"Affamato e inferocito, sapevo che nulla al mondo mi avrebbe costretto al suicidio. Proprio in quel periodo avevo cominciato a capire l'essenza del grande istinto di conservazione, la qualità di cui l'uomo è in sommo grado dotato. Vedevo i nostri cavalli sfiancarsi e morire -non posso esprimermi in altro modo, utilizzare altre parole. I cavalli non si distinguevano in nulla dagli uomini. Morivano a causa del Nord, del lavoro troppo gravoso, del cibo cattivo, delle botte - e anche se subivano tutto ciò in misura mille volte inferiore rispetto agli esseri umani, i cavalli morivano prima. E capii la cosa più importante: che l'uomo è diventato uomo non perché è una creatura di Dio, né perché nelle mani ha quella cosa straordinaria che è il pollice. Ma perché è fisicamente più forte, più resistente di tutti gli altri animali, e poi perché in seguito ha saputo costringere il proprio spirito a seguire con successo il corpo."
Varlam Tichonovič Šalamov: I racconti della Kolyma
Adelphi edizioni, Milano - 2009
traduzione di Marco Binni
pag. 37
catalogazione: la libreria di Paola
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