"L'intelligenza è allegria. E regala a chi l'esercita un senso pieno di felicità quanto più sembra liberarsi da un fondo di antica malinconia, come avveniva in Galiani. Nell'accensione delle idee, nell'esercizio dell'ironia e nelle improvvise trovate, essa riusciva a scattare, come in un sistema d'elettricità. Teneva conto degli 'altri', di un'idea, di un sentimento, di tutta una società che può concentrarsi in una sola persona: come fu per Galiani Madame d'Épiné. E non c'è da meravigliarsi se gli studiosi del nostro abate, più che per qualsiasi altro scrittore dell'epoca, abbiano tanto parlato dei suoi amici.
È una società, quella cui si rivolge Galiani, che ha i suoi straordinari esemplari. È la società francese, e non ha niente a che fare con la napoletana, che provoca in lui di solito aperta avversione. In quella società, i solitari, i misantropi, erano per fortuna lontani o già sotterrati. Ed egli faceva bene la parte di un 'anti-misantropo', quasi di un anti-Rousseau, Rousseau il quale spingeva al massimo quella grande arte di dispiacere che hanno soltanto i rivoluzionari. Ed era anche uno straniero. Ma è spesso una società diversa (in questo caso quella francese) che opera, come per una legge d'innesti e di trapianti, la capacità di far nascere nello straniero che vi vive, una qualità rara di esprit, come per certi vini. E i Goncourt osservavano che nulla esisteva di più incantevole che 'l'esprit français des étrangers', lo spirito di Galiani, del principe di Ligne, di Enrico Heine."
Giovanni Macchia: La caduta della luna
Arnoldo Mondadori editore, Milano - 1973
pagg. 99-100
catalogazione: una delle librerie in soggiorno
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