Pero las hay que se suicidan y se entregan enseguida, brotan en el marco y ahí mismo se tiran; me parece ver la vibración del salto, sus piernitas desprendiéndose y el grito que las emborracha en esa nada del caer y aniquilarse. Tristes gotas, redondas inocentes gotas. Adiós gotas. Adiós."
"Non so come dire, guarda, è terribile questa pioggia. Piove continuamente, fuori fitto e grigio, qui contro i vetri del balcone a goccioloni grevi e duri, che fanno plaf e si spiaccicano come schiaffi uno dopo l’altro, che noia. Ecco una gocciolina alta sul riquadro della finestra, vibra un attimo contro il cielo che la scheggia in mille luccichii spenti, cresce si ingrossa barcolla, cadrà non cadrà, non è ancora caduta. Si afferra con tutte le unghie, non vuole cadere e si vede che si aggrappa con i denti mentre le si gonfia la pancia, è ormai una gocciolona che pende maestosa e, di colpo, zup giù, plaf, disfatta, niente, una viscosità sul marmo.
Ma ci sono quelle che si suicidano e si abbandonano subito, spuntano sul riquadro e di lì si gettano giù; mi pare di vedere la vibrazione del salto, le loro gambette che si staccano e il grido che le ubriaca nel nulla della caduta e dell’anichilimento. Tristi gocce, rotonde innocenti gocce. Addio gocce. Addio."
Julio Cortázar: Storie di cronopios e di famas
Giulio Einaudi editore, Torino - 2005
traduzione di Flaviarosa Nicoletti Rossini
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