“'Vivere è una faccenda molto pericolosa', dice ripetutamente il jagunço Riobaldo di Grande Sertão di João Guimarães Rosa; e lo si scopre tutti, e non solo per gli inevitabili inciampi nelle insidie, nei trappoloni biologici e storici, più e più volte. Anche i bambini. Malattie, sbucciature, ferite, schiaffi, sgridate, maniglie irraggiungibili, silenzi; e poi il buio, la pioggia, l’arrivo di un fratello che si ruba la mamma; e la biglia caduta nella grata, l’amico che non viene, le figurine perse, la paura, le strade impraticabili, minacce di vicini, amici che ti 'staccano la pace', parole inascoltate, solitudini, complicità negate. La congiura di natura e cultura comincia molto presto e non si ferma più. E non c’è solo questo. Anche il 'bene', il gioioso del vivere, il 'pieno' del sentire e del godere contiene i suoi bei rischi, le sue insidie: l’immane difficoltà di capire e sapere come vivere. Dal ripetuto, insistito richiamo all’imparare a vivere, non è difficile essere storditi e sentirsi spossati; si cerca allora un’ombra, ci si mette a sedere, e si sente più nulla."
Giuseppe Pontremoli: Elogio delle azioni spregevoli
L’ancora del Mediterraneo, Napoli - 2004
pag. 19
catalogazione: libreria di Angelica
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