquilino del piano di sopra si affaccia alla finestra e urla che sono le sei o le dieci. Margherita, una sera del mese scorso, stava ripassando la tavola pitagorica ad Albertino e Albertino s'era impuntato sul sette per otto. Sette per otto? - cominciò a chiedere Margherita. E, dopo sei volte che Margherita aveva chiesto quanto faceva sette per otto, sentii suonare alla porta di casa. Andai ad aprire e mi trovai davanti il viso congestionato dell'inquilino del quinto piano (io sto al secondo). Cinquantasei! - esclamò con odio l'inquilino del quinto piano.
Rincasando, un giorno del dicembre scorso, la portinaia si sporse dall'uscio della portineria e mi disse sarcastica: È Natale, è Natale è la festa dei bambini - è un emporio generale - di trastulli e zuccherini!
Ecco, - dissi tra me - Margherita deve aver cominciato a insegnare la poesia di Natale ai bambini.
Arrivato davanti alla porta di casa mia, sentii appunto la voce di Margherita:
«È Natale, è Natale - è la festa dei bambini!...».
È la festa dei cretini! -rispose calma la Pasionaria."
Giovanni Guareschi: La favola di Natale
Rizzoli, Milano - 2004
pag. 7
venerdì 25 dicembre 2009
dall'orrido dell'Infernaccio alla ridente alta valle
"L'escursione è di quelle che danno sensazioni 'forti': subito lo stretto e suggestivo canyon dove l'acqua si cerca rumorosamente la strada, poi le faggete attraverso le quali si intravedono le altissime pareti calcaree della Sibilla e della Priora, poi, con ancora il rombo del Tenna nelle orecchie, l'arrivo a Capotenna dove l'ambiente si apre e si può godere del colpo d'occhio complessivo della valle e delle cime che la circondano."
Alberico Alesi e Maurizio Calibani: Parco Nazionale Monti Sibillini
SER Società Editrice Ricerche, Folignano (AP) - 2009
pag. 94
catalogazione: nessuna, libro appena acquistato
Alberico Alesi e Maurizio Calibani: Parco Nazionale Monti Sibillini
SER Società Editrice Ricerche, Folignano (AP) - 2009
pag. 94
catalogazione: nessuna, libro appena acquistato
categorie
libri degli ospiti,
opere da consultazione
giovedì 24 dicembre 2009
la maschilità del linguaggio
"Da queste riflessioni [delle donne] emergono due fatti solo apparentemente contraddittori: la maschilità del linguaggio e l'esistenza di 'un parlare da donne' differenziato da quello degli uomini. Accenno solo per inciso al primo punto. Il linguaggio è al maschile. La lingua, anche quella parlata dalle donne, è maschile. Le costruzioni grammaticali e semantiche sono asimmetriche: per alcuni termini il femminile non esiste, ad esempio per i nomi di professioni; per altre, il femminile assume connotazioni peggiorative, dispregiative, ironiche, tanto che il linguaggio riferito alle donne è stato definito da Marina Yaguello 'lingua del disprezzo'. Termini maschili vengono usati per il tutto, il plurale indicativo di collettività di uomini e di donne è al maschile, 'uomo' indica appartenente al genere umano. Il generico, l'ipotetico, l'esempio è al maschile. L'aggettivo e il sostantivo femminile 'si formano', secondo Robin Lakoff, su un maschile 'che esiste'.
Ma la questione va molto al di là del rilievo delle caratteristiche grammaticali del linguaggio. La donna, si dice, non parla, 'è parlata'. Oggetto del discorso dell'uomo, 'sesso oggettivato a segno culturale', 'parola delle parole', 'segno o simbolo della comunicazione tra gli uomini, contesto fonte di tutte le parole', la donna, oggetto di divieto della parola nei secoli, è 'segno significante che pone la possibilità di un linguaggio comune attraverso un valore che è identico, e, dunque, comprensibile a tutti.' Nel linguaggio, come nella sessualità, la donna viene definita e costruita in riferimento alla 'legge del medesimo' - dice Irigaray in Speculum, alla logica di un'unica identità (maschile), metro di misurazione da cui la differenza-donna rappresenta solo uno scarto relativo."
Marina Mizzau: Eco e Narciso
Bollati Boringhieri, Torino -1988
pag. 53
Ma la questione va molto al di là del rilievo delle caratteristiche grammaticali del linguaggio. La donna, si dice, non parla, 'è parlata'. Oggetto del discorso dell'uomo, 'sesso oggettivato a segno culturale', 'parola delle parole', 'segno o simbolo della comunicazione tra gli uomini, contesto fonte di tutte le parole', la donna, oggetto di divieto della parola nei secoli, è 'segno significante che pone la possibilità di un linguaggio comune attraverso un valore che è identico, e, dunque, comprensibile a tutti.' Nel linguaggio, come nella sessualità, la donna viene definita e costruita in riferimento alla 'legge del medesimo' - dice Irigaray in Speculum, alla logica di un'unica identità (maschile), metro di misurazione da cui la differenza-donna rappresenta solo uno scarto relativo."
