"Sono le sette di sera e lui è seduto sul balcone di casa al terzo piano. Guarda il giorno che muore e aspetta: chissà che cosa promette l'ultima luce, che cosa ha in serbo. Ha davanti il cortile deserto con la sua striscia di erba, qualche oleandro, una panchina e un pergolato di buganvillea abbandonato a se stesso. Il cortile finisce con un muro di pietra su cui si delinea il profilo di una porta successivamente murata. Le pietre nel buco della porta sono più chiare, adesso gli sembrano persino un po' meno pesanti delle altre. Oltre il muro si ergono due cipressi. Nella luce della sera, hanno un colore che è nero, non verde. Oltre si dispiegano colline desolate: laggiù c'è il deserto. Laggiù un mulinello grigio s'alza a tratti, freme un istante, si contorce, corre, cala. Torna in qualche altrove."
Amos Oz: Non dire notte
Feltrinelli, Milano - 2007
traduzione di Elena Loewenthal
pag. 7
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