martedì 25 maggio 2010

le guardie lo sanno sempre...

"L'AMATO NIPOTE
dialogo

A.: C'era una volta uno zio e un nipote.
B.: Quale era lo zio?
A.: Come, quale? Quello più grosso, no?
B.: Perché, sono grossi gli zii?
A.: Spesso.
B.: Eppure mio zio non è grosso.
A.: Tuo zio non è grosso perché è un artista.
B.: Come mai non sono grossi gli artisti?
A.: Bada che se continui a interrompermi, non ti racconto più la storia.
B.: No, no, non t'interrompo più.
A.: Dunque. C'era una volta uno zio e un nipote. Lo zio era ricco, ma così ricco...
B.: Quanti soldi aveva?
A.: Diciassettemila miliardi di rendita, e poi palazzi, terreni, automobili...
B.: Di che marca?
A.: Di tutte le marche. E poi navi...
B.: Quante?
A.: Quattordici.
B.: Non aveva nessun veliero?
A.: Sì. Cinque.
B.: E il nipote non andava mai sui velieri?
A.: Smettila o non ti racconto più niente.
B.: Scusa, non t'interrompo più.
A.: Il nipote, invece, non aveva una lira e la cosa gli dispiaceva enormemente...
B.: Perché lo zio non gli dava un po' di soldi?
A.: Perché lo zio era un vecchio avaro e voleva tenerseli tutti per sé. Ma poiché il nipote era il suo unico erede...
B.: Cos'è un erede?
A.: È uno che ti prende i soldi, i mobili e tutto quello che hai, quando sei morto.
B.: Allora perché il nipote non ammazzava lo zio?
A.: Non ammazzava lo zio perché non si deve ammazzare lo zio, per nessun motivo, nemmeno per ereditare.
B.: Perché non si deve ammazzare lo zio?
A.: Perché ci sono le guardie.
B.: Ma se le guardie non lo sanno?
A.: Le guardie lo sanno sempre, le informano i portieri. Comunque, adesso sentirai come il nipote è stato furbo. Egli aveva notato che lo zio, dopo ogni pasto, diventava rosso.
B.: Si ubriacava.
A.: No, era così di costituzione. Era apoplettico.
B.: Cos'è apoplettico?
A.: Apoplettico è una persona alla quale il sangue va alla testa e che può morire a causa di una forte emozione.
B.: Io sono apoplettico?
A.: No, tu sei di natura diversa. - Allora il nipote aveva notato che soprattutto le storielle spiritose facevano star male lo zio: una volta aveva perfino rischiato di morire per una risata prolungata.
B.: Il ridere può far morire?
A.: Sì, quando si è apoplettici. Un bel giorno, ecco il nipote che arriva dallo zio, giusto al momento in cui egli si alza da tavola. Raramente aveva mangiato così di gusto. Era rosso come un tacchino e soffiava come una foca...
B.: Come le foche del giardino zoologico?
A.: Già. - Il nipote pensa: 'Ecco il momento giusto' e si mette a raccontare una storia buffa, ma così buffa...
B.: Me la racconti?
A.: Aspetta un momento, te la racconterò alla fine. - Lo zio ascoltava la storia e rideva, rideva da torcersi, tanto che era morto dal ridere prima che la storia fosse terminata.
B.: E che storia gli aveva raccontato?
A.: Un minuto di pazienza. Così, quando lo zio è morto, lo hanno seppellito e il nipote ha ereditato.
B.: E ha preso anche i velieri?
A.: Ha preso tutto: era il solo erede.
B.: Ma che storia aveva raccontato, a suo zio?
A.: La storia dello zio e del nipote. Quella che ho finito di raccontarti proprio adesso."

Alphonse Allais: Teatrino
Stampa Alternativa, Roma - 1992
traduzione di Manlio Vergoz
pagg. 3-6

catalogazione: libreria sotto la finestra
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