Marina Mizzau: Eco e Narciso
Bollati Boringhieri, Torino -1988
pag. 53
mercoledì 23 dicembre 2009
la formula del sentimento d'amore
"Freud alla sua fidanzata: "Mi fa soffrire l'essere impotente a testimoniarti il mio amore." E Gide: "Tutto, nel suo comportamento pareva dire: dato che non mi ama più, non m'importa più niente. Orbene, io l'amavo ancora, e anzi, non l'avevo mai amata tanto; ma non mi era più possibile dargliene la prova. E questa era la cosa più terribile."
I segni non sono delle prove, dal momento che chiunque può produrne di falsi o di ambigui. Ecco quindi che, paradossalmente, ripiego sull'onnipotenza del linguaggio: poiché niente rende sicuro il linguaggio, io farò del linguaggio la sola e ultima certezza: non crederò più all'interpretazione. Dal mio altro, accoglierò ogni parola come un segno di verità; e, quando a parlare sarò io, non metterò in dubbio che egli prenda per vero ciò che dirò. Di qui, l'importanza delle dichiarazioni; io voglio incessantemente carpire all'altro la formula del suo sentimento e, da parte mia, incessantemente gli dico che lo amo: niente è lasciato alla suggestione, alla divinazione: perché una cosa sia saputa, bisogna che sia detta; ma anche appena detta, essa è, molto provvisoriamente, vera."
Roland Barthes: Frammenti di un discorso amoroso
Einaudi, Torino - 1979
traduzione di Renzo Guidieri
pag. 187
I segni non sono delle prove, dal momento che chiunque può produrne di falsi o di ambigui. Ecco quindi che, paradossalmente, ripiego sull'onnipotenza del linguaggio: poiché niente rende sicuro il linguaggio, io farò del linguaggio la sola e ultima certezza: non crederò più all'interpretazione. Dal mio altro, accoglierò ogni parola come un segno di verità; e, quando a parlare sarò io, non metterò in dubbio che egli prenda per vero ciò che dirò. Di qui, l'importanza delle dichiarazioni; io voglio incessantemente carpire all'altro la formula del suo sentimento e, da parte mia, incessantemente gli dico che lo amo: niente è lasciato alla suggestione, alla divinazione: perché una cosa sia saputa, bisogna che sia detta; ma anche appena detta, essa è, molto provvisoriamente, vera."
Roland Barthes: Frammenti di un discorso amoroso
Einaudi, Torino - 1979
traduzione di Renzo Guidieri
pag. 187
martedì 22 dicembre 2009
dal Senegal con amore
"BEVANDA ALLO ZENZERO-
Ingredienti per 6 persone:
100 gr. di radice di zenzero fresca
1 L di acqua
2 pompelmi
1-2 limoni
zucchero a piacere
Sbucciare e grattugiare la radice di zenzero. Aggiungerla all'acqua e frullarla. Poi filtrare con un colino a maglie fitte.
Al filtrato aggiungere il succo dei pompelmi e dei limoni; zuccherare a piacere, servire ghiacciato."
Variante di Marina: sostituire i pompelmi, per il mio gusto troppo amari, con due aranci. Di zucchero ne servirà pochissimo, solo per stemperare un po' l'aspro del limone. Io addirittura lo ometto.
Aisha Fall: Sapori d'Africa
Bandecchi & Vivaldi editore - 2005
pag. 132
Ingredienti per 6 persone:
100 gr. di radice di zenzero fresca
1 L di acqua
2 pompelmi
1-2 limoni
zucchero a piacere
Sbucciare e grattugiare la radice di zenzero. Aggiungerla all'acqua e frullarla. Poi filtrare con un colino a maglie fitte.
Al filtrato aggiungere il succo dei pompelmi e dei limoni; zuccherare a piacere, servire ghiacciato."
Variante di Marina: sostituire i pompelmi, per il mio gusto troppo amari, con due aranci. Di zucchero ne servirà pochissimo, solo per stemperare un po' l'aspro del limone. Io addirittura lo ometto.
