"Uscirono da quella astratta stazione nell'aperta, rincuorante campagna, sotto un bianco cielo già invernale. Il mare apparve improvviso e stupefacente, una levigatissima superficie cromata, quasi senza linea di demarcazione dal cielo affine, ma, così sconfinato e agermanico, invasò Johnny del desiderio, esplosivo nella sua insfogabilità, di trovarsi fuori di quel treno, lungo quella spiaggia lunare. L'impossibilità cavava dal suo corpo essiccato lacrime rade e lentissime, con una estrazione mineraria, atroce. Nel vagone erano nati e crescevano lamenti e preghiere, insulti e bestemmie, per lo spazio, per la pressione, per l'egoismo, per la caduta di qualcuno fra e sotto i piedi di molti. Cominciò la sfilza delle gallerie, tra l'una e l'altra il mare saettava come una baionettata; dopo il frastuono del treno nel tunnel, nei tratti apreti riprendeva l'alterco generale, sbavagliato."
Beppe Fenoglio: Primavera di bellezza
Aldo Garzanti editore, Milano - 1969
pagg. 161-163
catalogazione: libreria di fianco al divano
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