Louis-Férdinand Céline: Rigodon
Aldo Garzanti editore, Milano - 1974
traduzione di Ginevra Bompiani
pag. 178
catalogazione: libreria di fronte al divano
"Genere ed esemplare stanno l'uno di fronte all'altro. Il genere si riproduce e il suo prodotto è un singolo, l'esemplare. Il singolo accresce la sua esistenza appagando il suo desiderio dell'altro sesso. Ma proprio in questo si manifesta il potere del genere il quale, nel mentre si riproduce, si inabissa in questo svolgimento, d'un tratto o gradatamente, e in questo modo procede all'infinito. L'universale, che vuole imporsi, lo fa a spese dell'individuo e si mostra come il fine sovrastante, il cui mezzo è il singolo; ciò che viene prodotto è tuttavia solo un esemplare, che deve di nuovo diventare mezzo, e così di nuovo all'infinito. Il singolo d'altra parte cerca d'impossessarsi dell'universale in quanto si serve del genere per soddisfare il suo piacere."
"Un changement singulier avait eu lieu dans l'atmosphère; de vagues teintes roses se mêlaient, par dégradations violettes, aux lueurs azurées de la lune; le ciel s'éclaircissait sur les bords; on eût dit que le jour allait paraître. Octavien tira sa montre; elle marquait minuit. Craignant qu'elle ne fût arrêtée, il poussa le ressort de la répétition; la sonnerie tinta douze fois: il était bien minuit, et cependant la clarté allait toujours augmentant, la lune se fondait dans l'azur de plus en plus lumineux; le soleil se levait."
"Credo avervi già detto, signori, che mia madre teneva in serbo un fidanzato per questa seconda figlia di Kharlof. Era uno dei nostri più poveri vicini, un maggiore in ritiro, certo Gavrilo Gitkof, uomo già maturo e, come diceva anche lui, non senza orgoglio 'battuto e rotto'.
"Purtroppo va detto che in generale la sfera emotiva non gode molto credito nella nostra cultura, anche se è sempre avventato contrapporre una presunta, monolitica 'cultura occidentale' a una presunta, monolitica 'cultura orientale', come fanno spesso i sostenitori delle culture 'altre', che per potersi permettere questa semplicistica operazione evitano accuratamente di leggere la storia della nostra cultura nell'unica maniera corretta, e cioè come un lungo e non mai risolto conflitto tra istanze opposte. Limitiamoci a constatare, nella nostra cultura, la difficoltà di un rapporto fiducioso con le emozioni, e la ricorrente tentazione di metterle al bando come 'nemiche dell'ordine costituito'. C'è chi parla di 'rimozione', ma forse la parola più corretta è 'repressione'. È in ogni caso un'operazione tutt'altro che riuscita; e lo sanno bene gli stessi detentori del potere, che proprio sulle emozioni fanno leva, sia per procacciarsi il consenso sia per scoraggiare il dissenso."