Aisha Fall: Sapori d'Africa
Bandecchi & Vivaldi editore - 2005
pag. 132
lunedì 21 dicembre 2009
le spoglie di Giacomo
"La legge è legge, signori miei. E la legge affermava che, finché a Napoli fosse durato il colera, non ci sarebbe stata sepoltura se non nella fossa comune. Morti a carrettate, una cristiana benedizione collegialmente impartita e poi giù calce viva a mangiarsi il contagio. Giù calce per ammazzare le mosche malvagie, appesantire le loro ali avvelenate, impastoiare a dovere antenne e zampe malefiche. Calce viva, questo ci voleva per i morti. E pietra del Vesuvio, nera e spessa, per chiudere la fossa e non pensarci più. Ora, in mezzo a tanto disastro, che differenza volete facesse un cadavere in più o in meno? Per il momento avrebbero fatto conto che il corpo di Giacomo fosse stato preso in consegna dalla pubblica carità per farne ciò che andava fatto: fossa comune, benedizione, calce viva, pietra vesuviana e tutto il resto."
Alessandro Zaccuri: Il signor figlio
Mondadori, Milano - 2007
pag. 197
Alessandro Zaccuri: Il signor figlio
Mondadori, Milano - 2007
pag. 197
domenica 20 dicembre 2009
romane al trucco
Ovidio - Ars Amatoria – lll, 219- 246
220
quae nunc nomen habent operosi signa Myronis
pondus iners quondam duraque massa fuit
anulus ut fiat, primo conliditur aurum
quas geritis vestis, sordida lana fuit
cum fieret, lapis asper erat nunc, nobile signum,
nuda Venus madidas exprimit imbre comas.
225
tu quoque dum coleris, nos te dormire putemus
aptius a summa conspiciere manu.
cur mihi nota tuo causa est candoris in ore?
claude forem thalami! Quid rude cogis opus?
multa viros nescire decet pars maxima rerum
230
offendat, si non interiora tegas.
aurea quae splendent ornato signa theatro,
inspice, contemnes brattea ligna tegit
sed neque ad illa licet populo, nisi facta, venire,
nec nisi summotis forma paranda viris.
235
at non pectendos coram praebere capillos,
ut iaceant fusi per tua terga, veto.
illo praecipue ne sis morosa caveto
tempore, nec lapsas saepe resolve comas.
tuta sit ornatrix odi quae sauciat ora
240
unguibus et rapta brachia figit acu.
devovet, ut tangit, dominae caput illa, simulque
plorat in invisas sanguinolenta comas.
quae male crinita est, custodem in limine ponat,
orneturve Bonae semper in aede deae.
245
dictus eram subito cuidam venisse puellae:
turbida perversas induit illa comas.
Quelle che ora hanno il nome di statue dell’operoso Mirone un tempo fu(rono) peso inerte e solida massa, perché diventi anello prima si consuma l’oro, quelle vesti che portate furono lana sporca, ora una splendida statua mentre diventava (statua) era ruvida pietra, Venere spreme l’acqua dalle chiome madide
noi pensiamo che tu dorma mentre anche tu ti agghindi, in maniera più appropriata sarai guardata dopo l’ultima mano. Perché mi è nota la causa del candore del tuo viso? Chiudi la porta del talamo, quale rude lavoro esegui? E meglio che gli uomini ignorino molte cose.
La gran parte delle cose disturberebbe se non coprissi le cose più intime. guarda le statue dorate che splendono nel teatro ornato, non ne terrai conto (tieni presente che) la lamina d’oro copre il legno ma al pubblico non è concesso avvicinarsi ad esse se non (sono) finite né l’aspetto approntato se non sono stati allontanati gli uomini
Ma non proibisco di offrire alla vista i capelli da pettinare perché si allarghino sparsi lungo la tua schiena però soprattutto allora eviterai di essere noiosa e non sciogliere spesso i capelli scomposti. Sia sicura l’ancella che ti veste detesto quella che graffia la faccia con le unghie i visi e trafigge con uno spillone la braccia ghermite.
Quella maledice, mentre lo tocca, il capo della padrona ed insieme piange mentre sanguina, sulle odiate chiome. Quella che è mal fornita di capelli ponga una custode alla porta e si orni sempre nel tempio della dea Bona; ero stato annunciato improvvisamente come arrivato ad una ragazza: turbata si calzò la parrucca al contrario!
Ovidio: Ars amatoria
Einaudi, Torino - 1969
catalogazione: biblioteca di Paola
220
quae nunc nomen habent operosi signa Myronis
pondus iners quondam duraque massa fuit
anulus ut fiat, primo conliditur aurum
quas geritis vestis, sordida lana fuit
cum fieret, lapis asper erat nunc, nobile signum,
nuda Venus madidas exprimit imbre comas.
225
tu quoque dum coleris, nos te dormire putemus
aptius a summa conspiciere manu.
cur mihi nota tuo causa est candoris in ore?
claude forem thalami! Quid rude cogis opus?
multa viros nescire decet pars maxima rerum
230
offendat, si non interiora tegas.
aurea quae splendent ornato signa theatro,
inspice, contemnes brattea ligna tegit
sed neque ad illa licet populo, nisi facta, venire,
nec nisi summotis forma paranda viris.
235
at non pectendos coram praebere capillos,
ut iaceant fusi per tua terga, veto.
illo praecipue ne sis morosa caveto
tempore, nec lapsas saepe resolve comas.
tuta sit ornatrix odi quae sauciat ora
240
unguibus et rapta brachia figit acu.
devovet, ut tangit, dominae caput illa, simulque
plorat in invisas sanguinolenta comas.
quae male crinita est, custodem in limine ponat,
orneturve Bonae semper in aede deae.
245
dictus eram subito cuidam venisse puellae:
turbida perversas induit illa comas.
Quelle che ora hanno il nome di statue dell’operoso Mirone un tempo fu(rono) peso inerte e solida massa, perché diventi anello prima si consuma l’oro, quelle vesti che portate furono lana sporca, ora una splendida statua mentre diventava (statua) era ruvida pietra, Venere spreme l’acqua dalle chiome madide
noi pensiamo che tu dorma mentre anche tu ti agghindi, in maniera più appropriata sarai guardata dopo l’ultima mano. Perché mi è nota la causa del candore del tuo viso? Chiudi la porta del talamo, quale rude lavoro esegui? E meglio che gli uomini ignorino molte cose.
La gran parte delle cose disturberebbe se non coprissi le cose più intime. guarda le statue dorate che splendono nel teatro ornato, non ne terrai conto (tieni presente che) la lamina d’oro copre il legno ma al pubblico non è concesso avvicinarsi ad esse se non (sono) finite né l’aspetto approntato se non sono stati allontanati gli uomini
Ma non proibisco di offrire alla vista i capelli da pettinare perché si allarghino sparsi lungo la tua schiena però soprattutto allora eviterai di essere noiosa e non sciogliere spesso i capelli scomposti. Sia sicura l’ancella che ti veste detesto quella che graffia la faccia con le unghie i visi e trafigge con uno spillone la braccia ghermite.
Quella maledice, mentre lo tocca, il capo della padrona ed insieme piange mentre sanguina, sulle odiate chiome. Quella che è mal fornita di capelli ponga una custode alla porta e si orni sempre nel tempio della dea Bona; ero stato annunciato improvvisamente come arrivato ad una ragazza: turbata si calzò la parrucca al contrario!
Ovidio: Ars amatoria
Einaudi, Torino - 1969
catalogazione: biblioteca di Paola
sabato 19 dicembre 2009
ossa che parlano
"Al loro primo colloquio lui la ricevette nel salone rivestito di boiserie. «Si rende conto, vero, che sono totalmente cieco? Sono cieco da più di vent'anni.» «Sì. Il dottor James me lo ha detto.» Aveva lavorato per un dottore a Londra.
Armitage le tese la mano ma lei non la prese subito. Non era sua abitudine stringere la mano alla gente; ora, come sempre, quando cedette voltò la testa dall'altra parte. Lui le tenne la mano a lungo e Mrs. Johnson comprese che le stava tastando le ossa. Aveva sentito dire che così fanno i ciechi, e trattenne il respiro, come per impedire che le sue ossa o la sua pelle rivelassero qualcosa di lei. Ma sentì la propria mano asciutta prender vita e la ritrasse. Fu sorpresa che, al contatto, il nervosismo fosse sparito."
Victor Sawdon Pritchett: Amore cieco
Adelphi, Milano - 1998
traduzione di Paolo Dilonardo
pag. 16
Armitage le tese la mano ma lei non la prese subito. Non era sua abitudine stringere la mano alla gente; ora, come sempre, quando cedette voltò la testa dall'altra parte. Lui le tenne la mano a lungo e Mrs. Johnson comprese che le stava tastando le ossa. Aveva sentito dire che così fanno i ciechi, e trattenne il respiro, come per impedire che le sue ossa o la sua pelle rivelassero qualcosa di lei. Ma sentì la propria mano asciutta prender vita e la ritrasse. Fu sorpresa che, al contatto, il nervosismo fosse sparito."
Victor Sawdon Pritchett: Amore cieco
Adelphi, Milano - 1998
traduzione di Paolo Dilonardo
pag. 16
venerdì 18 dicembre 2009
il caso Leroy
"È tornata a casa dal bar. Mi ha visto, truccato come lei, con indosso il baby doll bianco che Jackson le ha comprato da Victoria's Secret, in piedi su una sedia pieghevole di metallo rossa, che lavavo le mutandine bianche intonate sporche di sangue. È andata a cercare Jackson e l'ha trovato addormentato sul letto, accanto ad una macchia umida e rossa sul copriletto bitorzoluto che ci siamo presi all'Holiday Inn. Ha strillato così forte che anche Jackson si è svegliato urlando. Gli ha urlato contro per averle messo le corna. Gli ha urlato contro per essersi scopato quella maledetta puttanella [di suo figlio] alle spalle. Gli ha urlato contro per avermi lasciato mettere le cose speciali che aveva comprato per lei da Victoria's Secret e che adesso sono rovinate!
Ha visto che avevo rovinato tutto, e stavolta cazzo mi avrebbe ammazzato.
Ma ci sono cose peggiori che finire ammazzati."
J.T.Leroy: Ingannevole è il cuore più di ogni cosa
Fazi editore, Roma - 2002
traduzione di Martina Testa
pag. 143
Ha visto che avevo rovinato tutto, e stavolta cazzo mi avrebbe ammazzato.
Ma ci sono cose peggiori che finire ammazzati."
Fazi editore, Roma - 2002
traduzione di Martina Testa
pag. 143
giovedì 17 dicembre 2009
24 ore di orrore per Katherine
"Soffriva di due mali opposti: il male della tenebra e il male della luce. Quasi ogni sera, quando erano le undici e l'oscurità lambiva le cieche finestre, cominciava ad augurarsi che fossero le undici del giorno dopo. Camminava su e giù per la camera, guardava il letto, guardava nello specchio, spaventata da quella ragazza con gli occhi febbrili, si domandava se la candela le sarebbe bastata fino alla luce, e poi si sedeva fissando il tappeto - così a lungo, che soltanto per caso rialzava gli occhi. Si stendeva tra le coperte, mentre Ida Baker dormiva su un sofà nella stanza per proteggerla dall'orrore del buio; e la mattina le pareva di essere stata sferzata attraverso cento letti senza aver trovato dove acciambellarsi. Se la tenebra era l'orrore, anche la luce poteva esserle nemica. La luce brutale entrava dalle finestre, la feriva, l'accecava, la raggiungeva in ogni angolo, come se in tutto il mondo posseduto dal sole non ci fosse luogo dove nascondersi."
Pietro Citati: Vita breve di Katherine Mansfield
Rizzoli, Milano - 1980
pag. 64
Pietro Citati: Vita breve di Katherine Mansfield
Rizzoli, Milano - 1980
pag. 64
mercoledì 16 dicembre 2009
dio ne scampi dagli evangelisti!
"Di lei è stato detto che cerca di elevare ogni sua nuova passione (per il tennis, per le verdure crude, per Amnesty International) al rango di principio morale valido per la specie, di legge universale, e che questa sua tendenza risulta a volte leggermente seccante."
Joice Carol Oates: Un'educazione sentimentale
edizioni e/o, Roma - 2001
traduzione di Claudia Valeria Letizia
pag. 77
traduzione di Claudia Valeria Letizia
pag. 77
martedì 15 dicembre 2009
com'è bella l'angoscia altrui!
"Non c'è dubbio che esista un'angoscia come consapevolezza, progresso; e una mancanza d'angoscia come reificazione, stasi. Si fanno belli di questo tutti i simpatizzanti e lodatori dell'angoscia, di solito simpatizzanti e lodatori dell'angoscia altrui, i quali sostenendo che le alienazioni consapevoli sono molto meno gravi di quelle inconsapevoli, si augurano l'angoscia e soprattutto la augurano agli altri."
Ottiero Ottieri: L'irrealtà quotidiana
Guanda editore, Parma - 2004-
pg 37
Ottiero Ottieri: L'irrealtà quotidiana
Guanda editore, Parma - 2004-
pg 37
lunedì 14 dicembre 2009
Ernest Renan et Rome
"Renan apparaît comme un médiateur, car il garde des liens constants avec l'Italie, grâce à ses voyages et à sa correspondance. Les critiques des périodiques romains suivent ses publications avec une attention remarquable. Il fait figure de guide intellectuelle, ou plûtot moral. Les Romains discernent, en effet, chez lui un mode de pensée spécifique, avec le quel ils se sentent en accord. Enrico Panzacchi note combien le philosophe est plein de foi dans l'avenir des Italiens. Il ecrit: 'Ernest Renan fut vraiment toute sa vie un ami de l'Italie...'. Il faut dire que c'est une véritable révélation de la poesie, de la couleur, de la religiosité qu'a eprouvé Renan à Rome, en 1849, comme l'expose Abel Lefranc qui lui consacre un essai. Gaspare Vallette déclare même, plus tard: "Renan a vu ce que Taine n'a pas su voir, car il a senti Rome en poète et non en logicien." L'influence considérable du séjour romain, du 28 octobre 1849 au 23 avril 1850, se lit dans les lettres qu'adresse Renan à sa soeur. Ainsi, en novembre 1849: 'Depuis mon séjour à Rome, ma bien-aimée, un immense changement s'est opéré dans toute ma manière de sentir[...]cette ville est une enchanteresse...'"
AAVV: La France et l'Italie - Polémiques et dialogues
Université de Caen - 1988
pag. 37
AAVV: La France et l'Italie - Polémiques et dialogues
Université de Caen - 1988
pag. 37
domenica 13 dicembre 2009
la promessa della sera
"Sono le sette di sera e lui è seduto sul balcone di casa al terzo piano. Guarda il giorno che muore e aspetta: chissà che cosa promette l'ultima luce, che cosa ha in serbo. Ha davanti il cortile deserto con la sua striscia di erba, qualche oleandro, una panchina e un pergolato di buganvillea abbandonato a se stesso. Il cortile finisce con un muro di pietra su cui si delinea il profilo di una porta successivamente murata. Le pietre nel buco della porta sono più chiare, adesso gli sembrano persino un po' meno pesanti delle altre. Oltre il muro si ergono due cipressi. Nella luce della sera, hanno un colore che è nero, non verde. Oltre si dispiegano colline desolate: laggiù c'è il deserto. Laggiù un mulinello grigio s'alza a tratti, freme un istante, si contorce, corre, cala. Torna in qualche altrove."
Amos Oz: Non dire notte
Feltrinelli, Milano - 2007
traduzione di Elena Loewenthal
pag. 7
Amos Oz: Non dire notte
Feltrinelli, Milano - 2007
traduzione di Elena Loewenthal
pag. 7
sabato 12 dicembre 2009
ci stiamo dentro
"Ciò che il narratore scopre nel sud dell'Italia è che questa terra rappresenta oggi la sede della degradazione umana e civile, dove ancora qualcuno e qualcosa riesce a resistere, ma in cui corruzione e delinquenza, assenza dello stato e immondizia sono diventate dimensioni di vita: il rovescio della ricchezza invisibile e che pure c'è. Il rovescio della storia della cosiddetta civiltà occidentale -aggiungo io- che ha sempre mostrato a se stessa e al mondo fede e bellezza, arte e terre fortunate, intraprendenza e rigore, libertà e magnificenza, giuste leggi e saggezza del vivere; occultando lo zoccolo duro di dolore e malvagità, sfruttamento e miseria, pirateria e violenza su cui basava il proprio dominio e la sua supremazia sul mondo. Tutto ciò, ora, qui, nella sua culla e nella sua oasi di rinascenza, è capovolto e ci stiamo dentro, noi."
Armando Gnisci: Il rovescio del gioco
Carucci editore, Roma - 1992
pag. 55
Armando Gnisci: Il rovescio del gioco
Carucci editore, Roma - 1992
pag. 55
venerdì 11 dicembre 2009
c'est évident
"Le linguistes ont généralement traité le genre en termes d'ordre grammatical, immotivé et arbitraire, indépendamment de toute forme d'attribution de valeur. Contre cette position mon intention est de soutenir que, au moins dans le cas du genre, la catégorie grammaticale s'appuie sur une base sémantique, ou, en d'autres termes, qu'elle existe parce qu'elle a une signification qui renvoie à un ordre déterminé, motivé et lié aux bases de notre experience corporelle. Le langage, loin d'être un système puremente abstrait, organisé selon la forme logique d'un code, est, dès sa structure grammaticale, conditionné, sujet à des déterminations d'autre nature. Il inscrit en lui-même certaines dimensions essentielles de notre expèrience, comme la difference sexuelle."
(Patrizia Violi)
Luce Irigaray: Le sexe linguistique
Langages édition Larousse, Paris - 1985
(Patrizia Violi)
Luce Irigaray: Le sexe linguistique
Langages édition Larousse, Paris - 1985
giovedì 10 dicembre 2009
la filosofia dei cèssi secondo Ceronetti
"In fatto di cagòdromi, da filobritannico divento filoturco. Il gabinetto all'inglese ha peggiorato il carattere di questi poveri civilizzati. C'è anche un motivo più profondo per preferire quello alla turca: il suo grandissimo uso esorcistico (Nordafrica, arabi, ebrei d'Oriente)."
Guido Ceronetti: Pensieri del tè
Adelphi, Milano - 1987
pag. 76
Guido Ceronetti: Pensieri del tè
Adelphi, Milano - 1987
pag. 76
mercoledì 9 dicembre 2009
sottotitolo: "danza obbligata con la morte"
"Il tempo non passava mai. Qualcuno giocava con gli orologi, e non solo con gli orologi elettrici ma anche con quelli a carica. La seconda lancetta del mio orologio ebbe uno scatto, e passò un anno, e poi ebbe un altro scatto. Non potevo farci nulla. Come abitante della terra dovevo credere a tutto quello che dicevano gli orologi e i calendari."
Kurt Vonnegut, jr.: Mattatoio n. 5 o la crociata dei bambini
Oscar Mondadori, Milano - 1989
traduzione di Luigi Brioschi
pag. 37
Kurt Vonnegut, jr.: Mattatoio n. 5 o la crociata dei bambini
Oscar Mondadori, Milano - 1989
traduzione di Luigi Brioschi
pag. 37
martedì 8 dicembre 2009
aprite le finestre
"Tutta d'un tratto arrivò quell'anno la primavera. Nelle stanze ristagnavano ancora il freddo e l'umida penombra dei giorni d'inverno. Si aprivano le finestre. Le case facevano pensare a sepolcri arieggiati e le persone che si affacciavano alle finestre a gialli, amichevoli cadaveri. Il suono dei risorti organetti che tutt'a un tratto passavano a frotte di cortile in cortile, come se fossero arrivati dal sud assieme agli uccelli migratori, accresceva anche negli scettici la voglia di vivere. Sempre più frequenti si facevano le manifestazioni di piazza dei radicali.
Le fedi politiche sbocciavano nel fulgore amico del giovane sole e sotto la feconda pioggia primaverile delle notti miti dolcemente velate."
Joseph Roth: Destra e sinistra
Adelphi, Milano - 1991
traduzione di Elisabetta dell'Anna Ciancia
pag. 111
Le fedi politiche sbocciavano nel fulgore amico del giovane sole e sotto la feconda pioggia primaverile delle notti miti dolcemente velate."
Joseph Roth: Destra e sinistra
Adelphi, Milano - 1991
traduzione di Elisabetta dell'Anna Ciancia
pag. 111
lunedì 7 dicembre 2009
una saggezza virile
"Le due sorelle erano estremamente diverse, sebbene ciascuna avesse avuto da ragazza i suoi corteggiatori. Scorreva nelle vene di Lady Bothwell un po' del sangue dell'antico lignaggio di King's Copland. Era audace, ma non temeraria; ambiziosa e desiderosa di elevare la sua casata e la sua famiglia. Fu, come è stato detto, un considerevole sprone per mio nonno che, d'altro canto, era un uomo pigro; il quale, però, a meno che non fossero calunnie, si trovò coinvolto a causa dei consigli di sua moglie in alcune faccende politiche che sarebbe stato più saggio lasciar perdere. Era tuttavia una donna di alti principi e possedeva una saggezza virile, come testimoniano alcune delle sue lettere che ho ancora nel mio stipo a muro."
Walter Scott: Il racconto dello specchio misterioso
L'Unità/Theoria, Roma - 1994
traduzione di Daniela Ruotolo
pagg. 34-35
catalogazione: una delle librerie in soggiorno
Walter Scott: Il racconto dello specchio misterioso
L'Unità/Theoria, Roma - 1994
traduzione di Daniela Ruotolo
pagg. 34-35
catalogazione: una delle librerie in soggiorno
domenica 6 dicembre 2009
sabato 5 dicembre 2009
imparare a sfidare i propri limiti
"POSIZIONI CAPOVOLTE
L'apprensione è l'ostacolo maggiore che l'allievo deve affrontare durante l'esecuzione di queste asana. Essendo molto impegnative, è necessario sfruttare al massimo le potenzialità del corpo, ma senza farsi male. È così che si impara a 'sfidare i propri limiti'. In tutte le posizioni presentate nelle pagine che seguono è fondamentale muoversi con attenzione e mantenere la concentrazione."
Kia Meaux: Yoga dinamico
Tecniche Nuove, Milano - 2004
traduzione di Silvia Punzo
pag. 131
catalogazione: una delle librerie in soggiorno
L'apprensione è l'ostacolo maggiore che l'allievo deve affrontare durante l'esecuzione di queste asana. Essendo molto impegnative, è necessario sfruttare al massimo le potenzialità del corpo, ma senza farsi male. È così che si impara a 'sfidare i propri limiti'. In tutte le posizioni presentate nelle pagine che seguono è fondamentale muoversi con attenzione e mantenere la concentrazione."
Kia Meaux: Yoga dinamico
Tecniche Nuove, Milano - 2004
traduzione di Silvia Punzo
pag. 131
catalogazione: una delle librerie in soggiorno
venerdì 4 dicembre 2009
una pace sfilacciata
"Henri-Maximilien Ligre poursuivait par petites étapes sa route vers Paris.
Des querelles opposant le Roi à l'Empereur, il ignorait tout. Il savait seulement que la paix vieille de quelques mois s'effilochait déjà comme un vêtement trop longtemps porté. "
Marguerite Yourcenar: L'Œuvre au Noir
Éditions Gallimard, Paris - 1968
pag. 11 (incipit)
catalogazione: una delle librerie in soggiorno
Des querelles opposant le Roi à l'Empereur, il ignorait tout. Il savait seulement que la paix vieille de quelques mois s'effilochait déjà comme un vêtement trop longtemps porté. "
Marguerite Yourcenar: L'Œuvre au Noir
Éditions Gallimard, Paris - 1968
pag. 11 (incipit)
catalogazione: una delle librerie in soggiorno
giovedì 3 dicembre 2009
Alfred si è cacciato nei guai
"Il signor Carr non nascose un certo imbarazzo di fronte alla risolutezza e alla semplicità della donna, e non seppe cosa aggiungere, così fu lei a chiedere,—Alfred si è cacciato nei guai?
—Sì. Ruba in negozio. L'ho pescato con le mani nel sacco. Piccole cose come portacipria, dentifricio e rossetti. Roba che può smerciare facilmente,—disse il padrone.
Mentre ascoltava, la signora Higgins di tanto in tanto guardava Alfred annuendo con tristezza e quando Sam Carr ebbe finito, disse gravemente:—È così, Alfred?
—Sì.
—Perché lo fai?
—Mi servono soldi, credo.
—Per cosa?
—Per andarmene in giro con gli altri, credo,—disse Alfred."
Morley Callaghan: Aprile è arrivato
Editoriale La Repubblica, Roma - 1997
traduzione di Giovanna Albio
pagg. 15-16
catalogazione: libreria sotto la finestra
—Sì. Ruba in negozio. L'ho pescato con le mani nel sacco. Piccole cose come portacipria, dentifricio e rossetti. Roba che può smerciare facilmente,—disse il padrone.
Mentre ascoltava, la signora Higgins di tanto in tanto guardava Alfred annuendo con tristezza e quando Sam Carr ebbe finito, disse gravemente:—È così, Alfred?
—Sì.
—Perché lo fai?
—Mi servono soldi, credo.
—Per cosa?
—Per andarmene in giro con gli altri, credo,—disse Alfred."
Morley Callaghan: Aprile è arrivato
Editoriale La Repubblica, Roma - 1997
traduzione di Giovanna Albio
pagg. 15-16
catalogazione: libreria sotto la finestra
mercoledì 2 dicembre 2009
quello sì che è un cane, credi a me!
"«Se entri nella prima stanza vedrai in mezzo al pavimento un cassone con sopra seduto un cane: i suoi occhi sono grandi come tazze da tè, ma non dovrai badarci. Ti darò il mio grembiule a quadretti bianchi e turchini da stender sul pavimento. Avanza poi rapidamente verso il cane, afferralo, posalo sul grembiule steso, apri la cassa e prendi tutti i soldi che vuoi. Sono tutti di rame, ma se li preferisci d'argento non hai che da andare nell'altra stanza. Lì c'è un cane dagli occhi grandi come macine da mulino, ma non badarci, posalo sul mio grembiule e prendi fuori quel che vuoi! Se preferisci invece dell'oro, nella terza stanza puoi averne quanto ne puoi portare. Il cane che sta accovacciato sul cassone delle monete d'oro ha due occhi grandi come la Torre Rotonda di Copenaghen: quello sì che è un cane, credi a me! Ma non ci devi badare affatto: posalo pure sul mio grembiule e non ti farà nulla, e tu potrai togliere dal cassone quanto oro vuoi.»
«Non andrebbe male!», disse il soldato. «Ma io che cosa dovrò darti, vecchia strega? Perché qualcosa vorrai pure che ti porti, questo è certo.»"
Hans Christian Andersen: Fiabe
Giulio Einaudi editore, Torino - 1954
traduzione di Alda Manghi e Marcella Rinaldi
illustrate da bambini di tutto il mondo
pagg. 3-4
catalogazione: libreria di fronte al divano
«Non andrebbe male!», disse il soldato. «Ma io che cosa dovrò darti, vecchia strega? Perché qualcosa vorrai pure che ti porti, questo è certo.»"
Hans Christian Andersen: Fiabe
Giulio Einaudi editore, Torino - 1954
traduzione di Alda Manghi e Marcella Rinaldi
illustrate da bambini di tutto il mondo
pagg. 3-4
catalogazione: libreria di fronte al divano
categorie
libri degli ospiti,
narrativa del resto del mondo
martedì 1 dicembre 2009
the importance of a good foundation
"Every builder knows how important it is to have a good foundation. In shooting accurately it is important to have a good base of support that allows the upper body to maintain T-alignment. Beginning archers often think that taking a stance is so simple that it is not important to check it carefully. Yet, many deviations from T-alignment can be traced back to the stance."
Kathleen M. Haywood, Catherine F. Lewis: Archery - Steps to success
Leisure Press, Champaign (IL) - 1989
pag. 91
catalogazione: libreria in ingresso
Kathleen M. Haywood, Catherine F. Lewis: Archery - Steps to success
Leisure Press, Champaign (IL) - 1989
pag. 91
catalogazione: libreria in ingresso
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